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Alberto Bonisoli ministro? “Milanese, smart, ambizioso”. Le reazioni della stampa

Alberto Bonisoli Alberto Bonisoli
Alberto Bonisoli
Alberto Bonisoli

Quell’“incontro casuale” con Di Maio che ha portato il direttore della Naba alla poltrona del Mibact. E poi la questione ancora indefinita della materia Turismo al centro dell’attenzione della stampa italiana

Curiosità: l’incontro con Di Maio, poi evidentemente diventato decisivo per lo sviluppo della carriera politica di Bonisoli, è stato casuale. Alberto si trovava al ministero e nella stanza accanto c’era quello che sarebbe diventato il leader politico del Movimento. Si sono incrociati, ne è scaturita una conversazione ed è sorto un interesse immediato. Capace di innescare prima una frequentazione abituale e di portare poi alla candidatura e, adesso, al ministero”. L’aneddoto lo riferisce La Provincia di Cremona, particolarmente attenta dato che il neoministro dei Beni Culturali è de quelle parti che risiede: e l’idea di un ruolo così importante scaturito da un “incontro casuale” risalente a pochi mesi fa non depone propriamente a favore della scelta del nuovo governo giallo-verde. Ma ovviamente ogni giudizio è decisamente prematuro: e anche la stampa italiana rimane sulle generali sul tema, in attesa che ci siano dichiarazioni o note programmatiche sulla quali riflettere. Sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella torna al contratto firmato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, notando che nonostante vi si asserisse che “Un Paese come l’Italia non può non avere un ministero del Turismo”, all’atto pratico il dicastero dedicato non esiste, ma le competenze paiono assegnate a ben due ministeri. “Il primo, dice il sito ufficiale del Mibact, è ufficialmente Alberto Bonisoli che venerdì ha giurato nelle mani del capo dello Stato come ‘Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo’”, mentre “Il secondo, stando agli accordi presi tra grillini e leghisti (non in streaming, ovvio…) è Gian Marco Centinaio, che si è visto assegnare il dicastero dell’Agricoltura amatissimo dai padani ma che rivendica anche la delega, appunto, al turismo”. “Ma l’accoppiata agricoltura e turismo?”, si domanda Stella. “Meglio puntare sul culatello e le orecchiette invece che su Giotto e Donatello? Mah…”.

Alberto Bonisoli durante il giuramento (foto Pickline)
Alberto Bonisoli durante il giuramento (foto Pickline)

Anche La Repubblica sceglie un taglio trasversale, notando – sempre in riferimento al contratto – che “il programma Turismo è lungo il doppio di quello Cultura, come a dire che il primo vince sempre, ma che ha bisogno del secondo”. Per poi notare un’altra possibile “deriva” che Bonisoli potrebbe imprimere al Mibact: “Moda e design peraltro sono nel cuore del ministro, non fosse che per via della Naba, nata negli anni Ottanta per sfidare la vecchia Accademia di Brera su terreni più moderni, e attualmente alla ricerca di un nuovo direttore, possibilmente altrettanto ‘milanese’ e smart di Bonisoli ora pronto a buttarsi in ‘una sfida complessa’ (parole sue), ma l’uomo è ambizioso, oltre che bocconiano”. Riportando in proposito le parole di Carlo Capasa, presidente della Camera della moda, che spera che “Bonisoli sensibilizzi Di Maio sull’importanza del nostro settore, che è la seconda industria italiana dopo l’automotive”. È ancora La Provincia di Cremona a riprendere uno dei pochi spunti programmatici offerti finora dal neoministro, ovvero l’impegno “a portare gli investimenti per il patrimonio culturale almeno all’uno per cento del Pil, se non oltre”. Come? “Attraverso azioni per la tutela, la digitalizzazione del patrimonio e una cultura diffusa sul territorio, in particolare nelle periferie”: che per ora sono belle parole, ma abbastanza vuote ed astratte. Per il turismo, Bonisoli pensa ad una “promozione più forte all’estero” e “ad un maggiore ‘coordinamento centrale’”, puntando “su turismo di qualità”, ma anche sulla “accoglienza degli studenti stranieri, che poi, tornando in patria, sono i nostri migliori ambasciatori”. Ma all’1% come ci si arriva? Per ora non si sa…

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