Print Friendly and PDF

Resoconto MIA 2012 – Milan Image Art Fair

MIA – Milan Image Art Fair
MILANO – Superstudio Più, DAL 4 AL 6 MAGGIO 2012

_________________________

È TUTTA “MIA” LA CITTÀ

 

PAOLO VENTURA , E finalmente con il pugnale e la bomba mandò l’Austriaco nella tomba dalla serie Il Pittore Futurista, 2012 © Paolo Ventura – Edizioni SDC03, Venezia

 

Da perfetta neofita, appena imparaticcia in merito a storia della fotografia, tecniche fotografiche (oggi – pare – l’ultima spiaggia di antichi maestri, ciò che ancora declina – a torto o a ragione – le sorti del buon gusto o quantomeno del “saper fare” in un’arte che si è concessa poco rispetto ad altre alla modernità cavalcante) e persino sulle precipue qualità dei protagonisti, sotto piogge tanto attese (e ora sovrabbondanti) in una Milano riarsa per mesi non solo da siccità meteorologica, mi dirigo con diligenza e umiltà verso MIA (Milan Image Art Fair 2012), la fiera d’arte fotografica che si sostiene essere fra le più rappresentative in Europa.

Il sito è l’ormai consueto da grande spolvero “Superstudio Più” di Via Tortona, il quale, tuttavia, questa volta, non pare così ben apparecchiato come logica, buon senso e, soprattutto, occasione vorrebbero. Oltre a ciò, e non da ultimo, il biglietto d’ingresso a 15 euro è, letteralmente, uno scandalo. Eppure…

Decido di inviare questo commento a fiera conclusa perché trattasi di una riflessione sugli esiti (che nelle ultimissime ore dell’ultimo giorno sembrano più sinceri e meno mediati da una freschezza ormai scomparsa sul volto degli astanti), sulle finalità e sulla necessità di mettere in risalto ancor più quest’occasione di importante incontro con la cultura dell’arte mercanteggiata. La quale arte “mercanteggiata” sarà – a ben pensare – forse quella che resterà da godere, se i tagli alle mostre e alle attività museali e i calendari culturali, questi sì, impostati secondo le idee (quando va bene) o i capricci (più spesso) del miglior offerente, procederanno imperterriti nell’impoverimento dei cerebri cittadini depressi da una crisi non più solo economica, ma anche morale del nostro Paese.

Il dedalo degli stands è cosa impossibile a districarsi.

Nessun “urbanista” ha preso in considerazione la possibilità di ben organizzare lo spazio, reso intricato e contorto dall’estrema parcellizzazione delle gallerie, che spesso sono raggrumate in semplici corners o frammentate in sezioni anche distanti fra loro. Non c’è alcuna ragione per giustificare questa assurdità. Talché il giro, già di per sé senza molto senso, non ne acquista uno neppure procedendo nella visita. Il rischio, lamentato da moltissimi espositori, è che alcune gallerie non siano neppure raggiunte dal pubblico. E poiché il medium fotografico tende ad un’inevitabile omologazione percettiva (l’occhio avverte solo “quadri” perlopiù di soggetto architettonico, naturalistico o ritrattistico), non si trovano punti di riferimento e ci si perde nel labirinto senza indicazioni.

Il dictat principale dell’organizzazione consiste nel divieto alle gallerie di esibire lo “storico”: grave errore che priva di un importante strumento di comprensione i moltissimi (e legittimi) curiosi attratti da un’arte più godibile di certe perversioni visuali contemporanee, cosicché costoro (così come accade a me) non riescono a tirare le fila di un’evoluzione invece potenzialmente illuminante per gli sviluppi contemporanei (resistono solo pochi casi di forzata contemporaneità: Ghirri o Giacomelli, ad esempio, che in Arte visiva sarebbero, al più, “moderni”).

Eppure, proprio in fotografia, la tutto sommato ancor recente origine del genere, lo studio ossessivo ed interessantissimo delle tecniche e la fortuna dei soggetti in determinate epoche costituiscono i pivots su cui impostare con raro rigore disponibile l’analisi e la conoscenza della sua parabola storica. Ma qui c’è solo “contemporaneo” e bisogna anche evitare la ripetizione del Nome per favorire il più possibile la varietà di autori e stili. Il che, di per sé, non è un male; benché a forza di cercare il “nuovo” a tutti i costi, si perde forse un poco di fascino del “consolidato”, talché parrebbe a tratti d’essere in una fiera d’arte come tante in Penisola.

