In un recente articolo di ArtsLife abbiamo raccontato la mostra multimediale Klimt Experience ospitata al Complesso Monumentale S. Giovanni Addolorata di Roma fino al 10 giugno 2018.
Come sappiamo, gli eventi multimediali dedicati all’arte dividono le opinioni di pubblico e critica. C’è chi ci vede solo un’operazione commerciale mainstream priva di valore artistico e chi, come gli organizzatori, li considerano al pari di uno strumento di divulgazione qualsiasi ma più accattivante, per i cosiddetti millennials.
Evitando di entrare nel merito della questione, informiamo i visitatori di Klimt Experience (e non solo loro) che proprio a Roma, precisamente alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea , è conservata una delle opere più famose di Gustav Klimt: Le tre età della donna (1905).
Nel 1911 infatti, lo Stato Italiano decise di acquistare il dipinto, che aveva vinto il primo premio all’Esposizione d’Arte Internazionale di Roma del 1910 in occasione dei 50 anni dell’Unità d’Italia.
Un acquisto lungimirante considerato che l’opera è universalmente riconosciuta come una delle più significative nella carriera del grande pittore austriaco.
In realtà, al suo esordio all’Esposizione di Roma, la forte rappresentazione delle tre età della donna, simbolo delle stagioni della vita – carica di significati simbolici e al tempo stesso di particolari espressionistici – suscitò un grande clamore.
Indubbiamente è un’opera dal contrastante impatto emotivo e rientra nel cosiddetto “periodo aureo” di Klimt . Anche in questo caso entra in gioco l’Italia, infatti, proprio in seguito a due viaggi a Ravenna, cuore dell’arte bizantina, l’artista decise di utilizzarlo nelle sue opere. Del resto suo padre era un orafo e la fascinazione per il prezioso metallo aveva evidentemente solide radici. Tuttavia, l’utilizzo dell’oro non ha mai una finalità meramente decorativa nelle opere dell’artista ma serve ad enfatizzare certi elementi rispetto ad altri. In questo caso serve da distacco tra la figura di una giovane madre che cinge in un tenero abbraccio una bambina dalle guance rosate e l’inquietante figura di donna anziana ripresa di profilo.
Tutto si contrappone. I capelli dorati della giovane a quelli spenti dell’anziana, la pelle chiara e liscia a quella grigia piena di venature bluastre, il corpo flessuoso a quello cadente e oltraggiato dal tempo. Quello che colpisce di più l’attenzione però è il contrasto tra la serenità quasi onirica e sacra della madre e della bambina , rispetto alla disperazione della vecchia che si copre gli occhi , forse per la malinconia del tempo passato, forse per paura di quello che avanza. In realtà la composizione rappresenta più in generale la caducità della vita e della bellezza : in chiave simbolica le tre fasi della vita femminile rappresentano il ciclo della vita e l’inevitabilità della morte di ogni essere umano. Anche i motivi decorativi e lo sfondo contribuiscono a separare visivamente oltre che concettualmente la figura della mamma da quella della vecchia. In realtà nel corso degli anni , quella posizione innaturale del capo della mamma che non avverte alcun dolore mentre protegge la bambina dal suo sonno beato, le stelline e le margherite, lo sfondo variopinto, il telo prezioso che unisce i due corpi come se fosse un cordone ombelicale , hanno decisamente rubato la scena alla figura che rappresenta il tempo che avanza. Il dettaglio dell’opera dell’abbraccio infatti ricorre spesso – anche sui social, per ricordare la festa della Mamma per esempio – come se nell’immaginario collettivo fosse un’opera a parte e rispecchia forse il bisogno di ognuno di noi di cristallizzare per sempre la magia dell’abbraccio tra una madre e un figlio, simbolo di amore puro e felicità.