Sta facendo discutere in questi giorni la lettera di licenziamento collettivo pervenuta a 28 dipendenti della Fondazione Torino Musei.
Il consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei ha aperto una procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 28 dipendenti: nello specifico 13 al Borgo Medievale, 6 alla Biblioteca d’Arte Gam, 6 alla Fototeca e 3 in distacco al Museo Diffuso della Resistenza.
I 28 interessati dalla vicenda si sono presentati in Comune a Torino. Fuori Palazzo Civico si sono ritrovati in molti, sostenitori della causa e vogliosi di avere risposte chiare dall’amministrazione. I sindacati sono sul piede di guerra ed esigono il ritiro della lettera di licenziamento.
Da tempo era noto che la fondazione navigasse in acque torbide a causa di una situazione economica per niente rosea.
E a onor del vero il bilancio d’esercizio del 2015 della Fondazione Torino Musei (ultimo bilancio pubblicato e disponibile sul sito della fondazione) riporta la situazione delineata in modo chiaro:
Nella relazione sulla gestione si legge che:
L’anno concluso si è tuttavia caratterizzato per una crisi di liquidità condizionata dal significativo ritardo del Comune di Torino e della Regione Piemonte nell’assegnazione formale e nell’erogazione dei contributi, e dal mancato apporto del Comune per l’anno 2013, sostituito in parte con il conferimento di due immobili. (pagina 1 relazione sulla gestione)
Continuando elencando gli sforzi da parte della fondazione di arginare gli effetti negativi del suddetto ritardo:
Gli effetti economico-finanziari della crisi di liquidità conseguente ai fattori sopra esposti sono stati contenuti grazie a un’attività di rinegoziazione del debito verso fornitori e alla disponibilità delle Fondazioni di origine bancaria ad anticipare il più possibile l’erogazione delle quote di partecipazione alla gestione delle attività della Fondazione. Ciò ha consentito di ridurre al minimo gli interessi passivi generati dalle anticipazioni bancarie.
(pagina 2 relazione sulla gestione)
Per quel che concerne la gestione dei dipendenti:
Per quanto attiene alla gestione delle Risorse Umane, anche nel corso del 2015, per dare concreta attuazione a una generale contrazione dei costi, non si è provveduto all’assunzione di operatori stagionali, alla sostituzione di personale dimissionario, in maternità o in aspettativa (tranne nel caso di una risorsa nell’Ufficio Contabilità e Bilancio) ed è continuata la limitazione nell’utilizzo del personale in orario straordinario. (pagina 3 relazione sulla gestione)
Resta chiara, quindi, la necessità e lo sforzo da parte della fondazione di gestire il personale perseguendo criteri di efficienza contenendo i costi.
I problemi, sostanzialmente, erano già stati messi in luce e conosciuti dalla fondazione. Tirando le somme:
- Una crisi di liquidità. Dovuta al ritardo nell’erogazione, da parte del Comune, dei finanziamenti (voce vitale per il bilancio di qualsiasi istituzione culturale). Poiché – in linea con l’andamento positivo di mostre ed eventi culturali negli ultimi anni – la fondazione sembra essere capace di gestire in maniera corretta le risorse a propria disposizione. L’ultimo bilancio si chiude, infatti, in (modesto) utile.
La dichiarazione del presidente della Fondzione Torino Musei, Maurizio Cibrario, conferma il quadro: «ci sono 11,5 milioni stanziati dal 2013 al 2017 ma ancora da riscuotere»
- La conseguente concessione di aiuti da parte delle fondazioni bancarie (pg. 2 relazione). Dai sindacati è arrivata, infatti, anche la richiesta di incontro con i presidenti delle due Fondazioni bancarie «visto che il presidente Cibrario ha detto che senza i licenziamenti non arriveranno più i loro finanziamenti»
- La situazione delle Risorse Umane
I dipendenti della fondazione ammontano a 170 circa. I costi dei salari e degli stipendi pesano per più di 6 milioni di euro sul conto economico del bilancio 2015.
Cibrario ha dichiarato «(senza l’approvazione del piano di ristrutturazione e del bilancio) avremmo dovuto liquidare la Fondazione e il problema avrebbe riguardato 170 persone».
Il gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle di Torino ha inoltre dichiarato: «Questa procedura si è resa necessaria unicamente come strumento per mettere in sicurezza i bilanci della Fondazione e stabilizzarne l’equilibrio strutturale che altrimenti sarebbe andata incontro alla liquidazione e al licenziamento di oltre 150 lavoratori».
A gran voce è stata chiesta una risposta sul futuro dei lavoratori. Risposta che è pervenuta dall’assessore alla Cultura Francesca Leon: «La Città sta mettendo in atto tutti gli strumenti che dispone per contenere l’impatto degli esuberi. Ad oggi mi risulta che siano dieci, su 28, quelli che possano essere riassorbiti nell’organico del Comune con la clausola di solidarietà, 5 nel 2017 e altri 5 nel 2018. L’obiettivo è riuscire a garantire una nuova collocazione per tutti».