Negli ultimi anni le case d’asta stanno mettendo sempre più piede al di fuori del mercato secondario, andando così ad invadere il campo d’azione delle gallerie e dei mercanti. Ed ecco allora il proliferare di dipartimenti appositamente dedicate alle vendite private, dove i collezionisti possono comprare e vendere opere in qualsiasi momento dell’anno, senza aspettare l’appuntamento all’incanto.
Solo da Christie’s, il business delle vendite private è aumentato del 53% nel primo semestre del 2012 rispetto all’anno prima, costituendo addirittura il 40% del fatturato totale. Da Sotheby’s invece, in un primo semestre che ha registrato una caduta del 15%, le vendite private sono aumentate del 18% rispetto allo stesso periodo del 2011. Essendo un’attività sempre più redditizia, sia Sotheby’s che Christie’s non mantengono separati i fatturati derivanti dai due mercati, presentando il conto a fine anno che non rappresenta solamente le vendite all’incanto per cui sono nate.
Ma non si tratta solamente di uffici che mettono in contatto domanda e offerta; sempre più ricco è il loro calendario delle cosiddette “Selling Exhibitions”, mostre di alto livello allestite con lo scopo di alimentare il proprio canale di vendite private o che spesso sfociano in vendite online. Per citarne alcune, l’annuale appuntamento da Sotheby’s nel castello di Chatsworth con le sculture monumentali di Beyond Limits, che si è tenuta dal 7 settembre al 28 ottobre. Per la prima volta in sette anni ha dedicato la mostra ad un singolo artista, Barry Flanagan con 15 bronzi monumentali.
Ad ottobre, Christie’s ha portato nella sua sede del Rockfeller Center i più grandi esponenti della pittura americana degli anni ’70: Richard Artschwager, Jo Baer, Jennifer Bartlett, Mary Heilmann, Jasper Johns, Ellsworth Kelly, Willem de Kooning, Robert Mangold, Brice Marden, Robert Moskowitz, Elizabeth Murray, Blinky Palermo, Dorothea Rockburne, Susan Rothenberg, Robert Ryman e Frank Stella. Oppure le mostre tematiche come 50 Years of James Bond o quella dedicata ai memorabilia delle Olimpiadi organizzate da Christie’s a South Kensinghton. Infine, il terno al lotto che Christie’s ha vinto con la partnership con la Fondazione Andy Warhol, che da qui alla prima metà del 2013 rifocillerà i serbatoi della casa sia nei cataloghi all’incanto, sia nella sezione apposita delle vendite private dedicate unicamente a Warhol.
Ma non solo Londra e New York. In territorio asiatico queste Selling Exhibitions hanno registrato un grosso boom proprio per avvicinare i collezionisti all’arte occidentale. Ad esempio, Sotheby’s ad Hong Kong inaugurato la sua galleria questa primavera con una mostra intitolata Corot to Monet – French Landscape Painting in the Nineteenth and Twentieth Centuries, con opere museali disponibili per la vendita privata. Accanto ai Maestri moderni, una grande mostra dedicata all’artista giapponese del momento, Yayoi Kusama.
Ancora più eclatante è la creazione o l’acquisizione di vere e proprie gallerie. Christie’s dal 2007 ha acquisito Haunch of Venison, galleria con sede a Londra e New York incentrata su artisti contemporanei affermati. Sotheby’s l’anno scorso ha lanciato S|2, la galleria con sede a New York, che quest’anno ha partecipato alla fiera Art Rio con artisti blue chip del calibro di Warhol, Calder, Fontana, Prince, Kapoor, ma anche più giovani come Stingel, Muniz, Rondinone. Dalla sua apertura ha già inaugurato sei mostre nel giro di un anno.
Nonostante questa nuova presenza nel mercato primario, l’attività delle case d’asta non si è ancora addentrata nel rapporto con gli artisti tipico delle gallerie, con un importante lavoro di valorizzazione delle loro carriere, limitandosi a rendere disponibili un più ampio bacino di opere di grande qualità. Questo fa sì che, a parte l’attività espositiva, il ruolo delle case d’asta nel mercato primario si avvicini di più al quello di un dealer. C’è da dire però, che le commissioni caricate sui prezzi delle vendite private siano tutt’altro che convenienti, ripagando pienamente la qualità museale che le case d’asta riescono a garantire con la propria rete di contatti. In trattativa privata infatti, le case d’asta hanno una maggiore arbitrarietà sulle commissioni di vendita. Inoltre, incoraggiano i propri dipendenti a rendere florida questa attività parallela, con cospique percentuali sulla vendita rispetto a quelle delle vendite in asta.
Le case d’asta stanno vedendo i fatturati scendere drasticamente in questi ultimi due anni, cercando così rifugio nel campo delle vendite private che, al contrario, si sta rivelando altamente redditizio. Hanno la necessità di diversificare la propria attività, cercando nuovi modi di creare introiti, rendendo continuativa la vendita di opere non limitandola agli appuntamenti biannuali più importanti e coinvolgendo la clientela in maniera continuativa.