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I tormenti dell’artista ne IL CANE SENZA CODA in prima nazionale alla Tosse

Gli ultimi istanti di un uomo bloccato in una misteriosa sala d’aspetto ferroviaria in attesa di un treno che sembra non arrivare mai, mentre fuori, tra il gracchiare dei corvi, cala la notte sulla campagna innevata.

In questo spazio sospeso nel tempo si succedono surreali incontri: un’enigmatica signora con tre valigie dal contenuto misterioso, uno strano cane, un controllore molesto, mentre il personaggio centrale si ritrova a scontrarsi con la refrattarietà di una macchina per biglietti, una telecamera che sembra vedere tutto, un altoparlante irritante e due incubi.

Questi gli ingranaggi narrativi de IL CANE SENZA CODA, un’opera teatrale di Paolo Bonfiglio messa in scena dal teatro alla Tosse e che debutterà in prima nazionale il 23 ottobre e che apre il filone dedicato alla nuova drammaturgia contemporanea del Cantiere Campana. Uno spettacolo che vede nuovamente insieme Emanuele Conte e Paolo Bonfiglio, che avevano già lavorato insieme per In The Penal Colony (2015), regia di Conte e video arte di Bonfiglio, e per Il Maestro e Margherita (2018), dove il primo ha firmato la regia insieme a Michela Lucenti e il secondo ha realizzato le tele animate.


“Questa non è un’imitazione del teatro anglosassone – ha detto Conte – Noi italiani siamo diversi dagli anglosassoni. Bonfiglio viene dall’arte dell’immagine, i suoi cortometraggi sono stati selezionati e premiati nei festival di cinema sperimentale di tutto il mondo, ma è anche un bravo drammaturgo. Il suo testo è ben scritto, con ritmi e trucchi necessari per funzionare, in cui la regia è al servizio. La giusta definizione per questa narrazione è la seguente:”ultimi istanti di morte di un condannato a vita”, una storia che non è concreta, ma deve essere concreta”.
Il Cane senza coda parla di esistenza, di rimpianti, di attese disattese e vane speranze attraverso suggestioni surrealiste e un umorismo nero che strappa risate in circostanze che normalmente sarebbero considerate drammatiche. Uno spettacolo che gioca con il sogno e con l’incubo, in cui i piani onirici si sovrappongono tra loro e la realtà, riflettendo sulla condizione dell’artista, sugli affanni e le frustrazioni che concernono la realizzazione dell’opera d’arte, e analizzando le inevitabili conseguenze dalla resa e del fallimento, con la presa di coscienza di aver esaurito le ultime possibilità favorevoli.

“Scrivo da sempre – ha detto Bonfiglio – gli ultimi anni li ho trascorsi all’estero ed ora sono tornato a Genova do ve ho incontrato Emanuele e con lui è cominciata una collaborazione. Qui si supera il meta tearo che diventa meta animazione. Un gioco di specchi straordinario, una storia diversa dai soliti canoni dall’umorismo sottile. Mio malgrado lo scritto è ricco di particolari, ma Conte è riuscito a renderlo un vero testo di teatro. Uno spettacolo che nasce dai video ed è la metafora dell’artista e i suoi tormenti alle prese con la creazione dell’opera”.


IL CANE SENZA CODA evidenzia la vanità dell’essere umano, che si trova paradossalmente senza coda e senza padrone, solo e abbandonato a fare i conti con sé stesso e le proprie scelte. In questo mondo cinico e grottesco, Emanuele Conte ritrova alcuni degli elementi cari alla sua poetica, come il tema della morte affrontato con apparente rassegnazione e disincanto, con un’ilarità quasi canzonatoria, e i tormenti dell’artista alle prese con la creazione dell’opera in un’ambientazione surreale alla Boris Vian, con cui il regista si è già confrontato in passato.
Gli attori in scena sono Pietro Fabbri e Andreapietro Anselmi e le musiche sono di Tommaso Rolando. Lo spettacolo sarà alla sala Campana fino al 4 novembre 2018.

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