Dal 1985 al 1992 fu Commissario europeo alla Cultura. Guidò la Biennale in un periodo tra i più complessi della vita politica e culturale italiana, quello dell’Arte del Dissenso e della sospensione della Mostra del Cinema
Fra i primi messaggi di cordoglio c’è stato quello del presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta: che ha ricordato “gli anni in cui promosse iniziative impegnative e forti in un periodo tra i più complessi della vita politica e culturale italiana, di cui volle essere protagonista con programmi e gesti fuori dall’ordinario”. Omaggio obbligato, visto che il destinatario era un suo predecessore sulla poltrona di Ca’ Giustinian, Carlo Ripa di Meana, morto oggi a Roma all’età di 89 anni. Fu appunto presidente della Biennale di Venezia dal 1974 al 1978: e Baratta ricorda le “Biennali dedicate al Cile, all’Arte del Dissenso, Biennale Teatro di Luca Ronconi, Biennale Arte e Architettura di Vittorio Gregotti, sospensione della Mostra del Cinema, fatti coinvolgenti per l’opinione pubblica e orientati a indurre, e se necessario a provocare, discussioni e dibattiti su temi importanti, tra i quali, in particolare, la libertà”.
È inevitabile però che sulla stampa e sul web si indugi sull’associazione con Marina Ripa di Meana, la moglie scomparsa solo un paio di mesi fa, anche lei profondamente legata al mondo dell’arte e della cultura in generale. Uomo politico di cultura socialista e ambientalista, Carlo Ripa di Meana era nato a Pietrasanta il 15 agosto del 1929 dalla nobile e illuminata famiglia dei marchesi di Meana, negli anni Cinquanta si avvicinò al Partito comunista andando a dirigere a Praga l’Unione internazionale degli studenti. Poi l’incontro con Bettino Craxi, e l’avvicinamento al Partito socialista, con la frequentazione di personaggi come Camilla Cederna, Gae Aulenti, Giorgio Bocca, Giulia Maria Crespi. Nel 1979 Ripa di Meana viene eletto deputato al Parlamento europeo, dal 1985 e fino al ’92 è Commissario europeo alla Cultura e Ambiente e ministro dell’Ambiente nel giugno del 1992. Alla metà degli anni Novanta diviene portavoce nazionale dei Verdi.