L’autoritratto entra in una delle collezioni dedicate al Barocco italiano più importanti del mondo e inaugura una nuova politica della National Gallery di Londra nei riguardi dell’arte al femminile
Londra. L’autoritratto di Artemisia Gentileschi come Santa Caterina di Alessandria (1615/1617 circa), entra nella prestigiosa collezione della National Gallery dedicata all’arte italiana del XVII secolo. Venerdì 6 luglio, il museo, tramite comunicato stampa e i propri canali social, ha annunciato di aver acquistato l’opera per 3,6 milioni di sterline grazie all’aiuto di numerosi enti e benefattori, alcuni dei quali hanno preferito rimanere anonimi.
L’autoritratto era rimasto sconosciuto fino allo scorso anno. Per secoli aveva fatto parte della collezione di una famiglia francese e lo scorso dicembre è stato messo all’asta a Parigi e venduto alla cifra di 2.360.600 euro. Il museo non poteva di certo perdere questa occasione, considerato che la sua collezione permanente sul Barocco italiano è una delle più importanti al mondo.
E’ il primo dipinto da parte dell’artista a entrare nella National Gallery – nonostante il soggiorno di Artemisia presso la Corte di Re Carlo I (1638 – 1641) – e si candida a diventare uno dei più importanti della collezione del museo londinese dedicata ai grandi artisti del XVII secolo. Dopo un opportuno intervento conservativo, l’opera potrà essere ammirata dai visitatori accanto alle opere del Caravaggio e del padre di Artemisia, Orazio Gentileschi.
L’opera completerà dunque la prestigiosa collezione dedicata al Barocco italiano ma andrà anche a colmare un’altra lacuna. Infatti, delle migliaia di opere di pittori europei conservati presso la National Gallery, solo poche decine sono state eseguite da donne. L’ingresso trionfante dell’autoritratto di Artemisia è anche il primo, importante tassello di una politica che il museo intende seguire. Come spiega infatti il direttore Gabriele Finaldi :
“Il nostro museo, accoglie la pittura dell’Europa occidentale tra il 1250 e il 1900. Per gran parte di questo periodo alle donne furono negate le opportunità offerte agli uomini, di conseguenza solo un esiguo numero di esse riuscì ad emergere nell’arte della pittura. E’ per questo che le opere di donne artiste di questo periodo sono molto rare rispetto ai lavori dei loro colleghi contemporanei e la nostra collezione riflette questa circostanza storica. Tuttavia, sebbene sia molto più difficile per noi acquistare grandi opere al femminile, la National Gallery collabora assiduamente con le artiste – ultima la collaborazione con Tacita Dean – nell’allestimento delle sue iniziative. Per il futuro abbiamo in serbo entusiasmanti appuntamenti che sveleremo nei prossimi mesi”
Il dipinto risale al periodo del soggiorno fiorentino di Artemisia, uno dei più compiuti della sua attività artistica. Come è noto infatti, l’artista lasciò la nativa Roma in seguito al terribile processo seguito alla violenza subita dal pittore Agostino Tassi. Nell’opera Artemisia si mostra nei panni della martire Santa Caterina d’Alessandria. La sua mano poggia sulla cima di una ruota a spillo rotta. Caterina infatti, fu legata a ruote girevoli costellate di punte e chiodi di ferro.
L’autoritratto come Santa Caterina non è di certo l’unico dipinto in qualche modo autobiografico di Artemisia. Se da un lato la triste storia del processo dello stupro ha oscurato per anni le sue doti di artista, dall’altro non c’è dubbio che la sua storia personale e la sua vicenda artistica sono intimamente intrecciate tra loro. E se non tutti i dipinti rimandano necessariamente alla violenza subita, in qualche modo ricordano la sua vicenda umana al fianco di un padre artista e ambiguo così come alla difficoltà di affermarsi come artista in un mondo per il quale all’inizio lei era solo ‘la colorara‘ ossia, la figlia di Orazio che miscelava per lui i colori.
Ora Artemisia è universalmente considerata una delle figure più rappresentative del Barocco italiano ed è pronta a conquistare tutta l’attenzione che merita in uno dei musei più importanti e visitati al mondo.