La direttrice è sotto processo per “assenteismo”: avrebbe frequentato una palestra in orario d’ufficio. Ma un direttore di un grande museo dovrebbe essere valutato sui risultati, non certo sul rispetto di un ridicolo orario
Se ne è parlato molto in queste settimane, noi avevamo scelto di restare ad osservare per cercare di capire gli sviluppi della questione. Riassumendo in poche parole: Anna Coliva, direttrice a Roma della Galleria Borghese, un museo che sotto la sua guida ha accumulato un successo dietro l’altro, culturali quanto economici, è stata sospesa dalla sua funzione in quanto accusata di assenteismo e frode. Una segnalazione, ovviamente anonima, avrebbe documentato che la direttrice in diverse occasioni si sarebbe allontanata dal posto di lavoro in orario di ufficio per altri impegni, fra i quali la frequentazione di una palestra. Il Ministero dei Beni Culturali ha aperto un’indagine e sospeso Coliva senza salario, e un giudice ha detto che andrà processata con le accuse di assenteismo e frode di denaro pubblico.
Ora: non sta certo a un organo di stampa difendere un funzionario pubblico prima degli esiti di un’indagine a suo carico. Eppure, chi come noi conosce i meccanismi di funzionamento di un grande museo, sa bene che l’impegno di un direttore non ha pressoché orari, sa bene che è ridicolo solo pensare di legarne l’impegno al rispetto delle classiche otto ore di un dipendente pubblico, visto che siamo certi che le ore di palestra giornaliere saranno state ampiamente bilanciate da molte ore dedicate al lavoro di sera o anche di notte. E siamo anche certi che se lei ha frequentato la palestra di giorno, è stato perché sicuramente non riusciva a farlo – come il resto del mondo – di sera, visto che di sera certamente aveva molti impegni legati al suo lavoro, legati alla promozione e alla costruzione di relazioni funzionali al perfetto funzionamento del suo museo.
E comunque – come accade a livello internazionale – l’operato di un direttore tanto prestigioso andrebbe valutato sui risultati, non certo sul rispetto di un “medievale” orario d’ufficio. E sui risultati la Coliva è decisamente inattaccabile: se è vero che solo la mostra appena conclusa di Bernini ha portato 2,5 milioni di euro nelle casse del museo. Ora, a difesa della direttrice, è comparsa una petizione sulla piattaforma change.org, che in pochi giorni ha raccolto oltre 1.100 firme: “chiediamo al ministro italiano della Cultura di riconsiderare queste accuse“, si legge nella petizione. “Nel corso del suo mandato di 12 anni, Coliva ha raccolto fondi per oltre 12 milioni di euro, tra i molti altri risultati monetari e non monetari realizzati a favore della comunità italiana“. Chiedendo poi “la revoca immediata” della sospensione, in attesa dell’esito del processo penale.
La petizione sulla piattaforma change.org
4 Commenti
Would be interesting to know who throw the first stone in this case. Try to get an official when there is a game in football.
I have tried.
Il reato contestato risale al 2014, quando la Coliva era semplice funzionario. Giustissimo che sia stata sospesa per le sue furbate. Potrei raccontare molto su questo personaggio… Ma mi astengo in questa sede per carità di patria.
Mi sembra esagerato
In merito all’articolo su Anna Coliva: se ha fatto qualcosa nel suo diritto non vedo come possa essere stata sospesa e possa essere condannata;se invece non era suo diritto ,visto che risultava in orario di ufficio,é giusto che sia sospesa come accade a chiunque altro. La professionalità e la dedizione al proprio lavoro si misurano anche da questo,non solo dai fondi raccolti o dalle migliaia di visitatori che visitano una mostra,peraltro su Bernini,genio indiscusso il cui nome basta a richiamare folle senza il minimo sforzo.Si può discutere sull’opportunità dell’orario”medievale”ma se é in vigore chiunque é chiamato a rispettarlo. Si tratta di rispetto della legge ma anche di integrità morale.