Ma così, grazie al cielo, non è.

Le facce sfinite degli standisti non hanno guizzi. Si mostrano compassate ma non riescono a mascherare l’inevitabile inquietudine di una fiera non positiva, di un venduto non soddisfacente, di una mancanza emblematica del collezionismo migliore malgrado il mercato della fotografia sia ancora immune da sbalzi in negativo o positivo che contraddistinguono altri settori merceologici dell’arte (salvo pochissimi, recenti, casi di notorietà planetaria). Ma, forse, è proprio la formula complessiva di questa fiera, priva di Storia, che è sbagliata e non convince il collezionista più affezionato per cercare freschi adepti in un momento in cui gli adepti – se ve n’è ancora qualcuno da incantare – devono essere solidamente preparati e non solo attratti dal soave richiamo delle Sirene.

Eppure la sala, agréable pour la Jeunesse, è stracolma e non c’è alcun’aria di sbaracco, malgrado siamo allo scadere del tempo concesso.

Farò solo pochi nomi perché anch’io non concedo al consueto (ora inutile) rapporto dettagliato e perché devo capire molto, qui, per dire qualcosa di sensato, fra le davvero tante proposte alcune di notevole interesse altre (non molte, in verità) di ingenuo fervore dopolavoristico.

Fra l’altro (ed è un fatto) la rappresentanza delle gallerie nazionali e internazionali del settore è di ottima caratura (come non accadde, ad esempio in MiArt né in ArteFiera di quest’anno) e assai ampia (mi dicono un poco inferiore nei numeri rispetto all’anno scorso, ma pare essere stata – questa – una notevole miglioria) e ben armata; e ciò che ho visto, nel complesso, mi ha dato l’impressione di un settore vivo, agguerrito e sicuro anche di scelte originali quando non beneficamente controcorrente.

Chiamo subito a rapporto l’operazione davvero interessante del neonato gruppo di editori SDC03 di Venezia che presenta due straordinari libri d’Artista in tiratura limitatissima, ciascuna copia debitamente provvista di immagini fotografiche.

Emerge, per me, il libricino da note di antica computisteria, legato amorevolmente con un leggero nastrino tricolore, de Il Pittore Futurista di Paolo Ventura, triste vicenda di un autentico eroe della Storia d’Italia dei Minori. Il pittore (impersonato dallo stesso Ventura che, per l’occasione, si sottopone a lunghe sedute di trucco e si acconcia con vestiario appositamente confezionato da un noto costumista di Cinecittà), entusiasta seguace del trionfalismo nelle arti e nelle opere propugnato dal Filippo Tommaso, colto da furore guerresco, non esita a lasciare una promettente carriera per contribuire alla pugna contro l’Austriaco. Le immagini lo vedono pronto alla partenza, pronto alla guerra di trincea, pronto al lancio della bomba a mano mentre intorno a lui il crepitio delle armi imperversa, il fango incalza i valorosi, nuvolette di granate scoppiano nell’aria plumbea… L’ultimo dei sette scatti della serie lo coglie di ritorno dalla guerra, l’arto inferiore amputato in combattimento, stentare a trovare un equilibrio più morale che fisico sulle stampelle, mentre, medaglia appuntata al dignitoso bavero, chiede una piccola carità al passante. La carriera artistica inabissatasi nelle ferite dell’anima, nello sguardo perduto e nel corpo martoriato.

Paolo Ventura attraversa la storia dalle poetiche rarefatte e fiabesche con la consueta abilità della contraffazione e della staged photography, che non a caso ha creato la sua fortuna negli USA dove per qualche tempo si è trasferito e dove possiede il maggior mercato (in aumento progressivo anche in Italia, però). Per me, questo libretto d’altri tempi, che contiene i versi di quella che sembra più la cantilena di un cantastorie da organetto che di un celebratore di eroi, è un vero capolavoro. Per ogni copia acquistata, il collezionista sceglierà una delle immagini della serie in grandezza naturale rispetto alla riproduzione contenuta nel libro.

