Hong Kong. Damien Hirst torna alla Gagosian con “Visual Candy and Natural History”. Sono passati sei anni dalla mostra inaugurale della galleria cinese che lo vide protagonista assoluto. Inizialmente programmata per coincidere con l’ambizioso progetto di Venezia, la mostra rimarrà nelle sale di Pedder Building fino al 3 marzo 2018.
Il caos che fa da padrone sette piani più in basso -siamo nel cuore di Central, il distretto commerciale e finanziario della metropoli asiatica- si annulla completamente. Un ambiente off-white e decisamente minimal è lo sfondo scelto per le opere del bad boy della Young British School, che espone in questa occasione una serie di sculture e dipinti datati tra l’inizio e la metà degli anni ’90, riprendendo il titolo da una sua mostra del 1993 a Los Angeles.
>> Un’indagine dei complessi rapporti che si instaurano tra arte, bellezza, scienza, religione, vita e morte. Attraverso i suoi lavori -‘Spot Paintings’, ‘Medicine Cabinets’, ‘Natural History’, ‘Kaleidoscope Paintings’- Hirst ha sfidato il sistema delle credenze umane, sottolineando le incertezze che sono alla base della nostra esperienza quotidiana.
Il contrasto tra le colorate astrazioni dei dipinti “Visual Candy” e le viscerali sculture di “Natural History” è forte. I primi si ispirano all’impressionismo, al puntinismo, all’espressionismo astratto e alla pop art; le sculture -le famose vasche di vetro contenenti specie animali conservate nella formaldeide- sono pura ricerca scientifica, presentata con un design minimale.
>> Nonostante le due serie siano formalmente agli opposti, sono datate negli stessi anni e condividono la stessa spiegazione di fondo: esplorare le relazioni tra piacere e dolore, transitorietà e permanenza, logica ed emozione.
Happy Happy Happy (1993–94), Wowee Zowee (1993) o Super Silly Fun (1993) sono alcuni degli euforici titoli dei dipinti dalle tonalità saturate dei rosa chewing-gum, dei verdi acidi e dei blu che fanno da sfondo alle sterili vasche contenenti squali, colombe, capre e parti di esse.
È una sorta di felicità psicotica, non è vero? Infinitamente felice, felice per sempre, una felicità indotta quasi come una droga.
Damien Hirst, sui titoli della serie “Visual Candy”
Nonostante l’apparente contrasto che si crea tra l’esuberanza e la vivacità delle tele e la sterilità delle “teche”, le due serie creano una strana armonia insieme e i dipinti aggiungono un senso di conforto che aiuta a mitigare la cruda violenza delle tanto iconiche quanto controverse -e contestate- vasche.
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