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L’Adorazione dei Magi di Leonardo (fresca di restauro) agli Uffizi

Firenze. Dopo 5 anni e mezzo di lavori che gli hanno restituito i colori e ripristinato le parti danneggiate, l’Adorazione dei Magi (1481-1482) di Leonardo, realizzata per i monaci di San Donato a Scopeto, torna ad essere esposta agli Uffizi. Nei laboratori dell’Opificio delle pietre dure, il dipinto è stato sottoposto prima a una complessa serie di indagini diagnostiche e poi a un lungo restauro, reso possibile grazie a un contributo degli Amici degli Uffizi. Per celebrare il ritorno del capolavoro leonardesco, il museo fiorentino ha organizzato una mostra – “Il cosmo magico di Leonardo da Vinci: l’Adorazione dei Magi restaurata” – visitabile dal 28 marzo fino al 24 settembre 2017 negli ambienti al primo piano e curata dal direttore Eike Schmidt insieme a Marco Ciatti e Cecilia Frosinini dell’Opificio. Un’occasione per approfondire le dinamiche di un restauro fuori dall’ordinario che, oltre ad aver risolto alcuni problemi conservativi, ha consentito di recuperare tonalità cromatiche inaspettate e la piena leggibilità dell’opera, ricchissima di dettagli affascinanti che aprono nuove prospettive sul suo significato iconografico.

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Insieme alla tavola di Leonardo, è esposta in un ambiente adiacente anche la versione dell’Adorazione di Filippino Lippi del 1496, commissionata all’ artista pratese dai monaci di san Donato una volta certi dell’inadempienza di Leonardo il quale, dopo aver iniziato la tavola, nel 1482 partì per Milano lasciandola incompleta.

Filippo-Lippi-Adorazione-dei-Magi-1496-Galleria-degli-Uffizi-Firenze
Filippo-Lippi-Adorazione-dei-Magi-1496-Galleria-degli-Uffizi-Firenze

Il restauro del capolavoro di Leonardo è stato seguito dalle mani sapienti di un team di cinque restauratori guidati da Roberto Bellucci e Patrizia Riitano, sotto la supervisione di Cecilia Frosinini e del responsabile dell’Opificio, Marco Ciatti. Il percorso della mostra costruita intorno all’ Adorazione offre alla visione del pubblico anche una raffigurazione a grandezza naturale di come il capolavoro appariva prima del restauro: un video testimonia tutte le fasi dell’intervento e uno studio visivo delle indagini diagnostiche effettuate sul dipinto con apparecchi all’avanguardia. Al termine della mostra, a settembre, ha annunciato il direttore Schmidt, l’opera sarà spostata nella nuova sala di Leonardo, al secondo piano, insieme agli altri tesori leonardeschi degli Uffizi, il Battesimo di Cristo e l’ Annunciazione. “Ne sarà il fulcro e l’ospite d’onore”, ha detto Schmidt.

Il restauro ha svelato come il dipinto possa essere stato, in pratica, la “tavola preparatoria” di elementi chiave contenuti in altri grandi capolavori dell’artista toscano, come la perduta Battaglia di Anghiari, il San Girolamo (oggi nei musei Vaticani) e persino la Vergine delle Rocce. Ne è convinto Ciatti, supervisore generale dell’intervento condotto all’Opificio. “Grazie al lavoro che abbiamo condotto sono emersi dettagli e particolari prima impercettibili, che ci hanno consentito di comprendere molto di più delle tecniche di lavoro di Leonardo – ha spiegato -. Una delle scoperte più importanti che abbiamo potuto fare, oltre al fatto che Leonardo ha effettuato gli studi di prospettiva direttamente sull’opera con incisioni impercettibili e non su carte, è stata il fatto che in questo dipinto, che porta la data del 1481, abbia effettuato sperimentazioni che poi ritroviamo, in forma più compiuta, in altri suoi capolavori. La zuffa di cavalieri che appare sullo sfondo ricorda molto di quanto sappiamo della Battaglia di Anghiari; vicino alla Vergine collocata al centro troviamo la testa di un vecchio che fa pensare senz’altro ad una sorta di studio del suo San Girolamo. Ed anche i riflessi d’acqua, visibili, con un pò di attenzione sotto i piedi di Maria, evocano l’effetto visivo che comparirà, con maggiore forza nella Vergine delle Rocce.

Informazioni utili

L’ADORAZIONE DEI MAGI DI LEONARDO (DOPO IL RESTAURO) AGLI UFFIZI

Indirizzo: Piazzale degli Uffizi, 6, 50122 Firenze

Telefono: 055 23885

Sito WEB: www.uffizi.org/it/

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  • Il “non finito” è la caratteristica del genio. Come il “non luogo”, il “non nome”, ecc… L’astuto Ulisse crea un “non nome”, Nessuno, per ingannare Polifemo, e un “non luogo”, il cavallo di legno, per ingannare i troiani. Queste entità frutto di processi ricorsivi, inclusivi, speculari sono state usate anche da Gesù e Michelangelo. Quest’ultimo nella scultura diede origine al termine. L’Adorazione è un non finito e non un opera incompleta, perché l’autore si ritrasse sul bordo destro (per chi guarda), mentre si dirigeva a Milano. Si rappresentò mentre usciva dal quadro, lasciandolo incompiuto . Cfr. Ebook/Kindle. Leonardo e Michelangelo: vita e opere.

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