Scopriamo i progetti per l’anno appena iniziato dei protagonisti del sistema dell’arte italiana: critici e storici dell’arte, direttori di museo, artisti, galleristi, collezionisti, operatori culturali
1. DC. Naturalmente, insieme al mio team farò Dolomiti Contemporanee: siamo nati nel 2011, questo è il nostro ottavo anno. Lavoriamo ai programmi artistici e culturali, come sempre articolati e interconnessi, intersezione di flussi. Per tutta la stagione essi daranno impulso ai cantieri alpini già attivi (come l’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore, dove è acceso www.progettoborca.net, o il Nuovo Spazio di Casso al Vajont). Altri siti sono allo studio, in previsione di attività future (Trampolino olimpico di Cortina d’Ampezzo, ex centrale idroelettrica di Malnisio, Forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore). I programmi vedranno avvicendarsi a lavorare insieme artisti, architetti e designers, paesaggisti ed ecologi, scienziati e pensatori, Università ed Accademie, ricercatori e studenti, aziende e Brand. Cerchiamo l’aderenza psico-culturale, nella montagna frusta (Brain tooling).
2. Cristopher. La pratica DC è esistentiva, l’arte qui non decora, penetra lo spazio (ovvero il senso). Viviamo nei siti che riaccendiamo, tutto ciò che avviene nelle nostre vite trova riflesso diretto nel progetto, alimentandolo. Non si praticano massaggi ambientali: si morde lo spazio. Cristopher è un cervo, abbandonato alla nascita nella giungla di Borca. L’ho adottato neonato, è mio figlio. L’ho protetto, svezzato, infine reinserito nel suo ambiente, riuscendo a preservarne la natura selvatica. Si tratta senza dubbio di una storia di curatela. C’è ora l’interesse di alcuni buoni editori. Nel 2018 lavorerò a questo libro. Titolo provvisorio: “Cristopher, a way of curating”. Nel quale chiarirò la mia idea di cultura, presenza, ambiente, responsabilità, azione, critica, cura, curatela. Una curatela ungulata, evidentemente. Testate, corna ed unghielli: sono alcuni dei nostri abituali strumenti di lavoro.
3. Diga del Vajont. Il Nuovo Spazio di Casso è un Centro per la Cultura Contemporanea del Paesaggio. Un presidio culturale, che dal 2012 muove l’inerzia drammatica del Vajont, opponendosi alla pericosissima, inaccettabile, stagnazione commemorativa legata alla tragedia del 21963, che si mangia questa terra. Il Concorso Artistico Internazionale Two Calls for Vajont (nella Giuria, tra gli altri, Angela Vettese, Cristiana Collu, Marc Augè, Alfredo Jaar), è uno degli strumenti concepiti da DC per “muovere il Paesaggio”. Stiamo entrando nella fase finale (progetti esecutivi, budget), che condurrà alla realizzazione delle due opere vincitrici (Andrea Nacciarriti sulla famigerata Diga del Vajont, Dimitri Giannina alla Spazio di Casso – info e progetti su www.twocalls.net).
Gianluca D’Incà Levis è curatore d’arte e critico, laureato in architettura allo IUAV di Venezia. La sua formazione include studi approfonditi negli ambiti letterario, estetico e culturale. Ideatore di Dolomiti Contemporanee (2011), curatore di Progettoborca e direttore del Nuovo Spazio di Casso. A partire dal 2010, ha avviato una serie di progetti curatoriali e di riflessioni che mettono in relazione l’arte contemporanea, la cultura dell’innovazione, il recupero di siti dismessi, e la montagna quale spazio-cantiere a cui applicare processualità rigenerative, culturali e funzionali. Centrale l’idea di produrre immagini rinnovative, operando su ambiente naturale, territori e paesaggio in modo critico e proiettivo, e rifiutandone le letture stereotipe.