Scopriamo i progetti per l’anno appena iniziato dei protagonisti del sistema dell’arte italiana: critici e storici dell’arte, direttori di museo, artisti, galleristi, collezionisti, operatori culturali
1. Bologna. A febbraio finalmente presenterò durante artefiera il progetto “The Grandfather Platform” un’opera pensata in relazione alle “Storie della Fondazione di Roma” affrescate nel 1590 dai Carracci presso la Quadreria di Palazzo Magnani. Dopo mesi intesi di lavoro con la sovraintendenza ai beni culturali, Unicredit e Fondazione del Monte, costruiremo una specie di “macchina del tempo” di proporzioni ambientali che verrà direttamente performata dagli spettatori. Un’infrastruttura architettonica sospesa a cinque metri di altezza tra passati, presenti e futuri possibili, progettata per connettere le comunità più distanti, le più visionarie discipline e le più diverse culture. Sarà il risultato di una collaborazione di cui vado molto fiero con l’istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’agenzia spaziale europea (ESA) e BEPART, una piattaforma online di realtà aumentata.
2. Torino. A parte un paio di mostre a Roma e Firenze, da marzo a fine luglio lavorerò principalmente a Torino. Mi aprirò quasi involontariamente al mondo della musica POP. Con mia grande sorpresa sono stato scelto dal comitato del Festival Le GRU come artista visivo 2018 e realizzerò per loro un’opera che diventerà l’immagine coordinata dell’evento. Contemporaneamente celebrerò il decimo anniversario del Fermi Telescope, con il team di sviluppo dell’esperimento scientifico INFN-NASA, realizzando per loro una scultura che si comporterà allo stesso tempo anche come rivelatore di raggi cosmici.
3. Los Angeles. A ottobre andrò in residenza vicino a Los Angeles ospite di una comunità di ricerca scientifica che si occupa di gravità quantistica. Ogni anno cerco di concedermi un periodo di approfondimento intensivo su problematiche apparentemente poco connesse a quelle dell’arte contemporanea. Per me è vitale, sono i momenti più preziosi perchè mi aiutano a vedere le cose da un altro punto di vista. Il Quatum Gravity Research Center è una realtà anomala, un gruppo indipendente di ricercatori in mezzo a un canyon, lontano anni luce dal mondo accademico accreditato. Si possono permetter il lusso di fantasticare su possibili scenari senza avere bisogno di conferme sperimentali a breve termine e il loro modo di spiegare i processi fondamentali della natura alle alte energie sono davvero visionari.
Luca Pozzi (Milano, 1983) è artista visivo e mediatore culturale. Ispirato dai mondi dell’arte, della fisica, della cosmologia multi-messaggera e dell’informatica, dopo la Laurea in Pittura e le specializzazioni in Computer Graphics e Sistemi, collabora con visionarie comunità scientifiche tra cui la Loop Quantum Gravity (PI), il Compact Muon Solenoid (CERN) e il Fermi Large Area Telescope (INFN, NASA). Ha esposto presso importanti musei e gallerie in Italia e all’estero e le sue opere sono parte di prestigiose collezioni pubbliche e private tra cui il Mart di Rovereto, il Mambo di Bologna, il MEF di Torino e L’Archive of Spatial Aesthetics and Praxis di New York. È conosciuto per la serie fotografica “Supersymmetric Partner”, che documenta i suoi salti di fronte alle pitture rinascimentali di Paolo Veronese e per l’utilizzo di tecnologie a levitazione elettromagnetica in opere dal sapore futuristico come “Schroedinger’s cat through Piero della Francesca influence” (Museo Marino Marini, 2010), “9 Churches 9 Columns” (Moscow Biennale, 2011) e “The Star Platform” (Marrakech Biennale, 2012). Nel 2013 mette a punto il dispositivo di disegno di luce da remoto “Oracle” (DLD, Haus der Kunst, Monaco), del 2015 é la mostra “The Messengers of Gravity” (MEF, Torino), mentre del 2017 il progetto “Blazing Quasi-Stellar Object” (CERN, Ginevra). Nello stesso anno partecipa a “Documenta 14” come parte del collettivo “Eternal Internet Brotherhood” (Kassel).