Il secondo libro d’Artista è di Olivo Barbieri che sfodera una nuova tecnica di sfasamento delle immagini in tricromia mantenendo a fuoco un’area limitata del paesaggio (questo, come di consueto) ed esagerando la liricità del colore. Si tratta del complesso volume Site Specific (Istanbul) 11, elegantemente involto in cofanetto prezioso dalla rilegatura in tela per un certo numero di cofanetti in colore blu e per altri in rosso. La pubblicazione presenta ad incipit i particolari delle dodici immagini della serie che solo più avanti saranno svolte per intero (anche aprendo fogli congiunti in verticale per dispiegare lo scatto…). E’ un’opera impegnativa sia per la ricchezza dell’edizione sia per la qualità della serie, particolarmente riuscita, direi, anche fra le altre Site Specific 11. Nota ulteriore: i volumi rilegati in blu contengono un’immagine della Istanbul moderna, quelli rilegati in rosso della Istanbul storica. Magnifica l’inquadratura con la torre di Galata posta centralmente, mentre le fitte linee verticali di case, casette palazzi e – sullo sfondo – grattacieli si sfaldano in sfavillanti tracce tricomposte.

Segnalo la svizzera (da Basilea) Galerie Eulenspiegel e il suo ottimo patròn Gregor Muntwiler, il cui occhio è allenato all’arte contemporanea (e si vede) e percepisce il sentore del nuovo corso della fotografia con un gusto che però non indulge nelle mode così frequenti nel comparto dell’arte visiva. E’ un buon esempio di “nuovo” nell’alveo pur importante della tecnica più raffinata e inappuntabile a cui tanto tengono i collezionisti del settore. Lo stand è occupato da una personale del fotografo reggiano Fabrizio Ceccardi, Out of Eden, edita nel 2012, che ha richiesto due anni fra lavoro in studio e viaggi.

Le immagini rarefatte (dalla tecnica eccellente e scuola di notevolissimo livello) e sospese in uno spazio ignoto e indecifrabile appartengono a un “passaggio” di Civiltà o di Natura: qualcuno compì un disastro, intervenne a mutare l’esistente in modo terribile attraverso secoli di lavorìo o attimi di oltraggio, seminando morte e distruzione o pace inattaccabile almeno sino ad altri, prevedibili, passaggi. Il viaggio appartiene alle cose della Natura che cambia e porta con sé il cambiamento nei manufatti che l’uomo ha inserito o lascia uno scampo inatteso all’estraneo (naturale o artificiale che sia). Ma, aldilà di queste filosofiche ostentazioni di consapevolezza poetica, le immagini sono bellissime, svolte nella più pura luce dell’assenza e frutto di una nuova chiave di lettura relativa allo studio della luce che è congeniale all’artista da sempre. Ogni scatto, di dimensione cm. 110×93, è proposto a 2.900 €. Fantastica, per me, l’orrida quiete delle foreste calcinate da trombe d’aria o tsunami (Out of Eden III)…

Il secondo artista presentato da Muntwiler è il mirandolese Raffaello De Vito che sceglie l’impatto della denuncia politica in Nero Pinocchio, una serie che racconta le traversìe di un “burattino nero” alle prese con ogni specie di moderno sopruso sulla falsa riga – allucinata – di una processione collodiana. La metafora si evince con chiarezza nelle stampe lambda su carta verniciata lucida e alluminio di Guantanamo (2005/2011, in edizione di 7) o Carabiniere Dx (2011) e risulta ancor più straniante il contrasto fra l’impostazione esteticamente impeccabile e la ricerca del Bello con i contenuti di violenza esplicita sino all’estremo.

Ancora da Muntwiler trova proficuo asilo Iris Hutegger, di Schladming, che lavora con tecnica singolare: le sue fotografie di paesaggi montuosi o foreste in totale bicromia (b/n, tutte copie uniche, denominate LS indi numerate sequenzialmente) subiscono delle ferite inferte dall’intervento di sovraricamo a fili colorati di alcune sezioni. Del resto, l’artista di origine austriaca si dichiara scultrice: riprende gli scatti con tecnica analogica su negativi di colore e ingrandisce in secondo tempo le immagini su carta fotografica in bianco e nero. Quindi opera una “scelta di campo” (è il caso di dirlo) cucendo a macchina intricate tessiture o ragnatele colorate che focalizzano un settore rendendolo più prezioso di altri nel contesto ottico complessivo. Accentuando, così, la finzione dell’intervento arbitrario contestuale per la comprensione dell’opera, che non rappresenta più un paesaggio, ma un’idea di paesaggio, una manipolazione di paesaggio attraverso l’arte. Molto bello l’esemplare LS-Nr.: 1111-8, dove la montagna che digrada verso un lago alpino esalta i propri contorni attraverso una tramatura di “vene” rosse e verdi che sembra risalgano dalle profondità delle acque a occupare lo spazio vitale della roccia.

