1) Chi è Fabiano Forti Bernini, ultimo discendente diretto di colui che ha raccolto quelle tradizioni gloriose dell’arte che hanno portato a noi la monumentalità delle sue opere e l’universalità del suo genio: Gian Lorenzo Bernini. Come ci si sente ad avere oggi un legame con un artista di tale portata?
Come ci si sente ad essere discendente di Bernini? Per me è un fatto abbastanza normale. Ci sono nato, ma comprendo la curiosità e l’importanza che può trasmettere questa cosa all’esterno. Me ne accorgo quando incontro addetti ai lavori e non, tanti storici dell’arte ed esperti, soprattutto quelli stranieri, che rimangono molto affascinati da ciò che io tramando e dalle opere d’arte che conservo. È una grande responsabilità che mi da orgoglio portare avanti e che cerco di veicolare come sto facendo negli ultimi anni attraverso conferenze, dibattiti , esposizioni e forme di mecenatismo verso l’arte.
Cerco di divulgare e veicolare questa mia discendenza e passione, di cui certamente vado fiero. Devo dire che effettivamente spesso molte persone rimangono stupite di ciò, ma è vero, esistono i discendenti di Gian Lorenzo Bernini, e devo che dire che in famiglia sono io l’unico tra i fratelli che ha una vera passione e se ne occupa e quindi diciamo cerco di portare avanti cosi questa responsabilità, questo peso sulle spalle che è un orgoglio più che un peso.
2) Ci racconta un piccolo aneddoto sul Suo Avo?
Raccontare un aneddoto di Bernini è molto difficile, ce ne sono moltissimi. Talmente tanti che adesso è difficile racchiuderli in un’intervista.
Posso citarne un paio: Il primo quando Gian Lorenzo era bambino, appena arrivato a Roma all’età di sette anni circa, era nella bottega del padre, fu chiamato dal Papa Paolo V Borghese insieme al padre presso le stanze papali. Già si notava questo ragazzino molto sveglio e acuto. Il Papa chiese al bambino di realizzare per lui in quel momento un disegno. Allora Bernini chiese: “ma come vuole il disegno? Vuole un uomo vecchio, un uomo giovane, vuole una donna giovane, vecchia, sorridente, imbronciata?” Il papa disse: “fammi il ritratto di un San Paolo”. Lui prese la matita, si appoggiò sulla scrivania del papa e in due minuti disegnò una testa di un San Paolo, strepitosa. Il Papa rimase talmente affascinato che esclamò “Questo è il Michelangelo del nostro tempo”.
Per un altro aneddoto ci spostiamo più avanti negli anni. Bernini aveva circa 50 anni. Durante la fase progettuale della fontana dei Fiumi in piazza Navona, di cui noi conserviamo ancora il modello in legno e terracotta (la sua prima idea nella fase di studio della fontana) c’era un problema reale con le condotte dell’acqua vergine, cioè le condotte sotto piazza Navona. Borromini nonostante fosse ben voluto da Innocenzo X rimase deluso dalla ulteriore sconfitta della perdita di questa commissione cosi’ importante. Bernini che inizialmente era totalmente escluso dal papa dal progetto della fontana, molto intelligentemente realizzo’ lo stesso un modello e lo introdusse, con l’aiuto della cognata di Innocenzo X e di Nicolo’ Boncompagni, presso Palazzo Pamphili. ben sapendo che il papa sarebbe andato in visita. Quando il papa arrivò a palazzo vide il modello, rimase talmente estasiato che non potè non dare la commissione a Gian Lorenzo Bernini e Borromini rimase ulteriormente sconfitto per l’ennesima commissione non ricevuta. Come accennavo prima, durante questa fase progettuale per la realizzazione della fontana dei Fiumi c’era un vero problema