La nuova Grandezza di Milano non è solo un segnale per l’Italia. E forse non è un caso che tutto parte dall’arte e dalla cultura. Ha cominciato il New York Times, riconoscendone il ruolo centrale, quando scrisse che «era finalmente tornata a essere città importante sulla mappa dell’arte contemporanea» e ha continuato il Financial Times promuovendola addirittura come «culla delle start up», con Assolombarda che ha calcolato in tutta la regione la nascita negli ultimi 8 anni di quindicimila nuove imprese ad «alta densità di conoscenza».
Alla fine ha ragione l’assessore Filippo del Corno a sottolineare che la metropoli del Duomo «si è riaffermata come centro di cultura internazionale, cassa di amplificazione di tante eccellenze che si trovano già in città». Per certi versi sembra davvero di essere tornati ai tempi della Milano da bere, senza la cappa asfissiante del craxismo che ne soffocava in parte la linfa vitale. Ma con la crisi quasi irreversebile di Roma, con Parigi martoriata dal terrorismo e la Brexit di Londra, questa volta può guardare molto più in là dei confini italiani e puntare a diventare la capitale d’Europa. La sorreggono i numeri e un calendario quasi incredibile di appuntamenti da non perdere.
Ha appena chiuso i battenti la ventiduesima edizione di Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea diretta da Alessandro Rabottini che ha preso il posto di De Bellis, arricchita di importanti novità sul format e di presenze prestigiose che hanno riempito un calendario nutritissimo, con 175 gallerie da tutto il mondo distribuite, in 6 sezioni che proponevano un omaggio dei Maestri del ‘900 fino alle sperimentazioni più recenti. Il Comune di Milano e Miart insieme hanno organizzato la Art Week milanese chiusa il 2 aprile, con un ricco programma di eventi che hanno coinvolto istituzioni pubbliche, fondazioni e gallerie private in un caleidoscopio di appuntanmenti che prevedevano la personale di Santiago Sierra al Pac, le mostre della Fondazione Arnaldo Pomodoro all’Albergo diurno di Porta Venezia, la rassegna dedicata alla scultura fine ‘800 e ‘900 alla Gam e al Museo del ‘900, con il progetto Andy Warhol Sixty Last Suppers, la presentazione del Premio Acacia 2017, la mostra a Palazzo Reale di Keith Haring e quella alla Fondazione Carriero, senza dimenticare le visite speciali alla mostra di Miroslav Balka, solo per citarne alcune.
E’ stato un fine settimana «che ha messo in luce l’energia e la creatività di Milano, riaffermandonbe il ruolo di capitale dell’arte contemporanea e incrementandone l’attrattiva», come ha detto l’assessore alla cultura Filippo del Corno. Ma questo è solo l’inizio, perché segue a ruota Fuorisalone, con 984 eventi organizzati in diversi quartieri, per celebrare il Made in Italy del design, della tecnologia, delle telecomunicazioni e dell’arte, mentre dal 4 al 9 aprile Milano Design Week mette in vetrina tutte le innovazioni nel settore del mobile e dell’arredamento.
Appena prima c’è stata la Bit, Borsa Internazionale del Turismo, dal 2 al 4 aprile. E poi arriveranno i libri, con la nuova fiera del Tempo di Libri, dal 19 al 23 aprile, che finalmente approda a casa, visto che quasi tutte le case editrici hanno sede in questa città, dopo le polemiche, le inchieste e le difficoltà economiche del Salone di Torino. In primavera ci sarà ancors la kermesse del cibo, Milano Food Week, dal 4 all’11 maggio. E per quest’autunno è in cantiere un grosso appuntamento per la moda, un Expo dell’Italian Style.
Tutto questo ha una sua logica. I conti disastrati di Roma hanno inevitabilmente retrocesso la capitale. E Torino non sta certo meglio, considerato che la nuova giunta Cinquestelle ha deciso di tagliare drasticamente tutti i finanziamenti alla cultura, in stile Lega e Giulio Tremonti, che emise la sua famosa sentenza in materia: «La cultura non dà da mangiare».
