BIENNALE GIOVANI MONZA 2017
ECCO LE OPERE VINCITRICI DELLA SETTIMA EDIZIONE:
Martina Brembati, Disincanto, 2017, ferro e vernice micacea
Con una semplice scritta posata al suolo in una zona di passaggio, l’artista mette in gioco il pensiero e il comportamento dello spettatore che passando sopra alDisincanto lo supera, lo lascia alle proprie spalle. In questo modo rivive sulla propria pelle il piacere ludico dell’incanto giovanile. L’opera della Brembati è stata apprezzata per la capacità di lavorare sul concetto di soglia, di linea di confine fisica e spirituale, e allo stesso tempo per ridare vita alla magia di quell’incanto che in molti hanno smesso di credere.
Gaia De Megni, Untitled screens 002, 2017, incisione su marmo, serie di 3
Le scritte incise su delle tavole di marmo si rifanno a un immaginario cinematografico, come attesta il loro formato, riconducibile a quello dello schermo. La Giuria è rimasta colpita dalla sensibilità ambientale dell’artista che, non senza ironia, si appoggia a un impianto funebre, con le lastre incise adagiate al suolo all’insegna di un’orizzontalità eterna che contraddice la verticalità effimera delle immagini vissute dalla tradizione cinematografica. Linguaggi che si mescolano, fanno sintesi e danno luogo a un’originale soluzione poetica.
Irene Fenara, Quinto orizzonte, 2016, stampa digitale su laminato e plexiglass / immagine da scanner, edizione 5+2 p.d.a.
Due polaroid trovate al mercato dell’usato sono state riutilizzate e manipolate, rinnovandone le possibilità espressive grazie all’uso, improprio, dello scanner che con la digitalizzazione dell’immagine ne consente la rilettura. Opera apprezzata per lo spregiudicato utilizzo creativo di strumenti tecnologici ordinari e per la capacità di rinnovare l’estetica di polaroid datate.
Iva Kontić + Maja Maksimović, She under the plum tree, 2016, installazione multimediale
Una sequenza di cinque fotografie correlate, registrazioni musicali, una performance pubblica e i libri con i testi delle canzoni pop-folk da consultare compongono l’installazione delle artiste di origine serba, impegnate nella denuncia della condizione della donna nel loro paese. Opera premiata per il suo mordente visivo, dove l’ironia ricorre al kitsch e a una provocazione sessuale smodata, così teatralizzata da mettere in ridicolo e sotto accusa i luoghi comuni del maschilismo in Serbia e non solo.
Carlos Lalvay Estrada, Constelación, 2016-2017, pastello inciso bianco, filo cotone bianco su carta cotone
I rapporti umani più significativi degli anni trascorsi in Italia dall’arista ecuadoriano sono rappresentati attraverso dei nodi messi in relazione con dei fili tesi fino a formare delle vere e proprie costellazioni esistenziali. Opera premiata per la delicata vena poetica, in grado di trovare un’affinità tra le antiche geometrie siderali e quelle mondane intrecciate tra gli esseri umani, con materiali e tecniche artigianali desunti dalla propria tradizione familiare.
Jacopo Martinotti, Il divo, 2017, stampa digitale in b/n su carta fotografica, ed. unica
L’azione è immortalata nel momento topico, quando eleva sopra la propria testa la pellicola di un film, un gesto simbolico, quale quello di alzare il cinema al cielo e pratico nel mostrarlo al pubblico della mostra. Opera premiata per il piglio performativo dell’artista che è anche attore e impersona la figura del divo che, a torso nudo, richiama alla memoria la plasticità corporea di ispirazione classica.
PREMIO ASSOLOMBARDA
Béatrice Boily, French Braided Earth, 2016, inject print fine art su carta Hahnemühle Photo Rag Ultra Smooth 305 gr montata su dibond, edizione 2/2
In quest’opera fotografica l’artista canadese è riuscita a coniugare più linguaggi artistici, dalla land art alla performance, dalla body art alla scultura, secondo un approccio creativo originale e ricco di spunti speculativi. Assolombarda premia Béatrice Boily per la sua sensibilità pragmatica che la vede a stretto contatto con la terra e la sua manipolazione con una resa estetica monumentale, di forte impatto visivo, non senza quel sostrato culturale tipico della tradizione creativa Nordamericana, dagli anni Sessanta ad oggi.
PREMIO SPECIALE ROTTAPHARM BIOTECH
L’opera Piante medicinali e velenose della flora italiana 2015-2017 della giovane artista Elena Hamerski unisce una tecnica raffinata, nel solco della tradizione pittorica, a una riflessione fondamentale e ancestrale sul genere umano. L’artista si ispira alle origini della cura del corpo, della medicina e agli studi scientifici, per creare una riflessione composita e contemporanea sul rapporto tra la vita e la morte. L’opera si distingue per una attività di studio e di ricerca creativa che la caratterizza attraverso l’uso di diversi linguaggi e tecniche e dimostra le qualità dell’artista nell’affrontare complesse tematiche universali. Elena Hamerski infatti con la creazione di un libro d’artista ci ricorda anche come la trasmissione della conoscenza sia una delle maniere di esorcizzare la morte.