dell’acqua e della fuoriuscita dell’acqua. Borromini era convinto non sarebbe mai uscita allora Bernini che era molto scaltro, sveglio e acuto, a differenza di Borromini che era un depresso, un cupo, un triste, un solitario, mandò una donna a circuirlo, la quale gli fece molte domande e giri di parole cercando di capire qualcosa. Borromini sbottò e disse alla donna: “ma tu riusciresti a respirare con la bocca chiusa?” Questa donna riportò questa frase esatta a Bernini, il quale rimase un attimo sorpreso ma subito dopo ebbe un colpo di genio e capì cosa volesse intendere Borromini. Bernini comprese che in realtà in tutte le condotte dell’acqua vergine, sotto piazza Navona mancavano gli sfiatatoi. Capì che doveva fare gli sfiatatoti e li realizzo’ in modo che la pressione dell’acqua uscisse in maniera violenta. Quando il papa il 12 giugno del 1651 venne in visita con tutto il corteo per l’inaugurazione della fontana, lui fece uno dei suoi tanti scherzi (era anche molto burlone e scherzoso). Tutti erano pronti ad assistere alla meraviglia dell’uscita dell’acqua ma Bernini disse: “mi dispiace Santo Padre ma l’acqua non può uscire, non va, non funziona”. Il papa rimase deluso, riprese il corteo, partì verso la fine della piazza tristissimo, Bernini diede un cenno ad un suo aiuto e fece sgorgare l’acqua con irruenza fantastica. Il papa tornò indietro con un sorriso smagliante e disse: ”Caro Bernino (lo chiamava Bernino) lei mi ha ridato dieci anni di vita”.
3) Guardando il Suo percorso professionale ci si aspetterebbe di trovarLa immerso nel mondo dell’arte a 360°. In realtà si occupa di finanza. Com’è possibile? E in che modo riesce a legare perfettamente la Sua passione per l’arte con il lavoro che svolge?
Il mio amore per l’arte nasce non da tutta la vita ma da buona degli ultimi vent’anni, quando ho cominciato a seguire delle esposizioni, delle mostre, delle aste e ho cominciato a collezionare.
L’amore per la collezione ha fatto in modo che io potessi conoscere gente del settore, molto interessante, importante, direttori di musei, storici dell’arte che hanno fatto acuire sempre di più la mia passione per l’arte, nonché l’acquisizione di diverse opere d’arte. Mi hanno fatto studiare, apprendere, conoscere determinati pittori che man mano acquisivo. La passione ti porta a studiare tantissimo e questo ha creato certamente in me una evoluzione sempre maggiore di questo amore. Le frequentazioni di persone sempre di altissimo livello nel corso degli anni mi hanno arricchito sempre di più e hanno dato linfa sempre di più a questo amore per l’arte. Ogni dipinto che vedo in qualsiasi luogo, in un museo di tutto il mondo che ho girato, per me è sempre una esperienza nuova, un arricchimento e uno studio. Cerco di apprendere sempre di più e dar linfa alla mia conoscenza. Quando compro i quadri non ho mai cercato un quadro in particolare ma è sempre stato il quadro a trovare me. Questa è la magia dell’arte antica rispetto a quella contemporanea. Alcuni pittori mai avrei pensato di comprarli, ti trovano, tu non avresti mai pensato di trovare quel quadro lì o quel dipinto lì, ma è successo. Dopo di che inizia tutta quella fase di studio, di approfondimento da cui ti fai sommergere. Mi appassiona tutto ciò che riguarda anche il restauro e quindi il contorno di una sistemazione di un’opera d’arte.
La mia vita professionale è tutt’altro. Sembrerebbe di essere immerso a 360° nell’arte ma in realtà non è così perchè gran parte della mia vita fa parte di finanza.