Milano è proprio l’opposto: in Lombardia hanno sede la bellezza di 30mila imprese culturali, ma più della metà nel solo capoluogo della Regione. E nell’Italia che arranca, la nuova capitale della cultura è in salute: il venti per cento del Pil si produce in Lombardia, e addirittura il 10 nella sola Milano, che è un dato a dir poco impressionante, offrendo l’immagine di un Paese che viaggia davvero a due velocità: da una parte la città della Madunina e dall’altra tutto il resto. Così, il reddito pro capite è di 44mila e 700 euro contro i 37mila di Roma. La disoccupazione è circa la metà di quella media, il 6,9 per cento contro il 12 dell’Italia appena scesa all’11,50. E’ nettamente inferiore anche il numero dei giovani senza lavoro. E a Milano due donne su tre hanno un’occupazione. Benché non possa vantare il patrimonio artistico di Roma, ha superato la città del Colosseo come affluenza di turisti. Nel 2016, 7,6 milioni di persone hanno visitato la città della Scala e della Madunina contro i 7,1 di Roma. Nella classifica mondiale, Milano è piazzata al quattordicesimo posto, ma il sindaco Beppe Sala ha già promesso che molto presto entrerà nella Top Ten.
A dimostrazione poi che con la cultura si può mangiare, è proprio nel settore del cibo che il balzo si fa ancora più evidente: gli esercizi commerciali nell’ambito del food sono cresciuti del 16 per cento negli ultimi cinque anni, e i ristoranti oggi sono 5600, mentre nel 2011 erano appena 4200. Tutto cresce sotto il Duomo: il Pil della moda, un’industria che qui ha sempre funzionato a meraviglia, vale 84 miliardi di euro: ma era 75 quattro anni fa. Certo, l’importante adesso è mantenere questi numeri e se possibile incrementarli ancora.
Quello che conta non è più il paragone con l’Italia, perché il disastro di Roma e la crisi strutturale e progettuale di Torino, la rendono ormai inarrivabile. Conta l’Europa. Da Istanbul a Londra, passando per Parigi, quasi tutte le grandi capitali arrancano in gravi difficoltà, compresa Berlino che sta vivendo una inattesa fase di stanchezza. La sola che sta crescendo è Vienna, l’unica vera rivale. Ma intanto godiamoci questi successi.
E meno male che c’è Milano.
7 Commenti
Inoltre Milano è in fortissimo declino demografico ed economico. Fate riferimento ai dati Istat con rapido giro in internet e non alle pizzerie di brera
Ma quante falsità autocelebrative ! Almeno documentatevi prima di dire stupidaggini. La provincia di milano in valore assoluto non è nemmeno la prima in Italia nel 2016 ma Roma. I turisti basta vedere i dati dei ministeri. Ma fateci il piacere!
Mi sa che non siete mai stati a Napoli.
veramente l’artoiclo mi pare parli di capitale dell’arte contemporanea, di cultura…
il 10% del pil di un paese fallito, bella consolazione http://www.finanzaonline.com/notizie/istat-italia-peggiora-unc-quadro-desolante-sconfortante-683088
Ancora presunti primati mai pervenuti nelle classifiche internazionali, capitale di qua, capitale di là, e non ci si accorge del degrado arrivato a livelli osceni, la vergognosa situazione della città fuori dal centro, la sicurezza quasi mai percepita.
Un primato certo e l’inquinamento peggiore d’europa che stagna proprio a Milano e in tutta la lombardia.
Trovo molto provinciali queste autocelebrazioni su Milano…mettiamo tutto sotto al tappeto?
ma è stata smentita 150 volte da Touring club italia, federalberghi, euromonitor international e bankitalia che milano ha un quinto dei posti letto di Roma e proprio matematicamente non può superare la capitale per quanto riguarda il turismo.
https://medium.com/@rioconcierge/la-bufala-di-milano-che-fa-pi%C3%B9-turisti-di-roma-862bb7838f04
Oltretutto nell’anno di expo …
Forse Milano crede di poter trainare l’Italia mandando in giro dati falsi tramite i giornaletti locali? ma per favore …