Frank Horvat. Storia di un fotografo. Moda, cronaca e vita nelle immagini della sua carriera e della sua collezione è il titolo della mostra allestita nelle Sale Chiablese presso i Musei Reali di Torino fino al 20 maggio 2018.
Curata dallo stesso Horvat, la mostra antologica percorre oltre settant’anni di produzione in una vasta narrazione che comprende 210 immagini, insieme a una trentina di altre immagini tratte dalla sua collezione privata che raccoglie i lavori di autori come Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau, esposte in pubblico per la prima volta in assoluto.
«Per me la fotografia non è veramente un’arte visuale ma qualche cosa di più vicino alla poesia, come un haiku» sottolinea l’autore, riconosciuto per i suoi molteplici interessi e per il suo essere cittadino del mondo. È nato infatti nel 1928 a Opatjia (allora città italiana e oggi croata) ma come dice lui stesso «Ho avuto anche la fortuna di vivere in sei Paesi diversi e di visitarne molti altri, di pensare, parlare e scrivere in quattro lingue, di fotografare ogni sorta di soggetti, da prospettive diverse e con tecniche diverse e di avere altri interessi oltre alla fotografia – come la scrittura e l’oleicoltura».
L’esposizione torinese non traccia solo il suo percorso di fotografo ma segna la storia della fotografia e dell’arte europea, declinata attraverso la ricchezza e la varietà delle sue produzioni. La sua è una vita vissuta come fotoreporter attento ad un’umanità sconosciuta di mondi allora lontani, come fotografo di moda che immerge le sue modelle nei fatti quotidiani, come artista sensibile alla storia dell’arte e pronto a confrontarsi con la pittura e affascinato dalla scultura, come fotografo di paesaggi attento al rapporto dell’uomo con la natura che si dedica anche a esplorazioni interiori, a virtuosismi digitali e a una ricerca fotografica che manifesta sempre la libertà del suo sguardo.
Con il suo lavoro ha influenzato anche l’evoluzione del linguaggio fotografico e delle sue tecniche. All’avanguardia anche per la strumentazione, dall’analogico, Horvat nel 1988 passa alla sperimentazione e poi all’uso del digitale e, nel 2011 mette a punto una applicazione per iPad chiamata Horvatland. La carriera di questo maestro della fotografia scorre in mostra attraverso una rappresentazione critica del suo lavoro, suddivisa in quindici ‘chiavi’ di lettura, che si traducono nell’esposizione in altrettante sezioni nominati come: Luce, Condizione umana, Tempo sospeso, Voyeur, Da occhio a occhio, Metafore, Fa pensare a…, Vere somiglianze, Uno, Due, Molti, La vera donna, Fuori luogo, Cose, Foto fesse, Autoritratti.
Una divisione in sezioni che Horvat spiega così: «L’eclettismo non è sempre stato un vantaggio per me: alcuni hanno messo in dubbio la sincerità del mio impegno, altri hanno trovato che le mie fotografie erano poco riconoscibili, come se, dicevano, fossero state fatte da autori diversi. Questo mi ha spinto a ripercorrere la mia opera per cercarvi un denominatore comune. Ne ho trovati quindici e non solo uno, quindici in tutto il mio percorso e li ho chiamati ‘chiavi”».
A Torino sono esposte per la prima volta anche trentuno fotografie della sua ricchissima collezione personale perché nel corso della sua lunga carriera ha raccolto alcune centinaia di fotografie di amici, colleghi e giovani fotografi, da André Kertesz a Bill Brandt, da Henri Cartier-Bresson a Eugene Smith, da Brassai a Edward Weston, da Elliott Erwitt a Mario Giacomelli, con opere che rappresentano in modo iconico la storia della fotografia, come, per esempio il celebre scatto di Jeff Widener che ritrae un ragazzo di fronte ai carri armati di piazza Tienanmen, a Pechino, nel 1989. E qui Frank Horvat ha selezionato gli autori con cui ha instaurato un vero dialogo e le fotografie prescelte sono quelle che ama definire come “ottime domande” o “coraggiosi tentativi di risposta”.
FRANK HORVAT. STORIA DI UN FOTOGRAFO
28/02/2018 – 20/05/2018
10:00 – 18:00
Musei Reali Torino – Sale Chiablese
www.museireali.beniculturali.it.