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Da Mark Rothko a Dan Flavin. 8 cappelle progettate da artisti

Dan Flavin, Chiesa Rossa, 1966, Milano Interno Dan Flavin, Chiesa Rossa, 1966, Milano Interno

Due settimane fa Artsy.net ha pubblicato una lista chiese progettate da artisti. Noi di ArtsLife ve la riportiamo aggiungendone una, ovvero la Chiesa Rossa di Dan Flavin a Milano.

Gli artisti hanno una lunga storia per quanto riguarda la progettazione di luoghi spirituali e religiosi. Basti pensare a Michelangelo e alla sua Cappella Sistina, a Giotto e alla Cappella degli Scrovegni e così via. Anche in tempi più recenti artisti moderni e contemporanei hanno continuato questa tradizione. Creando vetri colorati, murales, altari e – in alcuni casi – intere strutture. Trasformando così l’esperienza dell’essere in un posto sacro. Pablo Picasso, per esempio, produsse due grandi murales (War and Peace, nel 1952) per la Cappella di Château de Vallauris che diventò poi un museo dedicato alla sua arte.

Contemplazione, introspezione e percezione. Di seguito vi proponiamo otto cappelle progettate da artisti e le loro storie.

Dan Flavin, Chiesa Rossa, 1966, Milano

Dan Flavin, Chiesa Rossa, 1966, Milano Interno
Dan Flavin, Chiesa Rossa, 1966, Milano
Interno

Nel 1966 fu chiesto a Dan Flavin di ideare un’opera. Un elemento centrale del restauro e rinnovamento della chiesa parrocchiale progettata da Giovanni Muzio negli anni Trenta.
Il lavoro site-specific Untitled realizzato in luce verde, blu, rosa, dorata e ultravioletta attraversa l’intero spazio della chiesa. Suggerendo la progressione naturale della luce notte – alba – giorno.
Dan Flavin studiò approfonditamente la teologia e la storia dell’arte. Aveva nuovi panorami in entrambe le tradizioni. Non è casuale che la sua carriera nell’arte della luce sia iniziata con le icone e sia terminata con un progetto per l’interno di una chiesa.

James Turrell, Dorotheenstadt Cemetery Memorial Chapel, 2016, Berlino

James Turrell, Dorotheenstadt Cemetery Memorial Chapel, 2016 Berlino, Germania Interno Neon
James Turrell, Dorotheenstadt Cemetery Memorial Chapel, 2016

Nel 2016 James Turrell trasformò – con una delle sue installazioni luminose – la cappella commemorativa del cimitero di Dorotheenstadt a Berlino. Quale modo migliore di ricordare la morte con una pacifica, serena e contemplativa installazione di luci. Turrell personalizzò l’architettura interna della cappella in modo da ottimizzare il progetto. Il risultato fu uno light show di un’ora, che coincideva con il tramonto. Luci al neon colmavano lo spazio con un blu intenso. E cambiavano ogni due minuti fino ad arrivare al color magenta.

Mark Rothko, Rothko Chapel, 1964–71, Huston

Mark Rothko, Rothko Chapel, 1964–71 Huston, Texas interno
Mark Rothko, Rothko Chapel, 1964–71
Huston, Texas

La Rothko Chapel fu concepita e fondata da Dominique e John de Menil. Come santuario integrante arte, architettura e spiritualità. I de Menil chiesero a Mark Rothko di impreziosire lo spazio – progettato da Philip Johnson – con i suoi lavori. L’artista creò quattordici grandi tele viola e nere. Secondo Rothko i colori sgargianti limitano la visione della tela, mentre quelli scuri permettono allo spettatore di vedere oltre. Questi quattordici dipinti ricoprono le pareti della cappella ottagonale. Una cappella senza finestre. All’entrata, esternamente, si trova una scultura in acciaio di Barnett Newman, Broken Obelisk (1969), posta in una piscina piena d’acqua.
La cappella aprì nel 1971 e Rothko, deceduto un anno prima, non vide mai il lavoro completo. Dominique de Menil sottolineò che la Rothko Chapel non fu ideata al fine di essere un tradizionale tempio religioso ma un luogo di pace.