Ho trovato una austostrada aperta da quando ho cominciato a lavorare 28 anni fa. In famiglia ci occupiamo di finanza da sempre, mio padre è stato una figura molto importante nel campo della borsa italiana ed europea e quindi da sempre in famiglia insieme a mio fratello ci occupiamo di investimenti, di private banking e di tutto ciò che è finanza. Dopo molte evoluzioni lavorative e al passo con i tempi, adesso sono Group Manager e Private Wealth Advisor di San Paolo Invest, Gruppo Intesa San Paolo, banca leader in assoluto. Devo dire che forse anche avendo a che fare con numeri asettici, freddi e che magari non rispecchiano più forse la mia personalità, mi rifugio appunto in ciò che tocco con mano e di bello. Forse l’arte appunto è uno sfogo anche mentale, è una derivazione magari dell’occuparmi di cose più fredde. L’arte è uno sfogo, un rifugio meraviglioso.
Mi capita spesso di occuparmi e di partecipare ad attività, mostre, conferenze ed eventi. Lo faccio sempre con grande passione nonostante alle volte sia difficile conciliare la mia passione con il mio lavoro perchè bisogna essere concentrati in entrambe le cose. Ma ci riesco sempre perchè la grande passione fa in modo che si possano raggiungere confini mai immaginati. Per me, dunque, è sempre un grande orgoglio.
4) Recentemente ad una conferenza ha parlato di Art Bonus. L’Art Bonus è uno strumento fondamentale per fare in modo che privato e pubblico si possano avvicinare all’ambito culturale. Non tutti però hanno le idee chiare al riguardo. Quali sono i vantaggi e i limiti dell’Art Bonus?
Un anno fa ho contribuito a scrivere il programma culturale per le ultime elezioni per il partito della Lega. In questo programma, che poi è il mio pensiero, si parla di anche di Art Bonus.
Ne ho parlato di recente, come relatore, in un convegno presso l’aula magna dell’Universita’ di Modena, insieme al direttore degli Uffizi, al direttore del progetto Pompei e visto che si parlava anche della legalita’ e trasparenza dei beni Culturali, vi erano come relatori anche il Comandante generale dei carabinieri Nistri, il Presidente Onorario della Corte dei Conti Claudio Galtieri e il Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho.
L’Art Bonus è uno strumento molto importante che è stato introdotto nel 2014 da Franceschini, e successivamente nel 2016 nel Decreto Legge di Stabilità è stato confermato per sempre. Ha molti limiti ma potrebbe essere un mezzo meraviglioso per i beni culturali del nostro paese. È una cosa intelligente ma molto limitata nel suo impiego. Infatti negli ultimi quattro anni ha raccolto soltanto 200 milioni di euro circa su 1000 interventi da parte di 4000 mecenati.
Cosa è l’Art Bonus? È una forma di sostegno in danaro da parte di privati e enti non commerciali, quindi persone private e giuridiche senza scopi commerciali. Solo loro possono farlo, possono quindi dare, donare delle somme per restauri solo di beni artistici pubblici, che appartengono quindi allo Stato Italiano o alle Regioni.
Dunque l’Art Bonus è limitativo perchè possono per l’appunto effettuare queste donazioni solo privati, società private e persone giuridiche non a scopo commerciale.
Le limitazioni sono: il privato può donare somme in denaro beneficiando di un credito imposta del 65% ma la limitazione è che è nei limiti del 15% del suo reddito imponibile. Mentre le persone giuridiche senza scopi commerciali hanno un credito di imposta sempre del 65% ma nei limiti dei limiti del 5×1000 del fatturato. Questa è comunque una limitazione enorme perchè una persona che vorrebbe donare di più in realtà non può farlo. L’idea sarebbe quella di estenderlo non solo da parte di privati e persone giuridiche a scopi non commerciali ma anche a societa’ a mò di sponsor (con i dovuti paletti per quest’utlime), quindi molti piu’ soggetti sarebbero indotti a farlo,. Sarebbero molte più società a volerlo fare. Inoltre estendere il credito d’imposta sino al 100%, una detrazione quasi totale. Non solo poi a beni pubblici, cioè beni di proprietà dello Stato e delle regioni ma anche ai beni anche privati ma comunque che siano notificati dallo Stato , insomma che abbiano un interesse pubblico.
