Liberato canta ancora. Me staje appennenn’ amò è il nuovo singolo.
Me staje appennenn’ amò è il nuovo singolo di Liberato, il quarto dopo Nove Maggio, Tu t’è Scurdat’ ‘E Me e Gaiola Portafortuna. Liberato, per chi ancora non lo sapesse perché rinchiuso in una grotta oscura e senza luce, è stato il fenomeno della musica alternativa italiana del 2017.
Da quando il 13 febbraio su YouTube è sbucato dal nulla un brano intitolato Nove maggio è scattata la caccia all’uomo.
>> Chi è Liberato, chi è questo incappucciato che mescola r’n’b, rap, hip hop, elettronica, e neomelodico? Chi è questo che in un ritornello di una lingua che nemmeno conosci ti entra in testa e ti si pianta lì? Le domande sono subito state tante, troppe.
E dunque dopo qualche mese di silenzio, questo sabato 20 gennaio 2018, Liberato è tornato.
Il nuovo pezzo è stato anticipato tempo fa da un Facebook live e poi presentato in anteprima al Club to Club di Torino. L’occasione dell’anteprima ancora una volta non è stata una scelta casuale. A differenza dei precedenti, infatti, questo quarto singolo suona molto più dal club.
La ritmica è dance, la cassa dritta tra synth e bassi richiama le storiche annate della musica disco. C’è anche chi ci sente e riconosce i Daft Punk.
L’uscita a sorpresa del singolo è ovviamente stata accompagnata dal rispettivo video, diretto – come da copione – dalla mano di Francesco Lettieri.
La musica di Liberato e la regia sapiente di Lettieri ballano ormai un duetto imprescindibile: le parole di Liberato, che necessitano per molti di sapiente traduzione, si nutrono delle immagini estremamente pop di Napoli e della sua gente.
In Me Staje Appennenn’ Amò – che per la comprensione dei più significa “Mi stai lasciando, amore” – Liberato torna a parlare di un amore che sta finendo e della malinconia. Un amore che è sempre molto attuale, conforme ai tempi del “visualizzato e non risposto”. Ma sopratutto un amore che è libero, che è gay, etero e trans.
>> Il video apre con una confessione dell’attivista transessuale Rosa Rubino: «Non mi sono dovuta mai nascondere, poi cosa dovrei nascondere? Voglio essere una persona libera. Oggi le cose sono cambiate. Il futuro non è più nero».
Poi prosegue con la storia d’amore di due ragazzini, la Circumvesuviana, lo stadio San Paolo, le corse in moto a Mergellina, locali gay, piazza del Plebiscito. È un amore senza pregiudizi. Nei credits sono citati l’Arcigay Antinoo di Napoli e l’Arcigay Vesuvio Rainbow di Torre Annunziata.
>> Il cappuccio anche questa volta rimane, ad indossarlo è una donna; il messaggio è più complesso. Si visualizza un inno all’amore libero; si ascolta l’amore poetico e caricaturale, tutto napoletano.
E infine si avverte come Liberato sia un progetto che sempre più spazia nel socio-visuale. Cè ancora la volontà di riscatto di una lingua e del racconto di una città: quindi c’è Napoli, certo, ci sono i suoi palazzi, la sua gente e le sue strade. Ci sono le sue maschere e i suoi luoghi comuni. Ma oggi Liberato va oltre Napoli, punta dritto al sociale.
Se Liberato vuole farsi portavoce di una generazione, che lo faccia. Ma che allora non perda mai questa maschera, un buon trucco che funziona sin dalla notte dei tempi: questo essere nessuno fa subito comunità. Il futuro non lo conosciamo, ma la direzione sembra chiara. E ja, Liberato, cantaci ancora qualcosa di noi.