Terza segnalazione, dovuta alla maestrìa del fotografo parigino Christian Lebrat ospitato dall’eccellente Galleria Martini & Ronchetti di Genova. La serie presentata in fiera – davvero notevole – è pressoché tutta relativa alla mostra Rubans Photographiques del Novembre scorso e rappresenta scatti a sequenza continua (di una qualità estetica a dir poco sontuosa) di particolari architettonici di Genova, Parigi o New York. Lo strabiliante nitore delle diverse inquadrature singolarmente riprese e poi montate a seguire si deve alla visione (alla perfezione delle angolature e delle prospettive) allenata derivante dalla prima professione di cineasta dell’artista. Le immagini sono montate di modo da lasciar intendere la numerazione in pellicola e hanno dimensioni che variano da cm. 25×120 a 38×120 (queste ultime della serie del 2006 Hitchcock, una rielaborazione personalissima della pellicola Intrigo Internazionale) e sono state concepite ed elaborate fra il 1978 e il 2011. A dir poco magnifica l’opera Haut Fourneau 3 (Gênes-Cornigliano) del 2009, offerta – come le altre di formato cm.25×120 – a 2.500 €. Ma tutte sorprendono per la bellezza e la sapienza del dosaggio di colore e forma, senza mai scadere nella facile impressione del fotogramma a effetto, anzi rassicurando per la qualità e la serietà del lavoro accuratamente scelto fra infinite possibilità di composizione.

La fiera è di ottimo livello, il pubblico è davvero numeroso, le opere di buona scelta, ma chi se ne può accorgere se non vi sono strumenti per acclimatarsi al medium e al genere, per rintracciare un percorso che non sia solo da addetti ai lavori (anch’essi, purtuttavia, in difficoltà), per discernere i generi e i livelli anche con una minima distribuzione logica degli spazi espositivi?

Quante occasioni (economiche e di conoscenza) sono state sprecate a causa di una organizzazione carente che insiste, purtroppo, sulla consueta e atavica atarassia milanese nei confronti dell’arte-da-pasaggio-di-mano (laddove il politico raramente mostra le proprie fattezze perché poco interessato al genere di ancora – per lui – relativo richiamo)?

Eppure AAF, ospitata qui or sono pochi mesi, che ha ancora da competere lungamente per arrivare a una qualità come quella offerta da MIA (qualità che – mi dicono – non ha però raggiunto né i picchi di eccellenza né le nefandezze da fotografo della domenica provvisto di photoshop e studio compiacente dell’anno scorso), riceveva un’attenzione più calorosa, mostrava una capacità all’accoglienza ben più navigata di quella riservata in questi giorni all’arte della Fotografia, il settore artistico che più di ogni altro – oggi – forse non teme pericolosi cedimenti economici e concessioni alle mode, limitato com’è da un mercato dai costi piuttosto contenuti e dalle potenzialità ancora fortemente inespresse.

Milano colpisce ancora?

Cosa potremo fare noi, cittadini, per “colpire” (ie. scuotere) Milano?

________________________________ 

comunicato stampa

Dopo il grande successo di pubblico –più di 15.000 visitatori -, e di vendite della prima edizione, dal 4 al 6 maggio 2012 al Superstudio Più di Milano (via Tortona 27), torna MIA – Milan Image Art Fair, l’appuntamento ideato e diretto da Fabio Castelli riservato alla fotografia e alla video arte.

250 saranno gli espositori – gallerie, fotografi indipendenti, editoria specializzata e fotolaboratori, il 15% in più rispetto al 2011 –, provenienti non solo dall’Italia, ma anche dall’Europa (Austria, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Regno Unito, Russia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Ungheria), dagli USA e dal Sud America, che presenteranno oltre 200 artisti nazionali e internazionali.

MIA Fair nasce conl’obiettivo di distinguersi dal tradizionale schema delle fiere italiane evidenziando il ruolo trasversale che la fotografia ha assunto tra i linguaggi espressivi del sistema dell’arte contemporanea. La sua formula, unica nel panorama fieristico italiano, propone uno stand per ogni artista – ad ogni artista il suo catalogo, offrendo al visitatore la possibilità di vedere più di 200 mostre personali.

La selezione è stata svolta dal comitato scientifico composto da: Studio 3/3 photography projects, studio di ricerca sull’immagine fotografica; Gigliola Foschi, curatrice e giornalista; Elio Grazioli, critico d’arte contemporanea e curatore; Roberto Mutti, curatore e critico fotografico; Enrica Viganò, curatrice, critica fotografica e organizzatrice di eventi legati alla fotografia.

