Magistrale quanto misconosciuto ispiratore dell’arte otto-novecentesca, quindi: moderna. In Italia (almeno) Frans Hals (1582-1666) lo conoscono in pochi, purtroppo. Nell’Europa della seconda metà del diciannovesimo secolo, invece, lo conoscevano e ammiravano in molti. E molti si sono lasciati ammaliare dal suo tocco, dal suo pennello. Scaltro, sciolto, veloce, ironico. Realismo puro, fluidissimo. Vedi Manet, Monet, Courbet, Lierbermann, Fantin-Latour, Singer Sargent. E lui. Vincent van Gogh. Guardate le pennellate a confronto nella nuova mostra del Frans Hals Museum di Haarlem (attenzione, lui -Hals- è belga, di Anversa, ma è approdato sui canali di Haarlem all’età di 7 anni e non se ne è più andato) fino al 24 febbraio 2019. Prima e unica nel suo genere. Guardate il viso dei celebri giovani dipinti da Hals a tu per tu con quello di Joseph Roulin di van Gogh. Osservate le fragorose risa (beffe, sogghigni, scherni) di olandesini e olandesine solitarie della prima metà del seicento, copiate e incollate dal “maestro del ghigno” Robert Henri (Celestina e il Laughing Boy in Alabama) a inizio novecento. Guardate i soggetti raffigurati da Hals: prostitute, pescatori, mendicanti. Gli ultimi. Un realismo schietto, non caricaturale, che rende dignità a chi non ha nulla.
Frans Hals and the Moderns si focalizza proprio su questo. Il confronto, serrato. A volte, quasi, identico, come le Gipsy di Liebermann-Hals, la Malle Babbe di Courbet-Hals e Isaac Mass di Corinth-Hals. A volte, invece, soffuso come la Eva Callimachi-Catargi di Fantin-Latour vis a vis con le pastose aure che ricalcano i personaggi di Hals.
Un’ottantina di opere (con prestiti da tutto il mondo e le opere “di casa”, permanenti, di Frans Hals) disseminate a piano terra del bellissimo museo olandese. Una selezione, curata da Marrigje Rikken, per raccontare gli artisti legati a Frans Hals, il suo impatto. Uno dei grandi protagonisti della Golden Age olandese, riscoperto dalla critica (e di conseguenza dalla “pittura”) solo 150 anni fa. Grazie al critico d’arte francese Théophile Thoré-Bürger (infatti fu ignorato da critici e accademia per gran parte del XVIII secolo e della prima metà del XIX secolo a causa del suo stile di pittura sciolto e provocatorio, spesso associato al suo stile di vita dissoluto). Da qui a Manet il passo fu breve (ne assorbe pose, colore, struttura e dimensione spagnoleggiante). Da Manet a tutta Europa (Olanda, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia) e poi oltreoceano, Stati Uniti, il passo fu di qualche anno. Intenso, tanto da condizionare buona parte della ritrattistica del Novecento. Ora, 2018, questa importante e fondamentale mostra lo consacra.
Informazioni utili
Frans Hals & the Moderns
Frans Hals Museum Haarlem
Fino al 24 febbraio 2019