Qualunque cosa essa dia a vedere
e quale che sia la sua maniera,
una foto è sempre invisibile:
ciò che noi vediamo non è lei.
Roland Barthes, La Camera Chiara
Bologna, Via Speranza 42. Una struttura imponente e all’avanguardia insolita nel panorama italiano. Mensa aziendale, Wellness, Asilo Nido, Academy… Il MAST è una Fondazione dove i dipendenti lavorano sereni. In più è presente un vastissimo patrimonio fotografico. Dagli archivi, quei “giganti silenziosi” risvegliati dal torpore dal curatore Urs Stahel, prende forma la nuova esposizione del museo: LA FORZA DELLE IMMAGINI/THE POWER OF IMAGES, visitabile fino al 24 settembre 2017.

Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse con stabilimento metallurgico
August Thyssen, 1959
Duisburg Bruckhausen, Ebertstrasse with August Thyssen Plant, 1959
Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
29,1 × 37,8 cm
Estate of the Artist
Lo sguardo di oltre sessanta fotografi guida il visitatore in un itinerario iconografico che presenta il mondo del lavoro, della fabbrica e della società industriale dal 1860 a oggi. La mostra racconta tutte le sfaccettature di questo mondo: si riconoscono i paesaggi industriali e più in generale quelli urbani, spiccano i macchinari e gli altri strumenti, la vita sociale dell’uomo-operaio, scandita dagli scioperi e dalle riunioni sindacali. Presenta un’ampia panoramica che copre molti settori industriali: dal metallurgico al minerario, dal tessile al chimico, dall’elettronico all’alimentare e molti altri ancora.
Diversi settori, diversi periodi, diverse atmosfere: la nuova mostra del MAST presentata al pubblico, costruisce un’epopea per immagini che riscopre e riporta alla luce il potenziale di queste fotografie. Riattualizza il passato, legge il presente attingendo da ciò che è stato per svelare i significati profondi e reconditi di questo mondo, il mondo del lavoro.

Gela, ca. 1960
Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
40,3 × 30,6 cm
© Pepi Merisio
L’obiettivo del percorso espositivo è quello di far interagire tra loro gli scatti dando vita a racconto su più livelli: giustapponendo le fotografie, si sviluppa una forma di narrazione unica nel suo genere, multiforme e a tratti enigmatica. Agli occhi dello spettatore appare «un’epopea fatta di immagini», «una danza di visioni del mondo del lavoro», che spazia dall’industria pesante e quella meccanica alla digitalizzazione del lavoro e della società. Dai diversi materiali, metallo, lamiera, acciaio, plastica, pneumatici, asfalto, catrame, alle macchine create, aerei, bombe, missili, automobili, dirigibili, treni, all’immaterialità con cui ha a che fare l’industria ultra tecnologica odierna.
«Un gioco di contrasti: similitudine, sdoppiamento, evidenza e impenetrabilità, pesantezza e lievità, pieno e vuoto, energia ed euforia contrapposte alla malinconia, alla tristezza, al mistero, in un mondo estremamente ricco di immagini com’è quello degli oggetti, del lavoro, dell’industria e della tecnica della nostra società». (Urs Stahel, curatore)

Sequenza di stanze 244
Room sequences 244, 2007/2015
Stampa digitale a pigmento / Digital Pigment Print
2 parti, 104×131 cm ciascuno
Courtesy the artist and Galerie Nordenhake Berlin/Stockholm
© Walter Niedermayr

