Reggio Emilia. Fino al 25 febbraio 2018 a Palazzo Magnani si fondono, con un incontro singolare ed equilibrato, due straordinari maestri lontani nel tempo e nello spazio ma elegantemente affini nelle rispettive intuizioni creative. In una grande esposizione sinestetica, unica nel suo genere, l’elevazione spirituale guida il visitatore in un viaggio melodico che va dalle celebri Improvvisazioni dell’astrattista russo agli eccentrici spartiti del rivoluzionario padre della musica contemporanea.
Riesci a vedere della musica quando osservi un dipinto? Russia e Stati Uniti, musica e pittura, le dimensioni culturali di due secoli si interfacciano attraverso i celebri nomi di Wassily Kandinsky (1866-1944) e John Cage (1912-1992), caratterizzati e uniti da un lato da una creatività d’avanguardia e dall’altro dalla fertile attitudine teoretica nei rispettivi campi d’azione. Entrambi rivolti alla continua ricerca di un superamento spirituale del fenomeno esteriore si trovano a condividere il complesso concetto filosofico di risonanza interiore, l’“Einfühlung” (“simpatia simbolica”), dal quale la mostra trae la sua ragion d’essere.
L’arte, in questa misura, si originerebbe dall’inclinazione dello spirito a incarnarsi nell’oggetto e ad animarlo con la propria energia; così come il soggetto entra in empatia con la realtà esterna, animandola con il proprio essere. La spiritualizzazione della pratica artistica è quindi il punto di partenza e di arrivo di un percorso espositivo che si propone il difficile obiettivo di affiancare all’arte l’individuo, le sue idee, la storia del suo pensiero, nelle sue mastodontiche declinazioni. Un filo rosso marcatamente visuale determina il susseguirsi di dipinti, schizzi, serigrafie e spartiti musicali che vengono collocati in modo estremamente piacevole e naturale all’interno di un’esperienza acustica, diversificata ad hoc per i grandi capolavori di fronte ai quali il visitatore è naturalmente portato alla contemplazione. In effetti, delle vere e proprie campane sonore avvolgono chi si trova di fronte all’opera d’arte mettendolo nella posizione di non privilegiare nessuno dei due sensi contemporaneamente stimolati. Delle accurate ricostruzioni in tre dimensioni permettono di sperimentare a livello tattile la percezione delle opere e delle installazioni articolate – come “Ocean” o la “camera anecoica” – e di immergersi in maniera totalizzante in un universo polisensoriale.
L’occhio critico e il gusto curatoriale sofisticato e attento di Martina Mazzotta veste questa densa componente di significato con un’evidente ricercatezza di soluzioni e con un allestimento fresco, funzionale e profondamente godibile, coinvolgente e curato nel minimo particolare. Le ampie sale, divise per artista, concedono allo spettatore una visione parallelamente particolare e complessiva, con dei rimandi ottici per colore e con melodie avvolgenti che lo accompagnano lungo lo svolgersi della mostra. Le descrizioni esaustive e accattivanti suggeriscono una frizzante attenzione rivolta all’apparato didattico correlato all’evento espositivo che si risolve in attività collaterali come concerti, lezioni, conferenze, workshop e laboratori per bambini, organizzate in collaborazione con importanti istituzioni del territorio.
Le opere
Rari bozzetti di opere di Richard Wagner vengono sapientemente alternati a quelli di Lubok e di altri compositori d’eccezione. Segue un nucleo di importante qualità tecnica di più di cinquanta opere di Wassily Kandinsky (provenienti da musei e collezioni private) tra le quali vengono favorite dalla composizione del percorso quelle di carattere eminentemente musicale, come gli acquerelli realizzati per spettacoli teatrali e realtà performative. L’ampia
sezione conclusiva dedicata a John Cage, musicista, pensatore, poeta e artista, rende giustizia alla pluralità delle operazioni a cui si è dedicato e alle sue infinite capacità di applicazione dei risultati ottenuti dalle indagini teoriche. La sua concezione di arte come tramite privilegiato di idee universali presenta evidenti analogie, rimandi e corrispondenze con la spiritualità kandinskiana.
La coda di chiusura dell’esposizione si arricchisce con la presenza di accenni e riferimenti ad altri artisti e si sviluppa attraverso notazioni e documenti audiovisivi. Spicca, tra gli altri, lo spartito per pianoforte (il famoso Solo for Piano dal Concert for Piano and Orchestra) che è il capolavoro dell’inventiva di Cage nella trasposizione in musica. Oltre ai prodotti dei due illustri eponimi della mostra viene lasciato spazio a opere e vite di protagonisti che si sono venute ad intrecciare con le loro come quelle di Paul Klee, Max Klinger, Arnold Schönberg, Contastin Čiurlionis, Marianne Werefkin, Oskar Fischinger, Nicolas De Staël, Robert Rauschenberg e degli italiani Fausto Melotti e Giulio Turcato.
Per Kandinsky, come per tutte le personalità in mostra – anche se in modalità diverse e sfaccettate – la musica è il veicolo privilegiato per congiungersi alla dimensione fisica e psichica dell’astrattismo puro e alla forma spogliata da interpretare in senso mistico e cosmico. Questo iter peculiare ripercorre denotazioni e sovrastrutture dell’antichissimo binomio arte-musica, con un focus mirato su uno dei momenti della storia dell’arte contemporanea, di più acuta vicinanza tra le due polarità.
Per ulteriori informazioni: http://www.palazzomagnani.it/2017/09/kandinsky-cage/