Circa 600 euro. Non è il costo di un biglietto per la mostra, bensì quello di una cabina di terza classe sul Titanic (40 dollari d’inizio secolo). Dopo aver fatto “scalo” in città come Las Vegas e Parigi, emozionando oltre 25 milioni di visitatori, Titanic – The Artifact Exhibition “sbarca” per la prima volta in Italia, portando con sé decine di reperti (“artifacts”) recuperati dal transatlantico più affascinante della storia. Sono oltre 4mila i pezzi salvati, restaurati e infine esposti in giro per il mondo dai proprietari del relitto, la Premier Exhibition (RMS Titanic Inc.). Per esporre una parte di questo “tesoro”, la compagnia statunitense ha scelto un padiglione in stile Liberty sulla riva del Po, da quasi un secolo sede della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino.
Pertanto, fino al 25 giugno 2017, potremo ritornare sul Titanic ed apprezzare un lampadario del ristorante di bordo, alcuni piatti con il logo della compagnia navale, uno spartito musicale, rasoi da uomo, un paio di occhiali, pantaloni e bretelle, qualche banconota e molti altri oggetti originali appartenuti ai 2200 passeggeri della “nave dei sogni”. Sogni, tuttavia, molto diversi tra loro: c’è il “sogno americano” dei tanti emigranti a bordo (tra cui 8 italiani), il sogno sfarzoso dei 322 passeggeri di prima classe nonché quello ambizioso di Joseph Bruce Ismay; in qualità di amministratore delegato della compagnia di navigazione White Star Line, difatti, è proprio quest’ultimo a incaricare l’architetto navale Thomas Andrews di progettare e costruire le tre navi più grandi e veloci di sempre: Olympic, Titanic e Gigantic.
L’idea, quindi, è di Ismay; ma come nasce di fatto l’Inaffondabile? Otteniamo la risposta guardando un filmato del 1909: siamo a Belfast, tra i 10mila operai irlandesi impegnati incessantemente nella costruzione dello scafo. Il Titanic toccherà finalmente l’acqua due anni più tardi, di fronte all’euforia di 100mila persone. L‘entusiasmo coinvolge anche “il Comandante dei milionari” Edward J. Smith, già al timone della gemella Olympic ed ora incaricato di condurre fino a New York la nave più grande del mondo (in mostra il celebre modellino di Duilio Curradi). Così, il 10 aprile del 1912, allo scoccare del mezzogiorno, Smith dà l’ordine di levare le ancore e lasciare il molo 44 del porto di Southampton. Comincia il primo ed ultimo viaggio del Titanic.
Le parole d’ordine dell’impresa? Vapore, acciaio e, naturalmente, molto lusso. A Southampton, infatti, si è imbarcata l’esigente “crema” della società angloamericana; ragion per cui, dopo aver attraversato un elegantissimo corridoio di prima classe (ricostruito fedelmente), passiamo in rassegna una sorta di Walk of Fame delle celebrità a bordo: dall’industriale Benjamin Guggenheim all’attrice cinematografica Dorothy Gibson (che racconterà il naufragio come protagonista del film Salvata dal Titanic), dagli inseparabili coniugi Straus alla milionaria filantropa Margaret “Molly” Brown (soprannominata L‘inaffondabile Molly in quanto superstite) fino ad arrivare al più ricco della traversata, John Jacob Astor IV.
“La nave sembra un palazzo, la cabina è fantastica – acqua fredda e calda, un letto che sembra comodissimo e un sacco di spazio”: le parole sono del passeggero britannico Hugh Woolner, la cui cabina di prima classe (la C-52) non dovrebbe apparire molto diversa da quella qui ricostruita. Nella stessa sala sono esposti alcuni commoventi effetti personali: uno specchio, una spazzola, una piccola scatola per la cipria e un pettine in guscio di tartaruga.
