Costruzione e frantumazione, tensione dialettica tra utopia e distopia. Una selezione di fotografie e video di artisti italiani e internazionali. Un dialogo serrato tra immagini create per differenti scopi – raccontare a caldo l’attualità politica, riflettere a freddo su fallimenti e cambiamenti, eredità e prospettive – che dà vita a un confronto tra pratiche fotografiche apparentemente contrastanti eppure profondamente connesse.
Alla Galleria Civica di Modena va in scena “A cosa serve l’utopia”. Per la cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, la mostra è realizzata da “Fondazione Modena Arti Visive” nell’ambito del festival “Fotografia Europea” di Reggio Emilia dedicato per l’ anno 2018 al tema “Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie.”
Il titolo della mostra è offerto da Eduardo Galeano (1940 – 2015), scrittore uruguaiano che nel suo “Parole in cammino” descrive l’utopia come un orizzonte mai raggiungibile, che si allontana da noi di tanti passi quanti ne facciamo. Chiedendosi “a cosa serve l’ utopia”, si risponde “a camminare”.
Le opere delle collezioni modenesi – gestite da “Fondazione Modena Arti Visive” e appartenenti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e al Comune di Modena/Galleria Civica, grazie alla donazione della raccolta dell’artista e fotografo modenese Franco Fontana – sono poste in dialogo con una serie di immagini scelte dagli archivi della Magnum, la prestigiosa agenzia fondata a New York e Parigi nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e David Chim Seymour. Le fotografie Magnum, stampate su grande formato, ritraggono attraverso l’occhio di celebri fotoreporter come Abbas, Bruno Barbey, Ian Berry e Alex Majoli, momenti culminanti di rivolta divenuti iconici nell’ immaginario collettivo, come il sessantotto a Parigi e Tokyo, la caduta del Muro di Berlino nel 1989, oppure il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti negli anni sessanta fino alla Primavera araba.
Il percorso espositivo inizia con uno scatto emblematico del 1968 in cui studenti parigini, fotografati da Bruno Barbey si passano di mano in mano dei sampietrini. Segue “Omaggio ad Artaud” di Franco Vaccari, celebrazione del potere dell’ invenzione linguistica capace di far immaginare ciò che non esiste, e prosegue con alcune immagini evocative dell’utopia comunista: dopo la gigantografia di Lenin fotografata da Mario De Biasi a Leningrado (1972), appare l’immagine creata dal rumeno Josif Király di alcuni ragazzi che nel 2006 passano il tempo libero seduti su una statua abbattuta del leader sovietico. Piazza San Venceslao a Praga nel 1968, fotografata da Ian Berry e gremita di giovani che si ribellavano all’occupazione russa, fa da contraltare alle opere che mostrano la sorte beffarda che subiscono talvolta le icone delle rivoluzioni: è il caso della serie “Animal Farm” (2007) della ceca Swetlana Heger, che mostra sculture di animali presenti nei parchi di Berlino le quali, secondo le informazioni raccolte dall’artista, sarebbero state realizzate con il bronzo della monumentale statua di Stalin rimossa nel 1961 dalla Karl-Marx-Allee; oppure di “Sale of Dictatorship” (1997-2000) dello slavo Mladen Stilnović, in cui i ritratti di Tito passano dalle vetrine dei negozi alle bancarelle dei mercatini di memorabilia.
Si prosegue con alcune immagini riferite al Medioriente e ai suoi conflitti mai sanati: da quello iraniano con la rivoluzione khomeinista, testimoniata da uno scatto di Abbas nel 1978 e la rilettura fatta in “Rock, Paper, Scissors” (2009) da Jinoos Taghizadeh – che marca l’enorme distanza che separa speranze di cambiamento e realtà – al conflitto israelo-palestinese, evocato dalle torri militari di avvistamento presenti in Cisgiordania che Taysir Batniji ha chiesto di documentare clandestinamente a un fotografo palestinese (2008), fino alle lettere che un detenuto libanese, imprigionato durante l’occupazione israeliana nel Libano meridionale, ha inviato dal carcere ai suoi cari e che Akram Zaatari ha fotografato nel lavoro “Books of letters from family and friends” (2007). Completa questo gruppo di opere uno scatto di Charles Steele-Perkins che racconta proprio quei disordini del 1982.
La difesa della memoria storica intesa non solo come un omaggio alle vittime delle ingiustizie passate, ma anche come un atto di resistenza contro quelle future, è presente nella ricerca condotta in Cile da Patrick Zachmann sui luoghi teatro dei crimini del regime di Pinochet. Una serie di ritratti (tra gli altri di Francesco Jodice, Luis Poirot, Melina Mulas) incarnano altrettante e diverse forme di resistenza attive e passive, che si oppongono a brutali repressioni, forme di segregazione o controllo sociale in Tibet, come in Giappone o in Tunisia. Due fotografie del 1963 di Leonard Freed rappresentano il sogno di uguaglianza del movimento per i diritti civili in America. Il breve video dell’artista di origini peruviane Ishmael Randall Weeks rende onore, con una poetica metafora, a chi lotta per non cadere. Le opere di Filippo Minelli e del collettivo Zelle Asphaltkultur, pur frutto di azioni artistiche assai differenti (l’innesco di fumogeni colorati in contesti naturali idilliaci il primo, la realizzazione illegale di grafiche di esplosioni su vagoni ferroviari il secondo), sfruttano l’immaginario comune legato ai disordini e alla violenza per riflettere sul senso che esso assume nel mondo contemporaneo. La mostra si chiude con una delle utopie oggi più diffuse, quella pacifista, che proietta sull’intera comunità umana il sogno dell’assenza di conflitto e di una fratellanza universale. Il video di Yael Bartana, “A Declaration” (2006), in cui un uomo a bordo di un’imbarcazione approda su uno scoglio dove campeggia una bandiera israeliana e la sostituisce con un albero di ulivo, sembra indicarci ciò che è necessario per perseguire questo ideale: visionarietà, coraggio, simboli condivisi, poesia.
Informazioni utili
A cosa serve l’utopia,
a cura di Chiara Dall’ Olio e Daniele De Luigi
Galleria Civica di Modena
Sale superiori, Palazzo Santa Margherita
Corso Canalgrande 103 – Modena
28 aprile – 22 luglio 2018
Inaugurazione 27 aprile 2018, ore 18
Press preview 27 aprile 2018, ore 11
In collaborazione con Fotografia Europea, Magnum Photos e Contrasto
Orari di apertura
Mercoledì-venerdì, 10.30-13 / 16-19
Sabato, domenica e festivi, 10.30-19
Apertura straordinaria e gratuita
Sabato 19 maggio 2018, 19-24, in occasione della manifestazione Nessun Dorma
Ingresso
Intero: 6 € | Ridotto: 4 €
Ingresso ridotto a fronte della presentazione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea. Con il biglietto di ingresso alla mostra “A cosa serve l’utopia” si potrà usufruire di una riduzione del biglietto di ingresso a Fotografia Europea, da 15 € a 12 €.
Per tutte le riduzioni, convenzioni e gratuità, visitare il sito: https://www.comune.modena.it/galleria/mostre/a-cosa-serve-lutopia
Da aprile a luglio 2018 col biglietto da 6 € è possibile visitare tutte le mostre organizzate da “Fondazione Modena Arti Visive”
Informazioni
tel. +39 059 2032911/2032940 – fax +39 059 2032932
www.galleriacivicadimodena.it