Molte sono le novità di MIA Fair 2012: al ricco programma culturale con workshop, incontri, conferenze e alla sezione dedicata ai libri d’artista e all’editoria di qualità, si affianca un padiglione interamente riservato alla fotografia fine art di moda dove, alcune tra le più importanti gallerie legate al mondo fashion di Milano, New York e Parigi, proporranno opere di artisti che hanno rivoluzionato le regole di questo particolare genere di arte.

Dopo il grande riscontro del 2011 (il 50% degli autori che si erano presentati in modo autonomo, quest’anno verranno proposti da gallerie,) sarà di nuovo attiva la sezione “Proposta MIA”, all’interno della quale si troveranno i lavori degli artisti che operano senza il supporto di gallerie.

Alla loro prima edizione anche il premio Ferrarelle e il premio BNL – BNP Paribas che, confermando l’interesse degli sponsor nello sviluppo dell’arte contemporanea in Italia, offriranno riconoscimenti ai talenti giunti al MIA Fair 2012 in maniera indipendente, il primo, e rappresentati da gallerie, il secondo.

La presenza di importanti media partner italiani – Corriere della Sera, ViviMilano, Arte, Artribune, Arskey e Exibart – e internazionali come le riviste Eyemazing, Dienacht e Photobook Review (Aperture) testimoniano la qualità del progetto MIA che, realizzato con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano e con il Patronato della Regione Lombardia, gode della collaborazione di alcune delle principali istituzioni culturali cittadine.

La Provincia di Milano e la Regione Lombardia metteranno a frutto le proprie sinergie organizzando mostre nei propri spazi espositivi per fare della città una vetrina aperta sul panorama fotografico contemporaneo e non.

 

Padiglione Fine Art di Moda

La ricca selezione di gallerie presenti a MIA Fair 2012 sarà ampliata da un padiglione riservato alla fotografia di moda in cui esporranno le italiane Admira (Pasquale De Antonis e Ugo Mulas), Aforisma (Piero Gemelli), Archivio Alfa Castaldi; le statunitensi Cristinerose Contemporary Art (Rodney Smith), Danziger Gallery (Andy Warhol e Scott Schuman, fondatore del blog The Sartorialist), Edwynn Houk Gallery (Herb Ritts), Howard Greenberg Gallery (William Klein e Saul Leiter); la parigina Galerie Esther Woerdehoff (Michel Comte) e la viennese Photographers Limited Edition (Albert Watson).

 

Editoria

Il settore editoria di MIA intende offrire ai visitatori della fiera una visione sul mondo del libro fotografico che spazia dalla produzione dei grandi editori alle sperimentazioni delle piccole case editrici indipendenti, dal libro storico alle più raffinate produzioni a tiratura limitata senza escludere le nuove contaminazioni con la sfera del multimediale e l’universo del self-publishing.

Gli editori, le librerie presenti quest’anno al MIA rappresentano un panorama internazionale di alto profilo che vede partecipazioni dall’Olanda al Giappone, dalla Spagna alla Slovacchia, un panorama entro cui spicca una particolare attenzione all’editoria Italiana, non solo erede di una tradizione non abbastanza conosciuta all’estero, ma anche protagonista di una nuova stagione di particolare vitalità.

All’interno di questo contesto grande risalto verrà dato agli aspetti culturali legati al libro fotografico attraverso incontri, presentazioni, book signing ed esposizioni fra cui spicca la mostra dedicata ai 20 migliori dummies (bozze, impaginati),  selezionati a Parigi dalla giuria del Dummy Award all’interno del Kassel Photobook Festival, partner culturale della fiera fin dalla prima edizione.

Qui i nomi delle case editrici e librerie presenti quest’anno a MIA: 0-100 (IT); Alauda Publications (NL); A+M bookstore –edizioni (IT); Atem books (SP); Cross Editions (FR); Danilo Montanari Editore (IT); Editrice Quinlan (IT); Die Nacht (DE); Dirk K.Bakker Books (NL-FR); Edizioni Henry Beyle (IT); Hatje Cantz (DE); HF distribuzione (IT); IF Libri (IT); Libreria Menabò (IT); Little big press corner (IT); Martincigh Libreria Antiquaria (IT); Peliti Associati (IT); Post Editions (NL); Postcart edizioni (IT); Poursuite (FR); Sputnik Editions (SK) S.T. foto libreria galleria e Centro Studi Nediza (IT); Studio Montespecchio (NL – IT); SUPER LABO (JP); Obiettivo Libri (IT); Oodee (UK); Talkinass/Antibtomicpublishing (IT); Valid Photo (SP)

 

Fotolaboratori

La sezione dei fotolaboratori sottolineerà l’impostazione a volte anche didattica della fiera che presenterà la loro attività per far comprendere come le diverse tecniche nella produzione delle opere segua e cerchi di essere coerente ai molteplici linguaggi di espressione artistica dei diversi artisti.

