Disney torna in Polinesia con Oceania. Principesse coraggiose (senza principi).
Arriva questo mese sul mercato home-video Oceania, uscito nelle sale italiane il 22 dicembre. Il film dell’acclamata coppia di registi Ron Clements e John Musker (La Sirenetta, Aladdin) ha guadagnato due nomination agli Oscar 2017: una per il Miglior Film di Animazione e l’altra per la canzone originale How far I’ll go.
>> Oceania porta avanti la strada intrapresa da Disney nel 2012 con Ribelle – The Brave e proseguita con successo da Frozen – Il regno di ghiaccio: siamo di fronte a una nuova generazione di principesse che non necessitano di essere salvate da principi in calzamaglia, giovani donne artefici del proprio destino, orgogliose e in grado di superare gli schemi impostati da società e famiglia per costruire la propria felicità.
Oceania è arrivato in Italia annunciato dalla querelle sul titolo originale: Moana, che nelle lingue polinesiane (hawaiano e maori) significa “oceano” e “blu”. Disney, già impossibilitata a usare il nome “Moana” in Europa per via del copyright detenuto da un’azienda di cosmetici, ha evitato così l’associazione con il nome d’arte dell’iconica pornostar italiana Moana Pozzi.
Oceania è il secondo film Disney con ambientazione polinesiana dopo Lilo & Stitch, il primo con una principessa protagonista – «se indossi un vestito e hai un animaletto aiutante al tuo fianco, allora sei una principessa!» dirà il semidio Maui a Oceania, durante la loro traversata. La piccola protagonista cresce sull’isola lavica di Motu Nui, un paradiso lussureggiante e privilegiato, protetto da una barriera corallina.
Gli abitanti dell’isola sono felici e autosufficienti, vivono di condivisione, pesca e agricoltura – «consider the coconuts!», verso della canzone cantata dagli abitanti di Motu Nui è ormai un meme online – l’unica regola è non attraversare mai la barriera corallina per solcare i pericolosi flutti del mare aperto.
Oceania è cresciuta dai genitori per diventare il capo di questa comunità ma quando uno strano morbo raggiunge l’isola, mettendo a repentaglio il suo sostentamento, capisce che il richiamo, ricevuto sin da piccola dall’Oceano, può essere la chiave per scongiurare la minaccia. S’imbarca così per trovare l’enorme semidio del mare e del vento Maui (interpretato in maniera assai brillante da Dwayne Johnson) con il quale restituire il cuore di Te Fiti, la divinità in grado di donare la vita, artefice della straordinaria bellezza delle isole polinesiane.
>> Oceania è una visione meravigliosa, ogni fotogramma regala immagini dai colori mozzafiato, che sia l’isola di Motu Nui piuttosto che il regno subacqueo dei mostri, fino alle frange di lava del pericoloso Te Ka, lo stupore è garantito. La giovane protagonista, per la sua fisicità – lontana dalle fragili e svenevoli principesse classiche sempre in cerca di un cuscino su cui poggiarsi – per il coraggio e la capacità di riconoscere la propria natura senza pregiudizi, è una vera novità in casa Disney ed è bello che siano proprio Ron Clements e John Musker, noti per la verve avventuriera e reboante delle loro pellicole, a raccontarne la storia.
In quell’adorabile scavezzacollo di Maui e nei suoi tatuaggi animati riconosciamo alcune note divertenti mutuate da Hercules per non parlare poi del granchio Tamatoa, che con la sua cattiveria in salsa glam (un delizioso omaggio allo scomparso David Bowie) e i suoi tatuaggi fluorescenti, degni di un video di Kanye West, ci fa dimenticare l’adorabile Sebastian de La Sirenetta. E ancora i kakamora, la tribù di cocchi-pirati con il quale Clements e Musker omaggiano Mad Max: Fury Road.
In definitiva Oceania sarà ricordato come uno dei più divertenti racconti picareschi nella linea dei classici Disney. Una splendida avventura in cui Melville e Conrad incontrano l’immaginario da musical Disney, costruito attraverso il lavoro del geniale Lin-Manuel Miranda, che pare abbia scritto le musiche di Oceania durante le rappresentazioni a Broadway del suo fortunato musical Hamilton.