Nove viaggi nel tempo. Alcantara e l’arte nell’appartamento del Principe è la mostra organizzata dal Comune di Milano e da Alcantara. Dal 5 aprile al 13 maggio l’esposizione sarà visitabile gratuitamente a Palazzo Reale, Milano.
Terza mostra promossa da Alcantara insieme alla città di Milano. Il percorso, dopo Codice di avviamento fantastico e Ho visto un re, avanza addentrandosi nell’affascinante e scivoloso terreno del Tempo. Filo conduttore dell’esibizione, il tempo è al centro delle sperimentazioni contemporanee dei dieci artisti che, grazie allo stretto dialogo con i curatori Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, ne hanno declinato diversi aspetti lungo un tragitto esperienziale a tratti astratto, ma sempre comprensibile.
L’Alcantara, come afferma il presidente dell’omonima società Andrea Boragno, è un materiale che nasce tra “tecnologia e creatività”. Attraverso una serie di procedimenti tessili e chimici, l’Alcantara risulta un tessuto di rivestimento resistente e versatile. Sempre in costante rinnovamento, fonda sulla capacità di sperimentare ed immaginare il proprio tratto distintivo. La collaborazione ormai consolidata con il mondo dell’arte rappresenta il terreno in cui cresce un vero e proprio lavoro di ricerca e sviluppo per l’azienda, che ha individuato nella creatività la chiave evolutiva del prodotto.
In questa esibizione l’Alcantara si fa medium unico dei ragionamenti di dieci artisti, che riportano il marchio all’origine della propria storia. La radice originaria del nome deriva dall’arabo e significa “Ponte”. Ed è esattamente questo che attraverso l’arte Alcantara diventa, un ponte astratto tra pensiero e spazio. Ogni stanza diventa un microcosmo in grado di tradurre il concetto di tempo in termini tangibili (talvolta letteralmente, come qualche “si, puoi toccarlo” posto vicino all’opera ci suggerisce) ma non per questo meno suggestivo.
Dieci artisti per nove viaggi (l’installazione Indefinitamente estesa è frutto della collaborazione tra la designer Iris van Herpen e Esther Stocker) all’interno di un tempo che siamo abituati a pensare lineare e preciso, che si rivela invece ingannevole e ancora tutto da scoprire. Infiltrazioni letterarie e scientifiche scandiscono l’indagine dell’artista cinese Li Shurui, che con Tempio di reverenza per la conoscenza oltre la comprensione umana invita lo spettatore e lasciarsi coinvolgere dalla riflessione sulle dimensioni, i sensi, la conoscenza che valica i confini umani. Questa, come anche le installazioni sonore di Zimoun e Caterina Barbieri, tendono l’attenzione verso quell’aspetto più astratto del tempo, tessuto sotterraneo ma sempre presente nella nostra esistenza. Il suo enigma ne impedisce però una chiara comprensione, dunque può capitare di perdere l’orientamento e confondere finzione e realtà, sonno e veglia, come accade nel labirinto di Krijn de Koning o negli intrecci aracnidi di Chiharu Shiota, dove un gioco di specchi sottolinea il fascino e la pericolosità del tempo, strumento di riflessione che con il suo misterioso movimento a costringersi e dilatarsi può portarci a confonderci, ma qualche volta anche a ritrovarci.
“Nella maggior parte di questi tempi noi non esistiamo; in alcuni esiste lei e io no; in altri io, e non lei; in altri entrambi. In questo, che un caso favorevole mi concede, lei è venuto a casa mia; in un altro, attraversando in giardino, lei mi ha trovato cadavere; in un altro io dico queste medesime parole, ma sono un errore, un fantasma” (da Il giardino dei sentieri che si biforcano (1941) di Jorge Luis Borges)
Il sito ufficiale di Alcantara per ulteriori informazioni sul tessuto.