 

Eliott Erwitt, Kids

Lavazza proporrà a MIA 2012 una raffinata selezione di fotografie realizzate da Eliott Erwitt, nella mostra dal titolo Kids. L’iniziativa rivelerà il lato intimo e personale di Erwitt e permetterà di sostenere l’associazione Adisco (che si occupa della raccolta e della ricerca del sangue cordonale per la cura di forme tumorali infantili) attraverso la vendita di questi scatti.

 

Hubertus Hamm e BMW

BMW presenterà, con la curatela dell’Associazione Culturale Maurer Zilioli, le immagini di Hubertus Hamm, il fotografo tedesco che dirige le principali campagne pubblicitarie dell’azienda automobilistica. Il pubblico avrà la possibilità di ammirare le fotografie di Hubertus Hamm prodotte su commissione e quelle che derivano da un progetto puramente artistico.

 

Mostra di Gianfranco Chiavacci (Pistoia, 1936 – 2011)

A Gianfranco Chiavacci (Pistoia, 1936 – 2011), è dedicata la monografica composta da 100 opere.

Chiavacci, durante gli anni ’70, si accosta a un uso non convenzionale della macchina fotografica, elaborando una riflessione tra l’artista stesso e la presenza ineludibile della tecnologia, adottata, quest’ultima, sia come strumento che come oggetto virtuale delle sue opere.

La produzione fotografica di Chiavacci, caratterizzata da oggetti astratti che contengono un carattere bidimensionale, abbraccia non solo riflessioni concettuali sulla processualità fotografica ma anche ricerche sul movimento dell’oggetto nello spazio, sulla dimensionalità, sul colore e sulla definizione di tempo.

 

Mostra di Daniele Pignatelli e Kinky Texas

Durante MIA, un approfondimento sulla video arte sarà garantito anche dalla mostra “Io ed Esso…ergo sum”, curata da Fortunato D’Amico, che presenterà negli spazi ipogei i lavori di Kinki Texas, artista visionario, e Daniele Pignatelli, filmmaker di fama internazionale.

Il percorso raccoglierà un nucleo di video-installazioni: un film-dittico di Daniele Pignatelli dal titolo “Filò” – un tentativo di mettere in sincrono il corpo umano con il moto perpetuo del mare – e il video “Stop Disco Mafia di Kinki Texas, il cui vero nome è Holger Meier”. Accanto ad esso, alcune tele, disegni e frame inediti.

 

Premi

Ferrarelle spa e BNL – BNP Paribas hanno istituito due riconoscimenti per gli artisti presenti. Le Giurie, composte dai membri del comitato scientifico di MIA e da un rappresentate dei due sponsor, avranno il compito di valutare il pregio artistico e l’originalità delle opere in concorso.

Il Premio Ferrarelle, rivolto a tutti gli artisti che espongono i propri lavori nell’ambito della sezione “Proposta MIA 2012”, prevede l’acquisto da parte dell’azienda dell’opera vincitrice per un ammontare di 10 mila Euro

Dal canto suo, il Premio BNL – BNP Paribas riserverà 12 mila Euro ad uno tra gli artisti che esporranno i propri lavori tramite le gallerie.

 

Workshop, incontri e tavole rotonde

Alla sua seconda edizione, MIA 2012, offrirà un cospicuo calendario di incontri, workshop, presentazioni, dibattiti e tavole rotonde che si susseguiranno nelle giornate di manifestazione negli spazi di Superstudio Più.

 

 

MIA Fair – Milan Image Art Fair 2012
Milano, Superstudio Più (Via Tortona, 27)
DAL 4 AL 6 MAGGIO 2012

Info
Segreteria Organizzativa MIA Fair
Via San Vincenzo 22 – 20123 Milano
Tel. / Fax +39.0283241412
info@miafair.it
www.miafair.it

Commenta con Facebook

leave a reply

*