Il viaggio dovrebbe durare otto lunghi giorni, ragion per cui la White Star Line ha previsto varie occasioni di svago per i viaggiatori più facoltosi: una piscina (la prima su una nave), una palestra, una sala fumatori per i signori (esposta una sputacchiera e alcune carte da gioco), una sala lettura per le signore e, naturalmente, il prestigioso ristorante À la Carte (in mostra alcune stoviglie dorate e la cartolina di un cameriere piemontese ai famigliari). Insomma, i passeggeri di prima classe godono di ogni tipo di comodità.
Il lusso, tuttavia, non è estraneo alle altre due classi. Certo, le differenze sociali sono evidenti ma se confrontata con altre navi il Titanic garantisce anche ai passeggeri meno abbienti un viaggio senz’altro dignitoso: in seconda classe, per esempio, l’ascensore è un’assoluta novità e una cabina di terza classe come quella allestita offre comodi materassi (invece di pagliericci) e calde coperte firmate White Star Line; è senza dubbio toccante, peraltro, la scelta della mostra di appoggiare alcune valigie da emigranti sui quattro letti a castello ricostruiti.
Entriamo in una sala piuttosto buia. Come un monumento, si impone una lunga parete di ghiaccio: è un freddo presagio di ciò che sta per succedere. È la sera del 14 aprile, la cena è stata servita da qualche ora (leggiamo una copia del menu di seconda classe) e i passeggeri si preparano per andare a dormire. Ore 22,55: “Siamo bloccati e circondati dal ghiaccio”, segnala il mercantile Californian poco lontano; il Titanic, dal canto suo, sembra ignorare le varie allerte per iceberg e fende l’oceano alla massima velocità. Sono le 23,40: da un oblò forse simile a quello esposto “vedemmo il ghiaccio sfregare contro i lati della nave”, dichiara un testimone. “Solamente un tonfo sordo”, riferiscono in prima classe. Qualcuno indossa pantaloni, scarpe e camicia (in mostra) ed esce nei corridoi: nessuno sa cos’è appena accaduto. L’unico ad aver le idee chiare fin dall’inizio è colui che ha disegnato la nave, Thomas Andrews, il quale definisce l’affondamento della nave “una certezza matematica”: l’Inaffondabile, infatti, potrà galleggiare altre due ore soltanto.
È mezzanotte: il capitano Smith ordina di calare dalle gru (osserviamo alcuni dadi, catene e bulloni) le prime scialuppe di salvataggio, dando la precedenza alle donne e ai bambini. È subito chiaro che le lance non basteranno per tutti. Mentre l’orchestra comincia a suonare, un puntino luminoso si affaccia all’orizzonte: è la Californian. I telegrafisti, perciò, lanciano incessanti SOS ed ogni cinque minuti viene sparato un razzo nel cielo. Nessuna risposta. L’inclinazione della nave aumenta, la poppa si solleva di 30 gradi sulla superficie dell’acqua e la prua continua ad affossarsi nell’oceano. La situazione è sempre più disperata: tutte le lance (alcune semivuote) sono già in acqua nonostante 1500 persone si trovino ancora a bordo. Conosceremo i loro nomi soltanto alla fine del nostro “viaggio”, leggendoli su un foltissimo muro della memoria.
Sono da poco passate le due di notte del 15 aprile quando il transatlantico si spezza in due tronconi per poi affondare definitivamente insieme alle urla e ai lamenti. “Il gigante era ammutolito” titola un articolo de La Stampa (datato 18 aprile 1912). Come la nave dell’Ulisse dantesco, quindi, s’inabissa per sempre il Titanic: “infin che ’l mar fu sovra noi richiuso”.
Informazioni utili
Titanic – The Artifact Exhibition
Prodotta da Dimensione Eventi, su licenza Premier Exhibition
Dal 18 marzo al 25 giugno 2017
Promotrice delle Belle Arti, via Balsamo Crivelli 11 – Torino