Il 30 novembre è stato inaugurato il nuovo design e bookshop di Brera: Bottega Brera. Un passo per avvicinare Brera alla città e ai turisti.
Un bookshop, uno store museale, un negozio dove poter acquistare souvenir che ricordino la visita alla Pinacoteca: Bottega Brera, assicura James Bradburne, non è solo questo. Il direttore, in carica da luglio 2015, accoglie così i primi visitatori del nuovo bookshop: «Benvenuti a Brera. Brera che va avanti, passo per passo».
Una frase che raccoglie già in sé l’idea di fondo di questa nuova apertura, che lascia intravedere la carica innovativa che questa vuole avere per il complesso di istituzioni che costituiscono Brera. Perché Brera non è solamente la grande Pinacoteca, ma è anche l’Accademia di Belle Arti, l’Orto botanico, l’Osservatorio astronomico, l’Istituto Lombardo, L’Archivio Storico Ricordi e la Biblioteca Braidense.
Ma andiamo con ordine: Bottega Brera sarà il nuovo bookshop del museo, accessibile direttamente dal cortile d’onore della Pinacoteca. Concessionario dello shop sarà Skira, azienda che già gestisce per il museo la biglietteria, le audioguide e i cataloghi.
All’interno si potranno acquistare oggetti non presenti in nessun altro negozio: da una vasta selezione di libri d’arte e souvenir, dalle cartoline ai poster, fino a oggetti esclusivi come un piatto Fornasetti disegnato per l’occasione, prodotti della “Rosa di Brera” (fragranza creata sulla base della rosa di Brera coltivata nell’Orto Botanico) e a breve i foulard edizione limitata Trussardi.
Immagini in bianco e nero (insieme ad alcune citazioni di queste) ritraggono i protagonisti della storia di Brera lungo le pareti dello shop. Un omaggio alle persone e alle istituzioni che l’hanno resa il polo culturale che è oggi: Ettore Modigliani, Franco Russolo, Piero Fornasetti (che studiò presso l’Accademia) e Bruno Munari.
Ma non c’era già un bookshop alla fine del percorso museale? Sì. Ora sarà fuori dal museo, trasformato. Ed è proprio questo il fulcro del progetto ideato dal direttore Bradburne con l’architetto Angelo Rossi.
Il vecchio bookshop farà posto a un café e Bottega Brera diventerà il primo strumento per trasformare Brera in un luogo d’incontro del quartiere, fortemente legato all’immagine di Milano e di Brera stessa. Uno shop che possa attirare il pubblico, sia italiano che straniero, indipendentemente dalla visita al museo.
L’ideologia imperante due decadi fa su quali fossero i compiti di un museo è ormai superata. Allora si credeva che il museo dovesse concentrarsi sulla tutela. Tutti i servizi aggiuntivi erano secondari, dalle mostre al bookshop, dalla biglietteria ai cataloghi e perciò non gestiti e tanto meno ideati dai musei.
Ma ora è ben chiara la necessità, e le scelte prese del ministro Franceschini lo esemplificano, di introdurre logiche manageriali anche nella gestione museale e delle istituzioni culturali in genere.
>> «Questo shop è la dichiarazione che i musei dovrebbero riprendere in mano gli strumenti della propria identità».
La dichiarazione rende chiari gli intenti del direttore canadese (naturalizzato britannico), che sin dall’inizio del suo mandato ha puntato a rimettere Brera nel cuore della sua città. Non si tratta solo di uno shop, bensì di uno strumento identitario. “È un Manifesto”, ribadisce.
«Saremo già nel museo – conclude Bradburne – quando ci troveremo nel café o nel bookshop».
Infine, lo shop avrà anche la funzione di vetrina per una selezione di opere eseguite dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Un ulteriore segnale della volontà di creare un polo culturale attrattivo per la città meneghina, che non si concentri solamente sulla Pinacoteca, ma che dia rilevanza e visibilità a tutti gli istituti di Brera forgiando così una forte identità che, oggigiorno, sta alla base di qualunque brand di successo.
Tutte le informazioni sul sito ufficiale di Bottega Brera