Pittura Analitica: Ieri e Oggi. La produzione dei favolosi anni Settanta a confronto con quella dei recentissimi Duemila. Nello storico spazio in Piazza Solferino 2 a Torino, la galleria Mazzoleni presenta un’esaustiva rassegna-compendio di “analitico” a cura di Alberto Fiz, tra i più importanti esponenti della riscoperta critica (e di mercato) degli ultimi anni. Una cinquantina di opere disseminate su tre piani: una panoramica completa su una tra le più significative e influenti esperienze artistiche del dopoguerra che investì completamente i Settanta. Una decade prolifica coronata dalle significative partecipazioni del gruppo a Documenta del 77 e alla Biennale di Venezia del 78. Consacrazione internazionale a cui fa seguito contemporaneamente una rapida parabola discendente. Oblio totale fino alla sopracitata rinascita degli anni post crisi 2007.
Il progetto espositivo della galleria sabauda vuole confermare gli eccellenti riscontri di pubblico e di critica raggiunti lo scorso anno dagli “analitici” presentati nella sede londinese. Un confronto particolarmente eloquente tra le esperienze dell’inizio degli anni Settanta e quelle dell’ultimo decennio dei 14 protagonisti dell’esperienza artistica: Carlo Battaglia (1933–2005), Enzo Cacciola (1945), Vincenzo Cecchini (1934), Paolo Cotani (1940–2011), Marco Gastini (1938), Giorgio Griffa (1936), Riccardo Guarneri (1933), Elio Marchegiani (1929), Paolo Masi (1933), Carmengloria Morales (1942), Claudio Olivieri (1934), Pino Pinelli (1938), Claudio Verna (1937) e Gianfranco Zappettini (1939).
Colore, luce, geometria, segno, linea, segno, materia. Analizzare e indagare le sole potenzialità del mezzo pittorico. La pittura e basta, nessun riferimento extrartistico: sociologico, politico, biografico, letterario, narrativo. Zero concettuale, reo di aver annullato completamente la pittura concentrandosi solamente sull’idea. Quel “iononrappresentonullaiodipingo” di Giorgio Griffa. Relazionare unità primarie e elementari. Fondamentale il processo operativo -il metodo- che determina il quadro.
In linea con altri movimenti artistici europei come Supports/Surfaces in Francia ed esperienze come la Pittura Radicale in Germania, la Pittura Analitica (chiamata anche più o meno erroneamente “Pittura Pittura”, “Nuova Pittura”, “Pura Pittura”) emerge in Italia a partire dagli anni settanta per riappropriarsi di un linguaggio che sembrava tramontato e sviluppare una rinnovata creatività dove il manufatto recupera un proprio ruolo, così come il processo operativo. Un movimento, dunque, a vocazione internazionale (Robert Ryman, Agnes Martin, Barnett Newman, Piero Manzoni sono stati riferimenti fondamentali) che oggi sta riscuotendo ampi consensi. Basta farsi un giro in qualsiasi fiera nostrana o dare un occhio alle ultime battute d’asta.
LA PITTURA ANALITICA
Il termine ‘Pittura Analitica’ apparve per la prima volta nel dicembre del 1974 quando la mostra Geplante Malerei (‘Pittura Progettata’), allestita dal critico tedesco Klaus Honnef al Westfälischer Kunstverein di Münster venne trasferita alla Galleria il Milione di Milano. Fu Honnef, insieme alla critica d’arte francese Catherine Millet, che inaugurò Analytische Malerei (‘Pittura Analitica’) alla Galleria La Bertesca di Düsseldorf nel giugno del 1975. Due anni dopo, nel 1977, alcuni artisti della Pittura Analitica esposero anche a Documenta 6 a Kassel, in particolare Enzo Cacciola, Carmengloria Morales, Claudio Olivieri e Gianfranco Zappettini. Nel 1978, poi, Carlo Battaglia, Giorgio Griffa e Claudio Verna si ritrovarono alla Biennale di Venezia.
La Pittura Analitica è un’esperienza assai selettiva che si basa su una serie di procedimenti metodologici che sono comuni a tutti i partecipanti disposti, più o meno consapevolmente, ad accettarne le regole. Il tratto unificante è il desiderio di recuperare una visibilità primaria, non contaminata, dove l’artista non impone la visione ma ne suggerisce il cambiamento.
Questo emerge con chiarezza osservando le opere in mostra che alternano un’indagine più dichiaratamente strutturalista a quella maggiormente legata agli aspetti sensoriali. È la superficie a mettersi ogni volta in discussione, a sviluppare una propria sintassi differente per ciascuna proposta. Materiali e tecniche hanno una loro intelligenza e si compiono come strumenti attivi di trasformazione affrancando l’opera d’arte dai suoi contenuti aprioristici o già metabolizzati dalla storia.
Ma si può parlare di Pittura Analitica oggi, oppure il fenomeno è ormai definitivamente storicizzato? È sufficiente analizzare con attenzione le opere esposte da Mazzoleni per rendersi conto che la spinta creativa di allora non è affatto terminata. Anzi, dopo una pausa negli anni novanta, dall’inizio del decennio scorso appare evidente il desiderio di riconnettersi con la metodologia degli esordi. Tutto ciò senza nostalgia ma con la volontà di approfondirne le tematiche lasciate in sospeso allora: il metodo è lo stesso ma i risultati sono cambiati e appaiono decisamente più edonistici, con maggiori concessioni al piacere della pittura e ai suoi tratti emozionali. La Pittura Analitica, insomma, si trasforma senza tradire le proprie origini pluraliste ed eterodosse. La mostra è accompagnata da un esauriente catalogo in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con un saggio di Alberto Fiz.
Informazioni utili
Pittura Analitica: Ieri e Oggi
A cura di Alberto Fiz
Mazzoleni
Piazza Solferino, 2 |10121 Torino,
T+39 011 534473;
E-mail torino@mazzoleniart.com
Orari apertura:
Dal martedì al sabato 10.30 – 13 / 16 – 19
Domenica su appuntamento; Lunedì chiuso