Faccio un esempio. Il proprietario, privato, di una villa veneta Palladiana, vincolata dallo Stato, non e’ in grado piu’ di conseravrla e restaurala, ha pero’ vicino l’industriale della zona che invece ha molti mezzi, dona qualche milione di euro per sistemare la villa e così facendo riesce a scaricarsi quasi l’intera somma donata. Quindi l’industriale ha un beneficio di scarico quasi totale di ciò che ha donato e il proprietario ne beneficia perchè con i fondi rimette a posto la sua villa palladiana notificata dallo Stato, un bene importante per tutta l’Italia. Il proprietario oltre ad averla riportata in ottimo stato di conservazione la potra’ far visitare e far circolare danaro ed essere piu’ autonomo per il futuro. Insomma è un bene e non si deprime e non si distrugge, ma si salva. Il problema infatti è anche conservare e tutelare il patrimonio immenso che abbiamo. In pratica dove non arriva lo Stato deve arrivare il privato.
Tale progetto prevede che le donazioni ai fini dell’Art Bonus passino dai 200 milioni di euro ad almeno 500 milioni di euro con questi maggiori incentivi e minor limiti di quelli imposti dalla legge istituita da Franceschini.
5) L’Italia possiede il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale. Nonostante questo primato assoluto, analizzando il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, all’estero hanno un ritorno commerciale di gran lunga superiore a quello italiano. Come lo spiega?
L’Italia ha 54 siti dell’Unesco, 7000 chiese, 4000 palazzi e residenze storiche, 2000 castelli e fortificazioni, 1000 monumenti dell’antichità, 500 giardini storici e migliaia di musei. Il patrimonio è immenso e unico. Siamo purtroppo sempre 4°, 5° o 6° nella classifica mondiale come turismo perchè non siamo abili e capaci come gli altri paesi. A volte mancano le regole basiche dell’ospitalita’, su questo non c’è dubbio. Una mia idea che è stata per l’appunto scritta nel programma culturale della Lega fa sì che deve cambiare il metodo e la mentalità nell’approccio nei beni culturali. Il budget di 2 miliardi di euro per il Mibact raggiunti con Franceschini potrebbe ancora incrementarsi. Nel 2001 era 2,7 miliardi. Ma deve cambiare anche la mentalità. Chi ha le chiavi del ministero e quindi rappresenta il mondo dei beni culturali deve ragionare a doppio filo con il turismo. Questo perchè? Perchè ovviamente è una risorsa enorme per noi che sfruttiamo in realtà solo in minima parte. Dei migliaia di musei che ci sono in Italia, quelli statali sono 200 musei e 220 sempre statali che riguardano siti archeologici. Questi fatturano circa 200 milioni l’anno, che è pochissimo. Solo il Louvre ne fattura più di 100 milioni. La mia idea è di proporre la totale gratuità dei musei statali (chiaramente questo non si può imporre ad un privato) per provocare un’azione enorme che possa incentivare i turisti sia italiani che stranieri a muoversi liberamente nel nostro paese per visitare e girare tranquillamente l’Italia. Il turismo e l’economia crescerebbero producendo iva e generando un flusso d’introiti, facendo circolare danaro anche per ristoranti, alberghi e tutte le attivita’ ricettive che abbiamo. Il progetto sarebbe di arrivare ad avere 100 milioni di visitatori nei musei, non 50. Puntare al raddoppio.
Musei gratis, incentivazione al turismo e l’aspetto manageriale dei musei sono importanti. Bisogna dare un’impronta manageriale a tutti i musei. Il 50% dei musei non ha un sito, solo nel 5% di questi 50 si può fare una prenotazione online e solo il 3% di questi ha un app. Bisogna dotare i musei di un sistema tecnologico e software avanzato. Deve essere tutto più facile, più organizzato. Adottando più risorse ci sarebbe un indotto certamente maggiore.
