Il Centro Italiano per la fotografia di Torino presenta “CAMERA POP. La fotografia nella pop art di Warhol, Schifano & Co” (21 settembre 2018 – 13 gennaio 2019). Un’esposizione, articolata in sei sale tematiche, costellata da oltre 150 opere tra quadri, fotografie, litografie, grafiche e collage firmate dai massimi esponenti della cosiddetta Popular Art.
Come ci racconta Walter Guadagnini, curatore della mostra e Direttore di CAMERA, “la città di Torino è stata uno dei principali centri di presentazione e diffusione della Pop art e della cultura fotografica italiana. Già nel 1964 la Galleria di Gian Enzo Sperone presentava mostre di tutti i grandi protagonisti della pop art americana, da Warhol a Lichtenstein, da Wesselmann a Rosenquist a Oldenburg, mentre nel 1973 alla GAM si teneva la storica mostra ‘Combattimento per un’immagine’, nella quale venivano messi in luce i rapporti tra arte e fotografia nel corso di oltre un secolo. A questa grande tradizione si rifa oggi CAMERA con la mostra ‘Camera pop’ che indaga il rapporto tra pop art e fotografia nelle sue diverse manifestazioni”.
Il movimento pop coglie così nella fotografia una potente fonte di ispirazione linguistica e iconografica ma anche un lucido e attento strumento di indagine del reale.
Popular, glamourous, mass produced, young, sexy, così Richard Hamilton -autore di quella che è considerata la prima opera compiutamente pop- descrisse la pop art e così sono state intitolate le prime 5 sezioni della mostra. L’ultima sala, la più ampia, è MACHINE LIKE, definizione tratta da una celebre dichiarazione di Andy Warhol “The reason I’m painting this way is that I want to be a machine, and I feel that whatever I do and do machines-like is what I want to do”.
POPULAR, la prima sezione della mostra, rende omaggio ai volti più iconici del panorama artistico degli anni ’60. Lo storico collage fotografico di Richard Hamilton,“What is it that makes today’s homes so different, so appealing?”, avvia, dal punto di vista spaziale e storico, il percorso espositivo.
La prima parete è dedicata agli scatti di Ken Heyman a Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Claes Oldenburg e Tomm Wesselmann immortalati a New York. Seguono i celebri ritratti londinesi di Tony Evans, che colgono all’opera artisti quali Peter Blake, David Hockney, Allen Jones e Joe Tilson. Non mancano, infine, gli artisti italiani: la serie di scatti romani di Franco Angeli e Mario Schifano pone in luce le straordinarie sperimentazioni rese possibili dallo strumento fotografico.
Se la prima sezione è interamente dedicata alla documentazione fotografica, GLAMOUROUS, la seconda sala tematica, analizza l’incontro, necessario ai fini dello sviluppo del movimento pop, tra il processo artistico e quello fotografico. Attraverso tecniche differenti vengono raffigurate icone del mondo del cinema, personaggi politici e fatti di cronaca rilevanti. Ne sono un esempio l’imponente serie worholiana di10 serigrafie su carta del 1967 dedicate a Marilyn Monroe, oppure la Brigitte Bardot di Gerald Laing, esposta in differenti versioni.
La sezione MASS PRODUCED celebra la società dei consumi e l’oggetto quotidiano, banale, di uso comune. Trionfano dunque la pompa di benzina di Ed Ruscha (Cheese Mold Standard with Olive, 1969), l’automobile di Mimmo Rotella (Divertiamoci, 1966) la rete metallica di Pistoletto (Pericolo di morte, 1973) o la serie di strumenti da lavoro (Tool box, 1966) di Jim Dine.
YOUNG, la quarta sala, è interamente dedicata al celebre fotografo italiano Ugo Mulas, qui la fotografia, intesa nel senso più tradizionale, è protagonista assoluta in oltre 40 scatti (molti dei quali inediti).
Mulas è alla Biennale di Venezia del 1964: come un fotoreporter racconta il grandioso Padiglione degli Stati Uniti ed il successivo conferimento del Gran Premio della Pittura a Robert Rauschenberg. Affascinato dalla nuova arte americana, qualche mese dopo è già a New York ad immortalare negli studio i più noti artisti americani. Leggendari gli scatti dedicati ad Andy Warhol: il fotografo italiano racconta la Factory in maniera straordinaria, interpretandone al meglio il clima e i complessi meccanismi che regolavano il concetto warholiano di riproduzione.
SEXY è la sezione che più di tutte coglie lo stretto rapporto che lega arte pittorica e arte fotografica e ne coniuga le possibilità tecniche. Come? Attraverso gli scatti del celeberrimo “The Cal”, il Calendario Pirelli del 1973. Le seducenti pin up, già note nei disegni di Allan Jones, vengono reinterpretate dalla macchina fotografica di Brian Duffy, esponente della Swinging London, e dal tocco grafico di Philip Castle, il cosiddetto mago dell’aerografo. Il mondo patinato e sensuale di “The Cal” viene posto in netto contrasto con l’immagine semplice e quotidiana de “La ragazza che cammina”, quadro specchiante del 1966 di Michelangelo Pistoletto.
La sesta sala e la galleria compongono l’ultima sezione della mostra, MACHINE-LIKE, presentata come momento di riflessione finale dei temi proposti lungo il percorso espositivo. Nello specifico, viene preso in causa il rapporto tra il fare artistico tradizionale e la fotografia come mezzo meccanico. Ne è un interessante esempio la serie warholiana del 1971 “Electric chair”, serigrafie su carta in cui la mano dell’artista ed il conseguente intervento pittorico sono ben visibili.
Di notevole interesse, i collage di Kitaj, la tela di Rosalyn Drexler o la cartella di sei litografie di Joe Goode. Non potevano altresì mancare le polaroid di Warhol, raffiguranti gli esponenti del jet set tra il 1970 e il 1985 e la macchina fotografica stessa utilizzata dall’artista e qui esposta con dedica a Mimmo Jodice.
La grande tela del 1988 nata dalla collaborazione con il fotografo italiano Gianfranco Gorgoni, rende omaggio ad uno dei maggiori precursori della pop art, Robert Rauschenberg.
Infine, alcuni inediti di Franco Angeli e Mario Schifano concludono la mostra.
“CAMERA POP. La fotografia nella pop art di Warhol, Schifano & Co” non solo analizza la rapida diffusione del gusto pop in ambito artistico, ma indaga l’influenza che tale fenomeno ha avuto nella pratica fotografica, dal punto di vista della documentazione e della creazione.