Lutz e Guggisberg raccontano in esclusiva ad Artslife la loro prima personale in Italia, Il giardino alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia. Un giardino che si crea e si distrugge popolato di macerie e interventi, della natura, dell’uomo. Assembramenti di oggetti di recupero. Agglomerati di pittura. Il progetto del duo di artisti svizzeri, visitabile fino al 30 dicembre prossimo, testimonia come la rottura violenta di un ordine costituito porti all’affermazione della natura come forza irriducibile e inesorabilmente più potente dell’uomo. Un percorso che si sviluppa in cinque sale e presenta oltre trenta opere, tra installazioni e fotografie. Tra ironia e paradosso. Un giardino denso di simboli e significati. Di segni, più o meno liberi, più o meno ponderati, diretta conseguenza del passaggio della natura, del passaggio dell’uomo. Chiassoso e silenzioso, contemporaneamente contenuto e contenitore: il “giardino” di Lutz e Guggisberg. Dal suddetto topos cominciamo la nostra intervista.
Partiamo dal titolo: “Il giardino”, le motivazioni della scelta.
Il titolo va inteso nella sua accezione metaforica. Il giardino può rappresentare l’intera superficie terrestre, influenzata dall’uomo e dalle attività che svolge nell’ambiente. Dall’agricoltura al giardinaggio, senza dimenticare le attività industriali, l’edilizia e le infrastrutture stradali che costituiscono il substrato di “civilizzazione” che sta ricoprendo la terra intera.
In che modo questo soggetto si lega alla vostra ricerca artistica?
Questo progetto nasce in stretta connessione con molti dei nostri lavori passati. Siamo sempre stati interessati ed attratti dalle affinità e dalle connessioni che si instaurano tra natura e cultura.
Installazioni e fotografie con interventi pittorici. In che modo le opere dialogano e si relazionano? Che tipo di materiali compongono le installazioni?
L’idea di utilizzare vari tipi di materiali riciclati è un aspetto centrale sia nei dipinti che nelle installazioni/sculture. Abbiamo raccolto i materiali da diversi magazzini di Reggio Emilia e con questi abbiamo creato le nostre sculture. Abbiamo scoperto un giardino trasandato nei pressi del nostro studio di Zurigo e abbiamo pensato di continuare una specie di lavoro di giardinaggio attraverso scatti del giardino stesso.
Gli interventi sulle fotografie rappresentano una realtà “ultra-fotografica”. Quale realtà “altra” vogliono rappresentare?
Le modifiche alle foto non sono realizzate attraverso Photoshop, ma con l’utilizzo di colore e pennello. Riteniamo che le foto, più che i dipinti, rappresentino una realtà fotografica oggettiva. Gli strati e i motivi decorativi del dipinto rappresentano meglio il mondo della fantasia, di legami fantastici e impossibili, di giochi assurdi e copie di ciò che già esiste. Ci piace definirlo un copia e incolla.
Fino a metà giugno in città si tiene il Festival Fotografia Europea 2018, tema: “Rivoluzioni, Ribellioni, cambiamenti, utopie.” Nelle fotografie cabine, attrezzi da lavoro, tavoli, sedie, tubi di gomma e altri oggetti sono ribaltati da una presumibile catastrofe naturale o dall’intervento dell’uomo. Quale rivoluzione o cambiamento evocano (per collegarsi al tema del festival)?
Non evocano tanto una rivoluzione, piuttosto una continuazione evolutiva di cosa è successo nel tempo. L’essere umano scava sulla superficie della terra in una riorganizzazione senza fine di materiali ed oggetti che erano già li…
Come può l’arte inserirsi nella dialettica uomo-natura (catastrofe naturale e processo di distruzione violenta da parte dell’uomo)?
L’arte riesce a mostrare che dopo ogni apocalisse può esserci un nuovo inizio.
“Il giardino” potrà avere un’ulteriore evoluzione?
Nessun dubbio su questo, ci saranno sempre cose che continuano a crescere…
A giugno sarà pubblicato un libro d’artista con tutte le fotografie in esposizione e un testo del geografo Matteo Meschiari. Che tipo di libro si tratta?
Ci stiamo ancora lavorando su. Il libro cerca solo di spiegare la storia del progetto in modo informativo.
Com’è articolato e che dialogo si instaura tra i vostri lavori e il saggio del geografo?
Abbiamo già letto il suo testo e ci piace molto! É di ampio respiro, dà uno sguardo al mondo antico e poi ritorna alla fantascienza. Ma non vogliamo spifferare troppo!
Uno dei vostri lavori più importanti è Bibliothek, una biblioteca in continua crescita costituita da centinaia di libri immaginari. Di cosa si tratta e che sviluppi ha avuto e/o potrà avere?
É una biblioteca immaginaria, una montagna di conoscenza, di storia su cui stare seduti e riflettere. Libri di legno fittizi con titoli, autori, trafiletti inventati e grafiche installate su di essi che in un certo senso simulano i libri reali, siano essi di letteratura, arte, storie vere, riviste e così via.
L’articolo è scritto dall’autrice sopracitata -Isotta Armenise- e da Marco Lo Presti
Informazioni utili
Lutz & Guggisberg – il giardino
Collezione Maramotti, via Fratelli Cervi 66, 42124 Reggio Emilia
Dal 22 aprile al 30 dicembre 2018
Accompagna la mostra un libro d’artista che raccoglie tutte le fotografie in esposizione.
Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: dall’1 al 25 agosto, 1° novembre
Tel. +39 0522 382484