La portata rivoluzionaria del Primitivismo attraverso le opere dei grandi maestri e i capolavori dell’arte etnica. Le immagini della mostra.
Entrerete per ammirare le opere di Giacometti, Picasso, Mirò e gli altri ma probabilmente saranno proprio le opere ‘primitive’ che li hanno stregati a suscitare il vostro stupore.
Nella mostra allestita alle Terme di Diocleziano, accanto ai protagonisti dell’arte del Novecento ispirati dal cosiddetto ‘primivitismo’ – definizione di comodo che racchiude una pluralità di situazioni e stili diversi – troverete infatti i capolavori dell’arte etnica databili tra il XV e l’inizio del XX secolo, oltre a una selezione di opere precolombiane.
Ottanta opere divise in cinque aree tematiche, con un allestimento piacevole da visitare in una location splendida ma difficile da gestire e razionalizzare in un percorso espositivo.
Interessanti anche i pannelli che accolgono il visitatore all’ingresso dove una moltitudine di immagini raccontano la fascinazione suscitata dalle arti tecniche e popolari in Occidente nel corso del Novecento attraverso le foto di Man Ray, gli studi d’artista, le gallerie d’arte, il cinema e la musica jazz.
Non poteva del resto che essere la scultura, linguaggio autonomo più antico della parola, ad incarnare questo desiderio di ritorno alle origini e di ricerca interiore finalmente sciolta dalle rigide maglie del reale. Ne abbiamo parlato nel nostro articolo di anticipazione della mostra (potete leggerlo cliccando QUI), lasciamo dunque che siano i due curatori a raccontarvi l’essenza della mostra.
Come spiega Francesco Paolo Campione:
“Il nostro è un progetto che intende esplorare un capitolo complesso della cultura del Novecento. Un innamoramento che non può diventare matrimonio – tra le arti etniche popolari, infantili, brut, tutte mescolate nella parola “primitive” – e” l’arte del Novecento ma rimase una relazione sommersa, intima e appassionata che durò a lungo.
Alla fine dell’Ottocento una marea di opere d’arte che venivano dall’Africa, dall’Oceania e dall’America, invase l’Europa. La invase nei mercati, nelle case dei marinai, dei missionari, dei funzionari coloniali, nelle botteghe, nei primi negozi raffinati d’antiquario e infine, invase gli studi degli artisti.
Non c’è praticamente grande maestro del Novecento che non fu collezionista di una qualche forma di arte primitiva.
Ognuno di loro ebbe passioni diverse : Picasso si appassionò dell’Art Nègre, Miró fu un grande appassionato di arte popolare, ci furono appassionati di arte infantile fino ad arrivare agli artisti che trovarono il primitivo nelle urla dei malati di mente.
Il Novecento ebbe la possibilità di avere sottomano una enorme marea di nuove fonti che si tradusse in una trasformazione definitiva del linguaggio dell’arte dell’Ottocento.
Ci fu una continuità formidabile nell’arte dell’Occidente dal tempo dell’avvio del Rinascimento fino alla fine dell’ Ottocento : è una continuità fatta del trionfo del realismo. In questa continuità gli artisti in qualche modo furono costretti dalle gabbie di una espressione formale che li portava a cercare la realtà. Talvolta cercarono di oltrepassarla – penso a Botticelli vecchio o al El Greco – ma questo non fu mai possibile. All’inizio del Novecento invece, tutte le dighe furono sommerse, tutti i muri furono abbattuti, tutte le foreste furono date alle fiamme : entrarno a far parte di diritto dell’arte del mondo, finalmente unificata, tensioni e pulsioni come l’infanzia dell’essere, il sogno , l’onirico. Concetti come il visibilie e l’invisibile. Entrarono a far parte di una ricerca, fino al allora in qualche modo negata, espressioni come l’erotismo.
Tutto questo fino alla soglia della globalizzazione che ha in qualche modo infeltrito il mondo a stringere quella distanza del mettere a fuoco l’altro”
Maria Grazia Messina pone l’accento sull’approccio multidisciplinare della mostra che ha visto uno staff di storici dell’arte affiancato da un antropologo (il Professor Campione) :
Per gli storici dell’arte la ricerca sul Primivitismo ha sempre significato andare a cercare delle assonanze linguistiche mentre per me e gli altri storici dell’arte che hanno collaborato al catalogo la sfida è stata questa volta è stata di esplorare più a fondo gli usi, le pulsioni, i significati per cercare un approccio soprattutto antropologico. Il catalogo è uno strumento estremamente importante come contributo scientifico proprio per questa pluralità di visioni.
Il riferimento a queste arti primitive diventa particolarmente importante per gli artisti delle prime avanguardie intorno al 1910 quando iniziano ad essere consapevoli che è l’opera d’arte a legittimare se stessa: è autoriferita, non vive della verosimiglianza alla realtà esterna ma mette in atto una realtà parallela.
L’ affluenza di oggetti che invade l’Europa dalla fine dell’ottocento sono portati dall’imperialismo coloniale di quegli anni e gli artisti delle avanguardie per primi hanno ‘abusato ‘ di questi oggetti proiettando le loro pulsioni, il loro rimosso, le loro urgenze psichiche, prendendo spunto dalle deformazioni e dalle astrazioni che avevano tutt’altro senso in queste opere per piegarle invece a confessioni esistenziali. Solo successivamente ci si renderà conto del portato della spiritualità di trascendenti che queste opere comportavano”.
Gli artisti in mostra:
Karel Appel, Hans Arp, Kenneth Armitage, Georges Braque, Serge Brignoni, Agustín Cárdenas, Lynn Chadwick, André Derain, Jean Dubuffet, Sonja Ferlov Mancoba, Alberto Giacometti, Julio González, Henry Heerup, Ludwig Ernst Kirchner, Yves Klein, Jacques Lipchitz, Man Ray, André Masson, Joan Miró, Louise Nevelson, Isamu Noguchi, Pablo Picasso, Germaine Richier, Salvatore Scarpitta, Fritz Wotruba, Enrico Baj, Mirko Basaldella, Adriana Bisi Fabbri, Alik Cavaliere, Pietro Consagra, Roberto Crippa, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Marino Marini, Luciano Minguzzi, Costantino Nivola, Arnaldo Pomodoro, Regina [Cassolo Bracchi], Raffaello A. Salimbeni, Gaston Chaïssac, Francesco Toris.
L’esposizione prevede un ricco programma didattico e nell’aprile del 2019 si sposterà a Lugano. Il biglietto d’ingresso alla mostra prevede anche la possibilità di acquistare, con pochi euro di differenza l’ingresso al museo : un’occasione per visitare uno spazio museale splendido e ricco di reperti ma ancora poco conosciuto.
La mostra, promossa dal Museo Nazionale Romano, diretto da Daniela Porro, e dal Museo delle Cultcure di Lugano con Electa, è a cura di Francesco Paolo Campione con Maria Grazia Messina. Catalogo Electa.
Informazioni
Je suis l’autre.Giacometti, Picasso e gli altri.Il Primitivismo nella scultura del Novecento
Dal 28 settembre 2018 al 20 gennaio 2019
Terme di Diocleziano, Roma
Biglietti intero 12 euro – ridotto 10 euro – mostra +museo 15 euro
Per tutte le informazioni e le altre riduzioni : www.electa.it –