Roma. In occasione dei vent’anni dalla sua riapertura dopo un lungo restauro, la Galleria Borghese, unicum al mondo di fusione tra museo e opere, celebra l’arte universale di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). Non poteva che svolgersi in questo luogo, scrigno di capolavori senza pari, quella che si preannuncia come la più grande monografica finora dedicata al maestro del Barocco. Proprio nelle sale preziose di quella che una volta era Villa Borghese infatti, Gian Lorenzo ha avuto la possibilità di esprimersi e di diventare il più grande scultore della sua epoca. Quando esordisce, giovanissimo, si confronta con la statutaria antica della villa senza timori reverenziali e crea opere monumentali che segnano uno spartiacque nella storia dell’Arte. La sensualità, il movimento plastico delle curve , la dinamicità e l’espressività dei volti , riprendono per la prima volta la figurazione pittorica giocando soprattutto sul contrasto tra luce e ombra. La perfezione tecnica supera i limiti del freddo marmo che diventa pietra viva e sconfina nella teatralità. Nove sono i capolavori di Bernini che fanno parte della collezione permanente della Galleria Borghese, nucleo fondante di una mostra che vanta prestiti importanti in giro per il mondo grazie al supporto di Fendi – la prima manifestazione di un sodalizio che durerà tre anni – e di Intesa San Paolo.
La rassegna si collega alla precedente intitolata Bernini scultore: la nascita del Barocco in Casa Borghese ospitata presso il museo nel 1998. A differenza della prima , che si focalizzava sulla nascita del Barocco, l’attuale prende in esame tutta la carriera di Bernini che passa incredibilmente attraverso nove papati. Come precisa Anna Coliva – direttrice della galleria e curatrice della mostra – “… voi vedrete il percorso fatto in questi venti anni nello stesso luogo e alcuni degli stessi studiosi che si occuparono dell’altra mostra con in più un nuovo sguardo, quello di Andrea Bacchi, co-curatore della mostra, un grande studioso di scultura barocca con un taglio e un percorso diverso da quello che ha portato a definire i contenuti della monografica di venti anni fa. Le novità saranno visibili, quasi palpabili”. Le novità si sviluppano dal focus dell’esposizione che non prende solo in esame il Bernini scultore come la precedente, ma l’artista ‘a tutto tondo’ : scultore , pittore, architetto e grande regista della Roma Barocca così come di vere e proprie rappresentazioni teatrali. Infatti pochi sanno che nell’allora Villa Borghese l’artista – come sottolinea la Coliva- “ opera insieme a Scipione Borghese delle straordinarie messe in scena da grande uomo di teatro ( ha perfino scritto commedie e ha studiato scenografie ed effetti speciali come finte inondazioni o finti incendi). La linea guida per questa mostra è stata proprio di seguire la natura teatrale del museo. Quindi tutti gli accostamenti e quello che vedrete messo in scena non è un percorso cronologico ma è il percorso scenico che abbiamo potuto immaginare”.
Ed è proprio in questa ideale grande rappresentazione che la mostra , al vostro ingresso al grande salone centrale, vi lascerà senza fiato. Infatti, la prima sezione è come un grande palcoscenico dove una serie di statue – alcune frutto della collaborazione tra il giovanissimo Gian Lorenzo e suo padre Pietro- sembrano prendere vita in suggestive azioni sceniche sotto lo sguardo di Marco Curzio – la statua attaccata alla parete della grande sala , opera di Pietro Bernini, che idealmente sembra passare il testimone dal padre al figlio. Convivono dunque nell’allestimento della sala, opere sacre e pagane di vari periodi che indagano l’apprendistato del giovane Gian Lorenzo con il padre Pietro come l’Autunno (1620 circa) – con la splendida natura morta curata dal giovane Bernini – e le altre stagioni, le scene pastorali pagane o il suggestivo Fauno molestato da putti (1615 circa). Tuttavia sono due le protagoniste della scena: al centro, la prima scultura sacra di Bernini effettuata dopo i gruppi borghesiani, Santa Bibiana (1624-1626), che ha lasciato la chiesa omonima nel Rione Esquilino di Roma per un restauro durato oltre un mese. Lo spostamento ha evidenziato anche qualche novità come ha evidenziato il co-curatore Andrea Bacchi : “L’eccezionale spostamento della statua che molto probabilmente lasciò il suo posto originario solo un’altra volta, durante i bombardamenti, ha consentito di cogliere da vicino alcuni particolari altrimenti invisibili nella sua originaria collocazione. Infatti la scultura fu poi rimontata in modo sbagliato rispetto alla sua posizione originale.” Accanto alla Santa, risalta in un ricercato contrasto, La Verità (1646 – 1652), una sensuale scultura pagana in marmo di Carrara, l’opera più personale di Bernini, quasi un’autobiografia incisa a suon di scalpello. La statua infatti, che riprende un’allegoria già popolare fin dal Cinquecento, fu realizzata in un periodo molto difficile della carriera dell’artista dovuto soprattutto all’abbattimento di uno dei campanili da lui progettati per la Basilica di San Pietro e all’elezione del nuovo pontefice Innocenzo X Pamphilj, che gli preferì come architetto Francesco Borromini. Quest’opera era dunque destinata alla famiglia dell’artista, in particolare al primogenito, per ricordare quelle che riteneva ingiustizie subite ed esprimere la fiducia nella Verità svelata dal tempo. In realtà la statua non fu completamente portata a termine, perché ben presto l’importante commissione della Fontana dei Fiumi, trasformò la riabilitazione auspicata dallo scultore, in un autentico trionfo.