6) Cosa sogna per l’arte e i beni culturali del nostro paese?
Sogno un paese dove il Ministero dei Beni Culturali (che io chiamerei Ministero del Tesoro dei Beni Culturali) possa dare maggiore importanza al nostro patrimonio. È partendo dalla modifica del nome che vorrei già rendere l’idea di importanza che per me deve ricoprire il Ministero.
Sogno che qualsiasi persona al mondo, ragazzo, adulto, anziano, italiano o straniero, possa vedere tutto il nostro paese gratis. NOI REGALIAMO L’ARTE GRATIS. Siamo il paese con la più grande concentrazione di beni culturali del mondo. L’ARTE DEVE ESSERE PER TUTTI. LA CONOSCENZA È DI TUTTI. Chi conosce l’arte e chi è colto e’ un passo avanti agli altri. Mi piacerebbe che le persone potessero andare anche dieci volte al giorno nello stesso museo, vedere dieci musei perchè non ha un problema di costo, non si senta in difficoltà di andarci e alimenta la sua conoscenza. Tra l’altro ne beneficerebbero anche i musei che magari all’interno farebbero delle esposizioni (le esposizioni chiaramente hanno un costo e vengono pagate). I visitatori che possono visitare gratis i nostri luoghi d’arte investirebbero sicuramente nel biglietto delle esposizioni. Ma a parte questa parentesi, sogno un paese che sia libero per tutti, facile e accessibile per tutti. Sogno tutto questo soprattutto per i giovani che spesso non conoscono o hanno paura di avvicinarsi alla conoscenza.
Sogno poi un paese all’avanguardia, tecnologicamente organizzato, facile da far visitare, strutturato e quindi con le persone giuste ai posti giusti. Perchè spesso c’è anche il problema delle persone messe in posti in cui non sanno realmente come operare. Bisogna mettere dunque le persone al posto giusto e dotarli di sistemi all’avanguardia.
7) Ci è giunta voce che a breve verrà presentato un docufilm molto interessante: Bernini racconta Bernini…
Qualcuno ha sentito durante i miei dibattiti in Italia e all’estero il mio modo di parlare e di narrare l’arte, così mi hanno proposto di girare un docufilm sul mio Avo Gian Lorenzo Bernini. All’inizio ho pensato fosse una follia ma ho accettato. Ho accettato e ho proposto di girarlo quasi tutto di notte perchè era più originale e per me sarebbe stato più comodo conciliare i numerosi impegni che spesso mi vedono coinvolto. Cosi è stato. L’ 80% lo abbiamo girato di notte con la casa di produzione di una carissima amica che stimo particolarmente, Sibilla Barbieri, e con un regista di grande professionalità quale è Andrès Arce Maldonado. Questo docufilm verrà presentato in questi giorni durante il Festival del Cinema di Roma, nello spazio di Roma Lazio Film Commision che lo patrocinia.
Ho dunque fatto questa ulteriore esperienza in cui mi sono messo davanti ad una telecamera e ho raccontato Gian Lorenzo Bernini. Il docufilm uscirà prossimamente su diversi canali tematici ma ancora non si può anticipare nulla. Vi consiglio di seguirmi per avere altre notizie interessanti in merito. È stato stancante ma bellissimo poter raccontare davanti ai monumenti, di notte, da solo, quello che gli stessi erano e rappresentavano nella vita di Gian Lorenzo Bernini.
Girare questo docufilm non hanno fatto altro che convincermi ancora di più della grandezza e bellezza del nostro paese, Noi dobbiamo esportare la bellezza. La gente ha fame della nostra bellezza. L’arte e tutto ciò di meraviglioso ci hanno tramandato menti geniali, artisti straordinari e mecenati illuminati di cui l’Italia ha goduto.