Grande artista, grande insegnante e grande essere umano, Carrino ha fondato una metodologia partecipativa piuttosto rara nella scultura. Un’arte capace di mettersi in gioco con la società
Mi costa molto scrivere queste righe, Nicola per me è stato l’incontro fondamentale della vita. Cosa significhi questo, lo comprende soltanto chi ha avuto la fortuna di avere incontri fondamentali, incontri che ampliano la mente, incontri che spalancano il cuore, che cambiano la percezione del mondo. Nicola Carrino ha istituito un criterio di “Scultura Costruita” anticipando le più riconosciute correnti minimaliste, e le esperienze del Gruppo Uno restano una pietra miliare nella storia della ricerca in arte. Grande artista, grande insegnante e grande essere umano, ha fondato una metodologia partecipativa piuttosto rara nella scultura, protagonista già dagli anni ‘60 e ‘70, ha scavalcato l’orrore postmoderno con la geometria dimostrando al mondo che la geometria, la forma, il progetto, il processo, sono materializzazioni della Democrazia opposte a ispirazioni divine e celebrazioni del potere.
“Negli anni ’60, dopo l’afflato romantico dell’informale è la ricerca di una possibile razionalità a richiedere per l’arte una diversa autonomia e oggettività, un porsi al di fuori…”. Questo scriveva Carrino nel suo testo dal titoli Scultura e intervento urbano, pubblicato su Arti Visive nell’aprile-settembre 1998. Questa razionalità è la stessa che l’ha sempre guidato nei suoi passi: la fede per un’arte capace di mettersi in gioco con la società, per un’arte politicamente impegnata, per un’arte capace di dialogare alla pari con l’architettura e con le altre arti. Grazie e addio.
Massimo Mazzone