L’Invenzione di Caravaggio, il saggio di Roberto Cotroneo che ritrae Longhi e i meccanismi della riscoperta artistica
Caravaggio oggi è universalmente uno degli artisti più amati, da pubblico e critica. Non si contano più mostre, eventi, pubblicazioni e iniziative che grazie al suo nome, e all’immaginario che si porta appresso, vanno incontro a un sicuro successo di pubblico. E poi il cinema e il teatro ancora. Nessuno oggi oserebbe criticare la qualità, l’innovazione e il genio dell’opera del Merisi.
Ma non è sempre stato così, anzi. Il “Fenomeno Caravaggio” è un fenomeno recente. Dopo la sua morte è seguito un breve periodo di fama in cui hanno proliferato copie e copisti (che hanno creato non poca confusione nel catalogo dell’artista), poi il nulla fino all’alba del ‘900. Un’infanzia e un apprendistato presso il Peterzano avvolte nel mistero, una morte precoce, una vita quantomeno avventurosa: Caravaggio dai contemporanei era desiderato e ripudiato, non ebbe bottega né allievi (ma diversi seguaci).
Nicolas Poussin, giunto a Roma quattordici anni dopo la morte di Caravaggio, disse: «Era venuto per distruggere la pittura». Ed era solo uno dei suoi numerosissimi detrattori.
Il Barocco era al tramonto e l’arte si stava avviando verso il rigore del Neoclassicismo: Caravaggio veniva così dimenticato, archiviato: le sue opere iniziano a passare di mano in mano, gli originali si confondevano con le imitazioni e le copie. Spesso la differenza tra autentico e non nemmeno era importante.
È Roberto Longhi che lo ripesca dal dimenticatoio in cui era finito e grazie a un lavoro lungo una vita, partendo dalla sua tesi di laurea dedicata proprio a Caravaggio (un lavoro che nel 1910 era considerato XXXX), lo restituisce alla Storia dell’Arte procurandogli un nuovo ruolo, stavolta di primissimo piano. Con la mostra milanese del 1951 è sancita la sovranità caravaggesca, un punto di non ritorno.
Roberto Cotroneo in questo saggio racconta, tramite suggestioni e aneddoti, la complessità di quei meccanismi che hanno portato il mondo a riappropriarsi della luce, delle ombre e dei colori di Caravaggio.
Un saggio in cui i due protagonisti sembrano inseguirsi in maniera inconsapevole, come due attori su uno stesso palcoscenico teatrale, l’uno opposto all’altro. I conflitti tra Caravaggio e i suoi nemici si riflettono in quelli tra Longhi e i suoi rivali (Bernard Berenson e Lionello Venturi), con la mente corre alle nebbie lombarde e a quelle luci che hanno segnato la formazione di Caravaggio, fino a correre tra le ombre di quella Roma seicentesca dove fasto e miseria convivevano tra loro in una maniera bizzarra e pacifica.
Viene descritto, oltre al lavoro, il carattere di Longhi, il rapporto con la moglie, (in arte) Anna Banti, l’importanza, le difficoltà e le traversie che possono esserci attorno a un expertise, arte in cui Longhi era un vero campione. E il lavoro di ricostruzione Caravaggesca di Longhi è stato come un risalire la corrente, attraverso falsi, contraffazioni, furti (epocale quello della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi nel 1969 dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo), vendite incaute e divergenze con colleghi e addetti al lavori (famosa la lite con Cesare Brandi a seguito di un restauro).
Un saggio ricco di suggestioni, riflessioni e spunti per ragionare sul ruolo della critica d’arte nella percezione che abbiamo degli artisti e dell’arte stessa.
Roberto Cotroneo, scrittore, critico letterario e fotografo, è stato per molti anni a capo delle pagine culturali dell’“Espresso”. Collabora con il “Corriere della Sera”. Per Utet ha pubblicato Il sogno di scrivere. Perché lo abbiamo tutti. Perché è giusto realizzarlo (2014) e Lo sguardo rovesciato. Come la fotografia sta cambiando le nostre vite (2015). Il suo ultimo libro è Genius loci. Nel teatro dell’arte (Contrasto, 2017) che riprende una sua mostra fotografica tenuta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
L’invenzione di Caravaggio
Roberto Cotroneo
Editore UTET
Pagine 144
Data di uscita 03.07.2018