Dopo la suggestiva rappresentazione teatrale delle statue nella sala centrale, si prosegue con le altre sette sezioni tematiche, in una sorta di caccia al tesoro, o meglio, ai tesori. Infatti, il percorso espositivo si snoda per le varie sale che, com’è noto , ospitano capolavori della statutaria classica e tra gli altri, dipinti di Caravaggio, Tiziano e Raffaello. In mezzo a queste meraviglie, dove la sindrome di Stendhal è sempre in agguato dietro l’angolo, facilitati da una serie di piccoli pannelli informativi e da un sistema di illuminazione molto intuitivo, andrete alla ricerca delle opere di Bernini disseminate per il museo, in originali accostamenti scenici.
La seconda sezione che incontrerete è quella dedicata ai Putti, un genere al quale il maestro si era dedicato giovanissimo. Tra gli altri , La Capra Amaltea (1615) che offre agli studiosi l’opportunità di vedere il gruppo accostato agli altri Putti. Infatti, recentemente alcuni critici hanno posto un dubbio sulla sua attribuzione . Un’altra sezione, che in realtà è disseminata per tutta la galleria, è quella relativa ai Gruppi Borghesiani, ossia le sculture monumentali conosciute in tutto il mondo che fanno parte dell’allestimento permanente del museo. Ai celebri capolavori si da nuova linfa con inediti accostamenti di altre opere. Ad esempio, Enea e Anchise viene accostato in dialogo con il dipinto, con lo stesso soggetto, di Federico Barocci.
Altro tema affrontato dalla mostra è quello relativo al Restauro dell’antico al quale si dedicò l’artista da giovane, con l’esposizione dei due lavori più celebri : Ares Ludovisi ed Ermafrodito. Per quest’ultimo l’artista ideò un soffice materasso che cambiò l’intera opera donandole una sensualità che attrae magneticamente chiunque entri nella saletta dove viene esposta.
Salendo al primo piano della Galleria si passa nella grande sala che ospita contemporaneamente due sezioni . Nella sezione dedicata ai Busti ci sono tutti i personaggi più importanti della Roma papale e non solo: spicca tra gli altri quello proveniente dal Louvre dedicato a Richelieu (1640-1641) che l’artista effettuò senza aver mai visto il cardinale dal vivo ma basandosi unicamente su un dipinto. Anche in questo campo Bernini fu un innovatore assoluto. Amava riprendere i soggetti in movimento, mentre parlavano, per poterne catturare l’essenza e l’espressività. Impressionante in tal senso, il ritratto scolpito nel marmo di Costanza Piccolomini (1635).
La sezione dei dipinti merita un discorso a parte. Infatti non è la prima volta che si pone l’attenzione sulla pittura che l’artista praticava per diletto (per i grandi cantieri affidava le decorazioni alle èquipes dei grandi pittori romani) ma è sicuramente la prima volta che tutta la sua produzione pittorica viene posta in dialogo con le sculture : dipinti e busti infatti, si trovano accostati nello stesso salone. Il filo conduttore di questo accostamento è nel cosiddetto ‘Bel Composto’, ossia la fusione armonica tra architettura, pittura e scultura che fa di Bernini un artista universale, il ‘ Michelangelo del suo tempo’.
Per quanto riguarda il Bernini architetto, il regista della grande immagine della Roma barocca , una sezione ci svela che lavorava in plastico prima del marmo, soprattutto attraverso meravigliosi modelli in terracotta. Esposti tra gli altri, quelli meravigliosi relativi alla Fontana dei Fiumi (1650 circa). Sempre per la serie delle grandi commissioni, un’altra sala invece pone in dialogo il disegno preparatorio e il bozzetto in terracotta per il monumento equestre dedicato al sovrano francese Luigi XIV.
Si arriva quindi all’ultima tappa del percorso che sfocia nel misticismo : per la prima volta vengono posti in dialogo i due busti del Salvator Mundi : quello custodito a Roma , San Sebastiano fuori le Mura (1678-1680) e il prestito del Chrysler Museum of Art di Norfolk (1679 circa). Allo stesso modo per la prima volta è possibile assistere all’accostamento tra i due crocifissi in bronzo del Bernini : il Cristo Crocifisso (1654-1655) del Patrimonio Nacional e quello meno noto proveniente dalla Art Gallery di Toronto (1650 circa).
In conclusione, si tratta di una mostra che soddisfa sia i ‘palati fini’ e gli addetti ai lavori – per fare il punto della situazione dei nuovi studi che seguirono alla precedente esposizione e stimolarne di nuovi grazie agli inediti dialoghi tra le opere – ma anche per il grande pubblico che apprezzerà senz’altro l’allestimento scenico e la teatralità innata delle opere. Che lo spettacolo abbia inizio dunque. Fino al 4 Febbraio 2018 alla Galleria Borghese di Roma.
INFORMAZIONI UTILI
BERNINI – Galleria Borghese – Piazzale Scipione Borghese 5, Roma. Fino al 4 febbraio 2018.
Orario di apertura : Dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00)
Giorni di chiusura :Tutti i lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio
Biglietti :
Tariffa prenotazione obbligatoria
€ 2,00 per tutte le tipologie di biglietto
Intero
€ 20,00 + € 2,00 di prenotazione obbligatoria
Ridotto
€ 13,50 + € 2,00 di prenotazione obbligatoria
Orari della biglietteria
Dalle ore 8.30 alle ore 18.30 (La biglietteria è ubicata al piano seminterrato)
Prenotazione obbligatoria singoli e gruppi
Attivo dal lunedì al venerdì 9.00 – 18.00 e sabato 9.00 – 13.00
Visite guidate per gruppi e scuole
Sul sito http://www.galleriaborghese.beniculturali.it/, tuttele informazioni dettagliate sulle riduzioni, i biglietti ‘last minute’ senza prenotazione e gli orari dei turni di visita.