Theaster Gates, Sanctum, 2015, Bristol

Theaster Gates, Sanctum, 2015, Bristol  Uk Inghilterra
Theaster Gates, Sanctum, 2015, Bristol

Il luogo di questa installazione è il medievale Temple Church di Bristol, nel Regno Unito. Originariamente costruito dai Cavalieri Templari ma bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale nel 1940. Ne rimase solo uno scheletro. Theaster Gates utilizzò materiali recuperati da siti vicini e creò una struttura all’interno delle pareti vuote dell’ex chiesa. Usò, per esempio, una porta appartenente ad una vecchia fabbrica di cioccolato e mattoni provenienti da case demolite.
Lo spaziò ospitò per tre settimane un programma di 522 ore non-stop di performance, musica, poesia e cori gospel. Collaborando con svariati artisti venuti a visitare temporaneamente la città di Bristol.
Gates definì la sua opera come una piattaforma che desse un’opportunità alle persone di ascoltarsi a vicenda.

Henri Matisse, La Chapelle du Rosaire de Vence, 1948–51, Vence

Henri Matisse, La Chapelle du Rosaire de Vence, 1948–51, Vence France
Henri Matisse, La Chapelle du Rosaire de Vence, 1948–51, Vence

Nel 1941 Henri Matisse pubblicò un annuncio all’interno di un giornale in cui dichiarava di aver bisogno di una giovane e avvenente infermiera che lo aiutasse nel suo ricovero. Aveva un tumore all’intestino dal quale non sarebbe mai guarito. Monique Bourgeois diventò la sua infermiera e lo aiutò a continuare e sviluppare il suo lavoro.

Nel 1946 Monique si fece suora e chiese all’artista di assisterla durante la progettazione di una cappella sulle colline della città di Vence, in Francia. Matisse, nato da una famiglia cattolica ma diventato ateo nel tempo, era più interessato alla spiritualità che alla religione. Dipinse uno spazio con colori accesi ispirandosi alle forme naturali. Ci mise quattro anni. Penso sia meglio pregare circondati dalla bellezza, disse.
L’artista definì quest’opera come un suo capolavoro.

Ilise Greenstein, The Sister Chapel, 1978, Queens

Ilise Greenstein, The Sister Chapel, 1978, Queens New York donne women
Ilise Greenstein, The Sister Chapel, 1978, Queens

Nel 1970, mentre Illise Greenstein osservava la Cappella Sistina affrescata da Michelangelo notò la mancata presenza di figure femminili. Dov’erano le donne nella relazione tra gli uomini e Dio? Dio e Adamo sono a confronto, ma dov’è Eva?
Così l’artista decise di creare una cappella arternativa, disegnata dalle donne per le donne. Riprogettando il mito della creazione. Collaborò con molte artiste e nel 1978 inaugurò The Sister Chapel al PS1 nel Queens. Undici dipinti ritraenti eroine femminili, definite dalle artiste coinvolte.
La Greenstein incluse uno specchio circolare in cui le visitatrici possono vedere loro stesse riflesse. Come potenziali candidate per la women’s hall of fame.

Ellsworth Kelly, Austin Chapel, 2015, Austin

Ellsworth Kelly, Austin Chapel, 2015, Austin  texas   Blanton Museum of Art
Ellsworth Kelly, Austin Chapel, 2015, Austin

Anche se l’artista non ha fatto mai riferimenti religiosi espliciti, l’installazione Austin di Kelly è stata più volte comparata alla Rothko Chapel. Costruita sul terreno del Blanton Museum of Art di Austin e ispirata all’architettura Romantica e Bizantina, l’opera fu progettata nel 1976 per un collezionista privato.
Un interessante approccio al colore, alla luce e alle forme. La cappella vuole essere uno spazio per la contemplazione aperto al pubblico. Senza un programma religioso. Solamente pensata per vedere la città di Austin come un posto calmo e luminoso. Aprirà al pubblico nel 2018.

Louise Nevelson, The Chapel Of The Good Shepherd, 1975, New York

Image of Louise Nevelson Chapel of the Good Shepherd. Courtesy of Saint Peters Church
Image of Louise Nevelson Chapel of the Good Shepherd. Courtesy of Saint Peters Church

Per l’artista Americana Louise Nevelson, la spiritualità era strettamente legata alla creatività. Così, quando le fu commissionata la progettazione di The Chapel Of The Good Shepherd – sita all’interno della Chiesa di Saint Peter a Manhattan – la considerò un’opportunità. Creò un ambiente scultoreo, in chiave astratta, con opere murali a parete. L’artista desiderava uno spazio astratto abbastanza da poter essere universale. In modo che chiunque potesse sperimentare al suo interno un senso di gioia e pace. Tradusse icone religiose in complesse sculture fatte di legno e pitturate di bianco. Gli unici elementi colorati nella stanza sono l’altare – oro – e le panche – fatte di legno chiaro.

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