Roma. L’edificio di epoca romana emerso dagli scavi nei pressi di Ponte Milvio è un vero enigma, per stessa ammissione della Soprintendenza speciale di Roma.
Una dimora privata o un luogo di culto cristiano? E’ un vero enigma, per stessa ammissione della Soprintendenza speciale di Roma, quello che si prospetta davanti agli archeologi che dovranno esaminare i materiali di scavo degli ambienti rinvenuti lungo via Capoprati, a pochi passi da Ponte Milvio.
In realtà gli scavi risalgono allo scorso autunno, quando durante alcuni lavori di routine dell’Acea, sono emersi i primi mosaici colorati e ovviamente è stata subito allertata la Soprintendenza. Lo scavo però è stato prontamente richiuso in considerazione dell’innalzamento stagionale del livello del Tevere che avrebbe inevitabilmente rovinato i reperti. Il cantiere infatti, si trova in una posizione a dir poco critica, tra le sponde del fiume e proprio accanto alla pista ciclabile di Ponte Milvio. L’indagine archeologica è ripresa durante la primavera in maniera estensiva e ha portato alla luce quattro ambienti con marmi pregiati e decorazioni, databili dal I al IV secolo d.C.
Una complessa stratificazione di più costruzioni svelata alla stampa il 13 luglio dal Soprintendente Francesco Prosperetti:
“Siamo davanti alla sovrapposizione di due fasi. La prima, risalente al I secolo e che testimonia l’esistenza di attività produttive e scambio di merci, è stata sostituita nel III secolo da un altro edificio, un edificio prezioso che si caratterizza per i marmi e le decorazioni. Un edificio importante di cui non sappiamo la destinazione”.
E’ proprio l’’ultima parte della dichiarazione del Soprintendente che racchiude quello che ormai i media hanno chiamato ‘L’enigma di Ponte Milvio’. Se non ci sono dubbi sulla prima fase – la vicinanza al Tevere è un chiaro indice delle attività commerciali legate al fiume nel I secolo – la destinazione successiva dell’edificio risalente al IV secolo, con un lussuoso pavimento in opus sectile (marmi tagliati per pavimentazioni a intarsio) è un vero mistero. Inizialmente si era ipotizzato che si trattasse di una dimora privata riccamente decorata con materiali di pregio, poi la scoperta di un’area di sepoltura ha reso l’interpretazione della destinazione del complesso archeologico un vero enigma. L’area era dunque un luogo di culto cristiano? In questo caso come mai non è stato rinvenuto alcun simbolo religioso? Inoltre le tre tombe ritrovate (delle quali per motivi logistici solo una è stata aperta) sono tutte differenti tra loro.
All’indomani della presentazione dell’importante scoperta, già affiorano diverse tesi tra gli esperti. In particolare, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il professor Giuliano Volpe – professore di Archeologia cristiana e presidente emerito del Consiglio superiore del Mibact – afferma che “ la pavimentazione preziosa e l’abside non bastano a definire questi reperti come un luogo di culto, una sorta di parrocchia suburbana come qualcuno ha ipotizzato. Non c’è un altare e mancano decorazioni liturgiche”. Secondo il professore potrebbe trattarsi di un edificio dell’aristocrazia romana di età tardo antica mentre i sepolcri apparterrebbero a un’epoca successiva. Come abbiamo accennato infatti, le tre sepolture hanno caratteristiche differenti e in particolare una di esse si trova all’interno di un’anfora, un tipo di contenitore probabilmente proveniente dall’Africa, tipico di un’età successiva a quella attribuita ai sepolcri.
Sicuramente le analisi dei reperti trovati durante lo scavo che saranno svolte nei prossimi mesi (affiancate da opportune ricerche d’archivio sulle fonti) offriranno ulteriori elementi a quello che però potrebbe restare per sempre un mistero perché la porzione di edificio riportata alla luce non può essere ampliata, estendendosi al di sotto del lungotevere. Non solo. Lo scavo va ricoperto il prima possibile per proteggere l’importante scoperta dal sole e dal caldo. E quanto rimarrà ricoperto al momento non è dato saperlo.
Ancora per qualche giorno sarà dunque possibile ammirare dalla pista ciclabile di Ponte Milvio questa preziosa quanto misteriosa testimonianza del passato, se volete vederla con i vostri occhi, conviene non perdere tempo!