Milano. Nel suo spazio dell’Osservatorio -interamente dedicato alla fotografia- la Fondazione Prada presenta la mostra “The touch that made you“, del fotografo norvegese Torbjørn Rødland: 40 fotografie -non chiamateli scatti- e 3 video, che resteranno esposti nei due piani dello spazio della fondazione meneghina sul tetto della centralissima Galleria Vittorio Emanuele II fino al 20 agosto 2018.
Concepita e presentata per la prima volta da Serpentine Galleries di Londra nell’autunno dello scorso anno, la mostra –curata da Hans Ulrich Obrist e Amira Gad, entrambi presenti all’apertura insieme all’artista- unisce una selezione di opere più e meno recenti del fotografo, che vanno dal 1999 al 2016. Il progetto, ricordano i curatori, è stato il primo interamente dedicato alla fotografia per lo spazio espositivo londinese.
Il titolo “The Touch That Made You” rimanda ai processi analogici: il tocco della macchina fotografica, il tocco della luce che colpisce la pellicola, il tocco dei liquidi che scorrono sulla pellicola durante lo sviluppo. Ed è una cosa che collego alla complessità e all’intimità di alcuni soggetti, gli incontri tra due individui o tra oggetti e corpi.
Torbjørn Rødland
L’artista “non scatta fotografie, -ci tiene a precisare Obrist- il suo è tutt’altro che un lavoro che congela il tempo”, le opere continuano nel tempo e soprattutto nello spazio, tanto che possiamo quasi immaginarcele vive. Ognuna delle 40 opere in mostra è una messa in scena ben costruita ed orchestrata, studiata in ogni minimo dettaglio. Nel processo creativo la dimensione del controllo convive comunque con l’imprevedibilità -inevitabile- dell’analogico: il risultato infatti è solo visibile sulla pellicola una volta sviluppata.
Ritratti, nature morte e paesaggi. Rødland riesce ad unire alla chiarezza e all’immediatezza delle immagini commerciali “da studio” uno sguardo poetico e personale, che ipnotizza lo spettatore facendogli continuamente scoprire qualcosa di nuovo su ciò che sta guardando.
>> Conflitti visivi, materiali e fisici. Lo scopo del fotografo è quello di mostrare il potenziale del mezzo fotografico e di “costringere” chi guarda a confrontarsi con quello che ha davanti, anche se può essere disturbante.
I contrasti -e conflitti- non si esauriscono nelle fotografie di Rødland ma continuano nello spazio. I lavori sono esposti su strutture di legno “non finite”, davanti lisce e sul retro grezze; dei micro-ambienti che creano un’atmosfera more intimate rispetto alla mostra della Serpentine, nelle parole di Hans Ulrich Obrist.
“Queste opere non sono semplicemente state prese, impacchettate, spedite e messe in un’altra sede”, ci tiene a precisare il curatore nel suo discorso introduttivo. Rispetto alla mostra di Londra, infatti, quella riproposta dalla Fondazione Prada non risulta una semplice “copia” ma un ampliamento, scagliandosi contro l’incessante globalizzazione che di recente sembra colpire e affliggere anche -e purtroppo- il mondo dell’arte e delle esposizioni.
Il lavoro di Torbjørn Rødland inoltre, sempre secondo Obrist, rappresenta al meglio il “credo” del progetto multidisciplinare portato avanti da Serpentine Galleries che mira a “capire il corso e le forze che colpiscono le arti visuali tramite un costante confronto con quello che accade intorno ad esse”. Il fotografo riesce a fondere in un certo modo tutte le discipline che concorrono oggi a formare quella che è la cultura: design, moda, architettura e -perchè no- anche le celebrities, con la foto dell’ereditiera Paris Hilton con i suoi cani.
Torbjørn Rødland – The Touch That Made You
5 aprile – 20 agosto 2018
Galleria Vittorio Emanuele II – Milano