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Quanto conoscete Milano? Il FAI vi porta alla scoperta dell’Università Cattolica

Giornate FAI di Primavera - Università Cattolica del Sacro Cuore Giornate FAI di Primavera - Università Cattolica del Sacro Cuore
Giornate FAI di Primavera - Università Cattolica del Sacro Cuore
Giornate FAI di Primavera – Università Cattolica del Sacro Cuore

Le Giornate FAI di Primavera, tenutesi il 24 e 25 marzo in tutta Italia, hanno permesso a migliaia di curiosi di scoprire (e riscoprire) i luoghi più belli e segreti delle città italiane. Scopriamo con le parole dei delegati l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

>> Luogo di studio e ricerca impegnato a formare degli studenti in grado di conoscere e comprendere la nostra società e fornire loro le chiavi di lettura del mondo contemporaneo, l’università e i suoi studenti vivono quotidianamente in ambienti che conservano ancora oggi le tracce del loro glorioso passato.

La sede centrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in Largo A. Gemelli, si trova a fianco della Basilica di sant’Ambrogio, nell’antico monastero cistercense dell’abbazia di sant’Ambrogio. Nel 784 l’arcivescovo di Milano, Pietro I, fondò un monastero, con una piccola comunità di monaci che seguivano la Regola di san Benedetto, accanto alla basilica di Sant’Ambrogio, fino a quel momento affidata ad un sacerdote-custode.

I sovrani franchi, l’arcivescovo e il popolo milanese, tutti si dedicarono alla costruzione del cenobio, che doveva vegliare i corpi dei martiri Gervasio e Protasio e del santo patrono. Il monastero fu dotato di notevoli possedimenti attraverso donazioni di terre, acquisendo così una certa importanza economica, ma sviluppò soprattutto una intensa attività culturale. Abbiamo testimonianze sicure dell’attività di uno scrittoio all’interno del monastero e di un certo grado di conoscenza del greco tra i monaci del monastero milanese.

Dopo un periodo di inceretezza alla fine del IX secolo per la crisi della dinastia carolingia, gli imperatori che salirono al potere confermarono e ampliarono i privilegi e i possedimenti del cenobio milanese e gli arcivescovi favorirono l’arricchimento della basilica e vigilarono sull’elezione degli abati, per garantire l’osservanza della disciplina monastica secondo la Regola di san Benedetto.

A partire dal XII secolo il cenobio santambrosiano fu in opposizione alla vicina canonica, principalmente per l’esercizio della cura animarum e la giurisdizione sulla basilica. Le forze politiche che detenevano la guida del comune di Milano, volendo mantenere i privilegi della Chiesa ambrosiana di fronte a quella romana, si schierarono a favore dei monaci; mentre gli arcivescovi e il papato a favore dei canonici.

Nel XIII secolo la comunità monastica era ancora numericamente consistente e il monastero attraversò un periodo di massimo splendore, grazie al governo di abati appartenenti alle più importanti famiglie del loro tempo. Negli anni successivi il cenobio attraversò una crisi economica e disciplinare, tanto che nel 1403, alla morte di Gian Galeazzo Visconti, la Sede Apostolica decise di assegnare il monastero in commenda a vari cardinali che si sono succeduti fino all’ultimo commendatario che fu Ascanio Maria Sforza, fratello del duca Ludovico il Moro.

Già protettore dell’abbazia di Chiaravalle, dove era stata avviata un’efficace riforma monastica nell’ambito della Congregazione cistercense di S. Bernardo in Italia, rinunciando nel 1497 alla commenda di S. Ambrogio, ottenne dal papa Alessandro VI l’annessione di S. Ambrogio alla Congregazione cistercense.

Università Cattolica del Sacro Cuore, chiostro dorico
Università Cattolica del Sacro Cuore, chiostro dorico
(Foto: Giulia Manfieri ©)

Seguì una ricostruzione monumentale degli ambienti monastici: la biblioteca, il refettorio e un secondo chiostro. Nel 1697 l’imperatore Leopoldo I confermava al cenobio i privilegi, le esenzioni e i possedimenti feudali, richiamandosi alle donazioni medioevali e concedeva il titolo imperiale al monastero e il diritto di fregiare lo stemma degli abati con l’aquila dell’impero.

>> I cistercensi furono i custodi della documentazione storica conservata nell’archivio monastico e -aderendo al programma di riforma culturale emanato dal governo austriaco- si dedicarono allo studio della paleografia e della diplomatica. Il cenobio aprì una scuola di diplomatica inaugurata nel 1783 e rese accessible al pubblico la ricca biblioteca monastica. Nel monastero fu impiantata anche una tipografia per pubblicare i frutti dei monaci eruditi.

Nel 1799 la Repubblica Cisalpina decretò la soppressione del cenobio santambrosiano. L’edifico fu trasformato in ospedale militare, la ricca biblioteca in parte finì in Brera e in parte fu dispersa; la maggior parte dei documenti del prestigioso archivio passò all’Archivio di Stato di Milano.

Grazie a queste preziose pergamene gli studiosi oggi possono comprendere la storia altomedioevale milanese. Nel 1928 padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, acquista l’antico monastero di sant’Ambrogio che diventa la sede centrale nel 1932, dopo un’opera di riqualificazione affidata all’architetto Muzio. Egli riuscì a dare vita ad un complesso unitario, nel quale si fondono corpi nuovi ed antichi con grande sensibilità per la particolare importanza del luogo storico e per la vicinanza con la basilica milanese.

Delegazione FAI di Milano

www.fondoambiente.it

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