Dopo la rappresentazione al Festival di Spoleto, debutta all’Auditorium Parco della Musica lo spettacolo Hamletmachine, frutto della collaborazione fra Heiner Müller e Robert Wilson. A trent’anni di distanza dalla prima rappresentazione a New York, il regista texano ripropone il capolavoro di Müller, dimostrando la disarmante attualità di un testo composto negli anni ’70.
Nei giorni scorsi è stata rappresentata a Roma una nuova versione di Hamletmachine, spettacolo che ha fatto la storia di tutta l’arte perfomativa grazie al sodalizio artistico di due giganti come Müller e Wilson. L’opera, andata in scena dal 12 al 17 di dicembre, è stata commissionata a Wilson dal Festival di Spoleto in occasione della sua 60esima edizione e vede la partecipazione degli studenti dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.
Come in occasione della prima rappresentazione del 1986 alla New York University, Wilson si è avvalso del contributo di giovani studenti dell’Accademia per dare forma al breve ma densissimo testo di Müller, un’opera scritta nel 1977 e ispirata al contesto politico della rivoluzione ungherese del 1956.
Attraverso un impianto scenico minimale ed altamente metaforico, il regista ha efficacemente dato vita alla parola scritta del collega tedesco allestendo uno spettacolo in grado di rievocare le crepe della società odierna, una macchina asfissiante che non lascia spazio alla libertà individuale. L’opera, una rilettura post-moderna del testo shakespeariano, non ripercorre linearmente le vicende del principe di Danimarca, ma piuttosto, soltanto attraverso l’uso di qualche meta-riferimento all’originale, tratteggia rinnovate versioni di Amleto ed Ofelia, facendo emergere dall’ombra della quotidianità la frustrante e nauseabonda condizione dell’uomo – e della donna – di oggi.
Infatti, le figure dell’Amleto punk, che ben presto prende le distanze dal suo personaggio, e dell’Ofelia, armoniosa ballerina pronta alla rivalsa più spietata, che si ergono sul palco, non sono nient’altro che una piccola parte di un corpo sonoro disarticolato, che nel suo meccanico amalgamarsi attraversa con sospesa irruenza ogni centimetro della sala dell’Auditorium, dando vita ad un collage sofisticato, capace di ricreare il sistema di sollecitazioni multi-sensoriali a cui siamo esposti costantemente.
La vicenda delle varie voci presenti in scena, cadenzate al ritmo di colpi secchi di bacchette provenienti dall’esterno, è sviluppata in cinque parti, presentando ogni volta variazioni di uno stesso tema. In una vorticosa ripetizione, le azioni degli attori–marionette, che appaiono come ingranaggi di una meccanismo ben oliato, vengono continuamente rimesse all’ordine da un autoritario generale simil-nazista che fa terminare il tutto in una grottesca farsa.
Immerse in una dimensione surreale, costituita da pochissimi oggetti di scena (un tavolo, un albero stilizzato e alcune sedie) spostati e assemblati ad un incessante ritmo scattoso, le varie figure in scena sembrano intrappolate dalla persistenza oppressiva di una situazione che, alla fine, si ripresenta sempre uguale a sé stessa. Nel tentativo di trovare un equilibrio nel caos sistematico dove convivono, gli uomini ormai diventati automi, danno sfogo alla loro frustrazione tramite la violenza, senza poter neanche sfiorare l’ideale di libertà prima tanto agognato. La gabbia d’acciaio di cui parlava Max Weber riferendosi al sistema capitalistico sembra dunque essersi ispessita dall’estendersi della società dello spettacolo e dei consumi in tutti gli spazi del nostro mondo asettico, in cui l’umanità non trova via di scampo.
Quella che Wilson mette in scena nel 2017 è una versione ancora più inquietante dell’Hamletmachine, a dimostrazione del fatto che, andando avanti, il sistema perverso denunciato negli anni 70’ a partire dalla situazione particolare ungherese , è penetrato subdolamente nel tessuto ontologico dell’uomo moderno, che, in cambio di un’apparente sicurezza, ha rinunciato alla propria soggettività.
Hamletmachine
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
da martedì 12 dicembre a domenica 17 dicembre 2017 ore 21:00