Il celebre antropologo La Cecla affida ad ArtsLife la sua missiva al ministro dei Beni Culturali. Un appello spassionato a preservare quanto “rende un Paese qualcosa al di sopra della barbarie”
Caro Ministro Bonisoli,
mi valgo del fatto che prima di diventare Ministro della Cultura della Nostra Repubblica, Lei abbia dichiarato di essere fiero di dirigere una scuola di Arte e Design come la NABA dove tra gli altri docenti figura anche il mio nome. Mi sento onorato di essere stato da Lei citato anche se non credo di averla mai incontrata di persona a scuola. Ma siamo talmente tanti… Approfitto però di essere stato anche se quasi involontariamente coinvolto per rivolgerLe alcune domande. Sono molto curioso del tipo di contributo che Lei potrà apportare a un’area tanto importante quanto quella che riguarda il nostro Patrimonio visibile e invisibile e soprattutto il Patrimonio di inventività e capacità di Ricerca che il nostro Paese può esprimere. Per questo mi stupisce che come primo gesto per presentarsi Lei abbia scelto quello di fare cosa gradita agli economisti di turno che vedono nella cultura un fronzolo inutile che grava sulle nostre spese. togliere il bonus potrebbe essere un gesto su cui dibattere se non fosse quello con il quale Lei si presenta. Sotto l’egida di chi pensa nel nostro Paese che con la cultura non si mangia. Immagino che Lei sia di ben altro parere, anche perché nulla come le scuole di arte, design, curatela e quanto altro sono diventate delle ottime fabbriche di opportunità economiche e di apertura all’estero della nostra offerta.
Sono molto curioso di capire se dopo questo primo gesto Lei ci onorerà di un qualche programma, anche modesto, ma che ci faccia capire che gli orientamenti del Ministero della Cultura sono davvero mutati. Eravamo stanchi di Franceschini, della Melandri o di quanti altri hanno spocchiosamente gestito la cultura in Italia negli ultimi anni. Io personalmente da questo tipo di gestione mi sono tenuto alla larga perché non mi è consona la retorica trombonista di una certa area che definendosi progressista ha sembrato volersi salvare dalle critiche in merito alla propria qualità e ai propri programmi. La cultura, caro Ministro, sta andando molto indietro nel nostro Paese, e i giovani sono sempre più convinti che essa non serva a nulla, che il lavoro intellettuale sia solo un ghiribizzo per far saltare i nervi a Grillo e fargli scatenare un “fanculo”. Mi auguro che Lei abbia più in stima il lavoro intellettuale di quanto lo avessero i suoi predecessori. Ripeto, Le scrivo perché sono molto curioso di capire quali novità vorrà offrirci e se sarà in ascolto di coloro che in questo Paese alla cultura – come spazio di libertà anzitutto – continuano a crederci. Voglio augurarmi e augurarLe di non venir travolto dalla magnifica vertigine di voler piacere ai tagliatori seriali, a coloro che con l’accetta vogliono sfoltire l’Italia dalla inutilità della formazione dei giovani, dalla inutilità della elaborazione del nostro Patrimonio, dalla inutilità della Ricerca e dalla inutilità della diffusione di arte, letteratura, cinema e di quanto altro rende un Paese qualcosa al di sopra della barbarie.
Con fiducia e trepida attesa,
Franco La Cecla