Nudi al Museo? ‘Perchè no?’ affermano i naturisti che il 5 maggio hanno visitato il Palais de Tokio di Parigi completamente nudi. Secondo voi l’arte ha davvero bisogno di simili iniziative?
Dopo i rinfreschi di nozze , le lezioni di yoga, la caccia ai Pokemon e gli immancabili angoli selfie, la visita nudista al Museo con tanto di ripresa video non poteva di certo mancare. E non si tratta nemmeno di una novità in Europa, anche se è la prima volta che accade in Francia e con una risonanza social e mediatica di tutto rispetto.
Il 5 maggio il Palais de Tokio di Parigi, in collaborazione con l’ANP (Association des Naturistes de Paris), ha permesso agli amanti del naturismo di visitare il museo e in particolare una mostra dal titolo ‘Discorde, fille de la nuit’ che parla dell’impatto della storia e della guerra sull’arte moderna.
L’unica limitazione era quella di iscriversi per tempo attraverso l’ANP o un link dello stesso Museo. La visita infatti era gratuita ma i 150 posti erano riservati agli iscritti.
L’evento è stato anche lanciato molti giorni prima su fb dall’ANP . “Fate di questa giornata un momento storico della nostra Capitale” riportava la descrizione della rassegna.
Gli amanti del naturismo parigini non se lo sono fatto ripetere due volte. I posti disponibili sono andati esauriti in breve tempo e il giornale ‘Le Parisien‘ ha descritto l’iniziativa come ‘un grande successo’.
La visita guidata è stata organizzata prima del normale orario di apertura del Museo per evitare di urtare la sensibilità degli altri visitatori . Quindi, lasciati i loro vestiti nel guardaroba, i nudisti si sono goduti entusiasti la loro visita – è il caso di dirlo – in ‘totale libertà’.
Alla fine della visita i commenti sono stati tutti positivi anche se alcuni naturisti hanno ammesso che i grandi spazi del museo gli hanno creato un minimo senso di ‘vulnerabilità’.
Non c’è dubbio che l’iniziativa, ripresa mediaticamente in tutto il mondo, rappresenti una grande opportunità per le varie associazioni di naturisti sparse un po’ ovunque.
Il legittimo dubbio è se lo stesso valga per i musei.