È appena arrivata su Netflix la miniserie in sei episodi Alias Grace (L’Altra Grace), prodotta e trasmessa dalla CBC e distribuita in tutto il mondo dalla famosa piattaforma di streaming televisivo. Il battage pubblicitario ha voluto sottolineare che la serie è l’adattamento di un altro romanzo dell’autrice canadese Margaret Atwood, la cui riduzione di The Handmaid’s Tale (Il Racconto dell’ancella, Ponte delle Grazie) ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica, ma sarebbe ingiusto mettere a paragone le due serie che seppur vicine su alcuni temi rimangono produzioni autonome e differenti.
Alias Grace, nei progetti della sceneggiatrice Sarah Polley era nato come un adattamento cinematografico, poi la lungimiranza della CBC le ha permesso di realizzarne una miniserie, scritta insieme all’autrice del romanzo Margaret Atwood. Alla regia è arrivata la titanica Mary Harron che aveva già raccontato l’alienazione nell’iconico adattamento di American Psycho di Bret Easton Ellis e si era occupata di raccontare il femminile ne La scandalosa vita di Betty Page.
Alias Grace racconta della vera storia di Grace Marks (interpretata da Sarah Gadon), cameriera di origini irlandesi accusata, insieme al bracciante James McDermott, degli omicidi di Thomas Kinnear e della sua governante Nancy Montgomery (Anna Paquin), avvenuti nel 1843 in Canada. Dopo il processo McDermott venne impiccato e Grace Marks condannata alla prigionia.
Anni dopo, quando la nostra storia ha inizio, un gruppo di “illuminati vittoriani” guidati dal reverendo metodista Verringer, prova a scagionare Grace. Il gruppo convoca l’alienista (quello che in futuro sarebbe stato chiamato psichiatra) Simon Jordan, che dovrebbe produrre una relazione scagionante nei confronti della condanna della Marks. Man mano che gli incontri fra Jordan e Grace Marks vanno avanti, ricostruiamo il passato di abusi e dolore di Grace fino ai giorni dell’omicidio Kinnear, qui la memoria diventa offuscata, frammentaria, contraddittoria. Jordan si accorgerà presto che quello che sta operando su Grace è un dangerous method (non a caso David Cronenberg è uno degli interpreti della serie, nei panni del reverendo Verringer) che lo sta portando a sprofondare in un oscuro pozzo di morbosa curiosità, desiderio e paura.
Alias Grace rende con eleganti e creative soluzioni televisive l’immaginario del Southern Ontario Gothic, genere di cui il romanzo di Atwood è cardine. Nel racconto dialogico di Grace e Jordan ritroviamo gli echi di una sferzante critica sociale (l’omicidio Kinnear fu consumato pochi anni dopo la rivolta popolare canadese del 1837), chiara soprattutto nel personaggio di Mary Whitney, cameriera e unica amica di Grace, giovane donna dalle opinioni radicali, permeata da una sfrontata attitudine rivoluzionaria.
Presente anche la questione razziale – in quel periodo gli immigrati irlandesi in Canada erano al centro di opinioni e giudizi razziali – la religione e la rappresentazione di genere, così cara e ben rappresentata in tutte le opere di Margaret Atwood.
La principale caratteristica del genere Southern Ontario Gothic su cui la serie di Alias Grace ha lavorato è la creazione di quell’immaginario dark e orrorifico con echi di disabilità mentale che fa molta della fortuna del romanzo di Margaret Atwood. L’età vittoriana vide la gestazione della psichiatria come scienza medica ma non solo, occultismo, paranormale, mesmerismo, ipnotismo e spiritualismo, furono considerati anch’essi metodi scientifici con cui affrontare l’alienismo.
La protagonista Sarah Gadon (Una notte con la regina) è impressionante, fino all’ultima scena la sua Grace Marks sarà inafferrabile, indefinibile non solo per il povero Simon Jordan (il troppo sottovalutato Edward Holcroft) ma soprattutto per il pubblico. Nemmeno l’agghiacciante twist finale riuscirà a mettere ordine nel giudizio che potremmo formulare su Grace Marks.