La Thomas Dane Gallery di Napoli apre le porte alla prima mostra personale di Glenn Ligon in Italia. Fino al 28 luglio 2018.
“Tutto poteva, nella poesia, avere una soluzione” trae spunto dalla poesia di Pier Paolo Pasolini, “Ma era l’Italia, l’Italia nuda e formicolante”, dove il poeta racconta le privazioni e le bramosie che caratterizzavano l’Italia nel periodo del Dopoguerra. Con la sua esposizione, Ligon presenta delle nuove serigrafie di medie e grandi dimensioni raffiguranti lettere astratte, due neon che richiamano il contesto napoletano e quello italiano, e due lavori della sua iconica serie “Stranger”, i cui testi scritti sono stati tratti dal saggio “Stranger in the village” di James Baldwin.
E’ un percorso espositivo che si sviluppa in senso antiorario, ad accogliere i visitatori la scritta in neon “Siete ospiti”, riproduce a grandi lettere blu, uno striscione esposto da un tifoso del calcio Napoli, durante la partita contro il Bologna, nota alle cronache per gli insulti razzisti nei confronti dei partenopei.
L’altra opera, con riferimento al contesto italiano è il neon “Notes for a Poem on the Third World”, che trae ispirazione da un progetto di Pasolini mai realizzato che si sarebbe dovuto girare in altri paesi. Una pellicola di impatto sociale e culturale, come affermò il regista friulano: “alla scoperta dell’altro e soprattutto dell’altrove”.
Ligon realizza un neon tracciando i contorni delle sue mani, focalizzando l’attenzione sul concetto di identità, di uguaglianza sociale, di razza, raccontando le migrazioni e i motivi che hanno portato al cambiamento di paesi come l’Italia, ponendo spunti di riflessione su termini come “appartenenza”, “ospite” e “integrazione”. Nelle sale successive le serigrafie sono caratterizzate da una serie di lettere disposte sulla superficie, incise con inchiostro nero su tela. La loro disposizione è l’esito di un processo creativo che si allontana dai precedenti lavori di Ligon, di una costruzione razionale e ipertestuale dell’opera, di una analisi grammaticale.
Le lettere sono una astratta forma di espressione, la creazione di un nuovo linguaggio e di una nuova grammatica visiva. Nell’arte, come nella scrittura, l’opera ha una sua genesi, si evolve, non arriva a noi come prodotto finito.
In queste serigrafie, le lettere hanno forme diverse, non viene mostrata una descrizione nitida dell’opera, all’osservatore è data la libertà di interpretazione; le lettere, i numeri e l’elaborazione di una immagine sono il punto di partenza dell’azione artistica e diventano una cosa sola.
Di connotazione diversa, sono gli altri lavori dell’artista americano della serie “Stranger” che dialogano con le nuove serigrafie. Il testo, preso dal saggio di Baldwin nel 1953, racconta l’esperienza vissuta dallo scrittore come primo afroamericano che visse in Svizzera.
Osservando l’opera, da un punto di vista estetico, l’immagine del testo di Baldwin rievoca una delle “cancellature” dell’artista italiano Emilio Isgrò, protagonista tra l’altro di una querela con il bassista Roger Waters, ex membro dei Pink Floyd, per aver copiato una delle opere di Isgrò per la locandina del disco “Is This the Life We really Want?”.
E’ ovvio che da un punto di vista concettuale e realizzativo, l’opera di Ligon ha una connotazione completamente diversa dall’artista siciliano. Egli ha usato, colla, carboncino e inchiostro. Nel suo modus operandi l’artista americano evidenzia e oscura il testo e l’immagine, invitando il visitatore ad osservare attentamente la superficie, ponendo una riflessione sulle parole, sulla comunicazione e sui problemi di razza e identità.
Informazioni utili
Glenn Ligon. “Tutto poteva, nella poesia, avere una soluzione”
Thomas Dane Gallery, via Francesco Crispi, 69, 80122 Napoli
Dal 24 aprile al 28 luglio 2018