“Quel che la biro rappresenta per un occidentale, per un Afgano è il ricamo che come una memoria sovraindividuale reca in sé parti della biografia collettiva.”
Alighiero Boetti
Si chiama PERFILOEPERSEGNO la personale che Palazzo Mazzetti di Asti dedica ad Alighiero Boetti e che resterà nelle sale della splendida residenza signorile settecentesca da sabato 17 marzo a domenica 15 luglio 2018.
>> 65 opere tra arazzi, mappe, tappeti, ricami e cartoncini, che si propongono di evidenziare un nuovo punto di vista sulla produzione di Boetti che risulta, in questo contesto più che mai, strettamente legata e integrata nella tradizione storico-artistica del territorio piemontese, sua terra natale.
La mostra, che -come ha dichiarato orgogliosa Maria Federica Chiola, curatrice della mostra insieme a Laura Cherubini- conta tra le opere anche 3 prestiti da parte di cittadini astigiani, si inserisce all’interno di “Asti Contemporanea, collezioni private”.
Il progetto si propone di approfondire il dialogo tra i collezionisti privati, le fondazioni e i musei della piccola città che, grazie alla recente ristrutturazione del palazzo per fini espositivi, punta a diventare un polo culturale anche per quanto riguarda l’arte contemporanea.
Una produzione interamente scandita dai gesti ritmati del ricamo, della tessitura e del segno in biro.
Boetti si pone come un demiurgo, un regista che progetta e pensa l’opera lasciando poi ad altri -le donne e gli uomini Afgani, per esempio- la sua realizzazione, sdoganando il ruolo dell’artista convenzionale come “creatore” materiale ed annullandosi nelle mani altrui, in gesti a volte meccanici che tradiscono il calore dell’esecuzione umana per associarsi più ad una precisa formula matematica.
“In Afghanistan scoprii che il ricamo era un mezzo espressivo molto efficace ed incisivo. Usando i fili da ricamo come colori o pastelli ho impiegato una tecnica non pittorica per esprimere un’idea pittorica.”
Alighiero Boetti, 1980
Penna e filo -da qui il titolo per filo e per segno– come conduttori e protagonisti di una poetica fatta di indagine sull’eterno e conflittuale rapporto tra cultura occidentale ed orientale.
Un “dialogo corale” tra le due patrie dell’artista, quella nativa -l’Italia- e quella adottiva, del cuore -l’Afghanistan-, che si snoda tra le opere a penna biro su cartoncino e i ricami: mappe, frasi e pensieri riferiti al tempo, la vera “materia dell’opera” secondo Boetti, che era solito dirsi ladro del tempo dei suoi artigiani.
Informazioni utili
Alighiero Boetti – PERFILOEPERSEGNO
A cura di Laura Cherubini in collaborazione con Maria Federica Chiola
17 marzo -15 luglio 2018
Palazzo Mazzetti, Asti