La Bellezza Svelata dai laboratori di restauro di Acquapendente e Viterbo. Una mostra a cura di Andrea Alessi e Claudio Strinati. Dal 15 dicembre 2017 fino al 30 settembre 2018.
Si inaugura il 15 dicembre presso il Museo della Città – Civico e Diocesano di Acquapendente la mostra “la Bellezza svelata dai laboratori di restauro di Acquapendente e Viterbo” a cura di Andrea Alessi e Claudio Strinati.
Verranno consegnati, dopo un grande lavoro durato diversi mesi, i primi otto reperti recuperati dal laboratorio di restauro per il territorio della Regione Lazio guidato da Paola Sannucci (anche direttore tecnico dei laboratori di restauro di Palazzo Barberini e Palazzo Corsini di Roma) e dal neonato laboratorio interno al museo, specializzato nel restauro ligneo e coordinato da Roberta Sugaroni.
“È stata una grande emozione – ricorda il direttore del museo, Andrea Alessi – osservare dal vivo tutte le fasi di recupero di questi primi manufatti, le cui risultanze verranno presentate proprio in occasione di questa esposizione. Si tratta di un grande lavoro effettuato da due laboratori di comprovata esperienza, che si sono spesi ben oltre la naturale abnegazione, mettendo in campo non solo tutta la loro esperienza per riportare alla luce opere di grande valore e straordinaria bellezza, ma investendo anche in tecniche diagnostiche e dispensando consigli utili ad una maggiore comprensione di tutte le fasi del recupero del manufatto stesso. Grazie a questi nuovi dati è stato possibile rivedere le attribuzioni, la datazione e il contesto storico di tutte le opere che saranno esposte – conclude Alessi – attraverso una chiave di lettura totalmente nuova e con il supporto di uno studioso di chiara fama come Claudio Strinati. È il caso di una stupenda Madonna con bambino che verrà presentata come un rarissimo autografo di Filippo Germisoni detto il Moletta, attivo su basi documentarie a Roma e nella provincia di Viterbo accanto ad un grande protagonista come Marco Benefial”.
Verrà ripresentato al pubblico anche un ritratto di papa Clemente XIV la cui qualità, svelata dai restauri, ha confermato trattarsi di un autografo di Giovanni Domenico Porta.
Chiuderanno la mostra una sezione di arte liturgica con due reliquari di San Giusto e di Santa Elisabetta (il primo datato 1645; il secondo dei primi del XVIII secolo) a cui si affiancano una croce astile in legno scolpito, dorato e argentato del XVIII secolo e un altarolo in legno dorato e argentato riproducente l’iconografia del Cristo del Sacro Cuore (la cui datazione oscilla tra la fine della seconda metà del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo) appartenuti ai frati francescani vissuti nel limitrofo convento aquesiano.
>> Tutte queste opere, precedentemente collocate nei depositi, saranno, a partire da questa mostra, parte integrante del percorso del museo, completamente rivoluzionato per l’occasione.