Senza titolo (Fogli di metallo distorti), anni cinquanta-sessanta
Untitled (Distorted metal sheets), 1950s-1960s
Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
29,9 × 21,4 cm
© Estate of the Artist – Kiyoshi Niiyama
«Materia e idea, macchina e metafora». L’idea sottesa all’esposizione è quella di portare alla luce il potere evocativo, comunicativo e la capacità di emozionare di ciò che altrimenti, in particolare nell’ordine del concetto, non può essere detto. Le scelte fotografiche di Urs Stahel catturano i visitatori in una messa in scena del regno della produzione e del consumo.
La fotografia è quell’arte alla quale appartiene anzitutto l’essere denotativa, ossia l’essere immagine-di-qualcosa, è qui proposta principalmente in un altro suo significato: le fotografie esposte intendono distinguersi dall’immenso flusso iconico che oggigiorno invade la vita dell’uomo, sono immagini che vanno oltre il punto di vista meramente descrittivo e aprono alla riflessione sulle potenzialità estetiche, sulla forza immaginifica e sulle suggestioni visive spesso tralasciate. Quelle incisive sanno penetrare sotto la pelle dello spettatore e toccarne le corde emotive. Quelle dense di messaggi connotativi, ossia di sfumature simboliche o metaforiche da leggere e comprendere a livello figurativo, sanno stimolare il pensiero critico del fruitore.
«Decisi allora di assumere come guida della mia nuova analisi l’attrattiva che provavo per certe fotografie […]. Come chiamarla? Fascinazione? No. La tale fotografia che io distinguo dalle altre e che amo non ha nulla del punto lucente che oscilla davanti agli occhi e che fa dondolare la testa; ciò che essa produce in me è esattamente il contrario dell’ebetudine; essa è piuttosto un’agitazione interiore, […] la pressione dell’indicibile che vuole esprimersi». (Roland Barthes, La Camera Chiara)

Stampa ai sali d’argento 7, Gelatin silver print
29,4 × 37,9 cm
© Stankowski-Stiftung
Immagini che cercano di raffigurare nessi profondi, presentando all’osservatore realtà complesse, in grado di determinarne il coinvolgimento emotivo e sensoriale. Dagli spazi interni delle industrie, ai capannoni e ai magazzini raccoglitori di oggetti, accomunati da quella freddezza che fa parte del mondo della fabbrica, ai veri e propri “ritratti” di macchinari e dei loro particolari, che assumono in foto le sembianze di enti animati, dotati del soffio vitale, simili a creature surreali. Ma è anche un viaggio alla scoperta dei veri volti protagonisti di questo mondo: i lavoratori di qualunque livello e settore, dagli operai ai manager, ritratti nelle loro mansioni o assorbiti dal ritmo della vita che scandisce la società industriale.

Psychomotor, 2016
Stampa su carta baritata / Print on baryte paper
25 parti, 47 × 47 cm ciascuna
Courtesy Galerie EIGEN + ART Leipzig/Berlin
E, a proposito degli individui che fanno parte del mondo del lavoro, Urs Stahel afferma: «Sono stati gettati nel mondo, come ha affermato Jean-Paul Sartre, condannati a una libertà che spesso, nelle condizioni sociali in cui vivono, non sono mai riusciti a sperimentare. Paiono assai meno smarriti e alienati quando sono attivi e manovrano le loro macchine, le apparecchiature, gli strumenti. Allora sembrano meno vacui, più ricchi di significato. Il lavoro è una gigantesca macchina che produce identità».

Shinjuku Station, Shinjuku-ku, dalla serie “Toshi-e”, 1965
Shinjuku Station, Shinjuku-ku, from the series “Toshi-e”, 1965
Stampa ai sali d’argento/ Gelatin silver print
20,7 × 30,7 cm
©Yutaka Takanashi, courtesy | PRISKA PASQUER, Cologne

Senza titolo (Saldatore), anni cinquanta-sessanta
Untitled (Welder), 1950s-1960s
Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
52,4 × 41,2 cm
© Estate of the Artist – Kiyoshi Niiyama

Hotshot Eastbound, Iaeger, West Virginia, 1956
Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
39,4 × 48,9 cm
© The Estate of O. Winston Link, courtesy Robert Mann Gallery

Via Pizzi, dalla serie “Milano ritratti di fabbriche”, 1978-80
Via Pizzi, from the series “Milan Factory Portraits”, 1978-80
Stampa ai sali d’argento / Gelatin silver print
30 × 40 cm
Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico, Milano

Stabilimento chimico Wesseling vicino a Colonia, 1992
Chemical Plant Wesseling near Cologne, 1992
Ferrotipo / Ferrotype
61 × 48,3 cm
© Estate Bernd & Hilla Becher
Informazioni utili
IL POTERE DELLE IMMAGINI
MAST
Via Speranza 42, Bologna
3 maggio-24 settembre 2017
Ingresso gratuito
Orari: Martedì-Domenica, 10.00-19.00
Visite Guidate ore 11.00 e ore 16.00