Un papillon come penna per raccontare la cucina, una collezione di dieci piatti gourmet da appendere, non da indossare. L’unione di diversi mondi che diventa design: la visione della gastronomia contemporanea negli occhi di Tanio Liotta, giovane artista calabrese di 26 anni.
“Tutto nasce nella sartoria del nonno quando ero bambino. Lì ho imparato a maneggiare i tessuti, piegarli, cucire i miei primi papillon. Di essi mi affascinava la schiettezza della forma, ma soprattutto la manualità con cui si realizzano, che è poi diventata un gesto ripetuto, quotidiano; e allora tovaglioli, lattine, fogli: tutto ciò che trovava il mio sguardo, diventava farfallino. Da quel momento in avanti la mia ricerca si è sviluppata attraverso tale foggia simbolica. Mi ero convinto che il bisogno creativo nascesse e si sviluppasse attraverso una certa predisposizione per determinati materiali, forme e colori; il papillon era diventato la mia tela, il luogo, lo spazio prediletto da colmare”.
Da tela a papillon da piatto in ceramica a creazione artistica, da gustare; in contemporanea un master in Food&Wine Communication e una collaborazione con il Gambero Rosso hanno tirato le fila di diverse passioni, ma il destino non sta mai ad aspettare.
E’ nata cos’ la prima collezione ispirata al cibo: dieci grandi piatti di famosi chef, rieditati sotto forma di papillon. Tra questi c’erano preparazioni di Oldani, Bottura, Cracco, Iaccarino, Marchesi, Cedroni e altri. Una visione del mondo per contrapposizione: food contro arte, food vs design, con il cibo quasi al centro di tutto, i classici, eleganza e irriverenza che si percepisce con una chiara definizione in Love Spaghetti e lo Champagne Bow-tie.
Ecco giunti alla maturità, alla creazione principale nell’ex ristorante stellato “I due buoi” di Andrea Ribaldone: “Food works in mysterious ways”. Il nome dell’antologia prende spunto da un celebre passo della Bibbia [Dio opera in modo misterioso (Romani 8,28)]: ironia dietro a una verità, il cibo si sta elevando a entità divina, nell’Olimpo delle idee prenderà presto posto vicino a Bellezza, Gioia e Arte.
La collezione analizza e interpreta alcuni dei “misteriosi miracoli” del mondo del food, un sguardo che chi ci ha lavorato da dentro, parafrasando il piacere del mangiare con quello dell’avvicinarsi a una dimensione onirica e paradisiaca.
Ogni installazione è stata studiata come un set cinematografico in cui i personaggi inscenano un mondo paradossale, puntando alla ricerca di stupore, meraviglia e straordinarietà.
Una serie di papillon accende i riflettori sui piani del gusto: fantasia, sorpresa, estasi; spettacolo, competizione, ammirazione; attesa, distinzione, patrimonio; relazione, territorio, appartenenza. Alcune scene traggono ispirazione dal mondo delle fiabe (Hänsel e Gretel o la spada nella roccia), da cult cinematografici (Le Iene, Colazione da Tiffany) e da luoghi comuni legati alla figura mediatica dello chef.
Sfondo di ogni ambientazione, i papillon si plasmano all’occasione in torte giganti, strade, campi di battaglia, immense tovaglie da tavola, teatri, colline, montagne, rocce, soffici prati.
Le opere sono edibili: realizzate con preparati commestibili, come pane, zucchero e uova. Per alcune sono state impiegate lattine di bibite gassate, miniature di bottiglie da champagne, oltre che utensili da tavola come coltelli, cucchiaini da caffè e forchette da dolce; altre forgiate con attrezzi da cucina, modellate con la macchina per la pasta, stese con mattarelli, rifinite con spatole e decorate con sac à poche: da pratica culinaria a materiale artistico, qualsiasi oggetto non smette mai di vivere.