Le incisioni di Valentino Vago tornano a casa. L’Accademia di Brera espone i lavori giovanili dell’artista che un tempo fu alunno della scuola. Dal 25 ottobre al 21 dicembre.
Ruvide ma leggere le incisioni di Valentino Vago (Barlassina 1931 – Milano 2018) graffiano il foglio, creano il solco dentro al quale i valori atmosferici riescono a porsi in relazione con le figure. Dapprima più pensate e ragionate, costruite di un’attenzione anche eccessiva, gradualmente si liberano del peso del dettaglio per scivolare fluide sulla superficie a delineare una potente trasfigurazione poetica.
Una parabola ascendente che ha portato l’artista di Barlassina a fare dell’acquaforte la personale anticamera alla pittura, ma approfondendola tanto da renderla anche indipendente. Due tecniche complementari apprese all’Accademia di Brera a partire dal 1951, quando seguì i corsi di un grande incisore italiano come Benvenuto Disertori. Una passione reale quella per le incisioni, che lo portò ad iscriversi dal 1957 al 1960 all’Associazioni Incisori d’Italia e a partecipare a tutti gli eventi e organizzati dall’Ente, in quegli anni presieduto da Carlo Carrà e Aldo Carpi.
Valentino Vago, Incisioni (1952-1959) espone al pubblico di Brera un corpus di oltre quaranta incisioni ad acquaforte rieditate nel 2014 a partire dalle lastre originali realizzate dall’artista nel corso degli anni Cinquanta. Osservando le opere in mostra, si può ripercorrere la visione della realtà che l’artista comunicava tramite molteplici temi espressivi: figure del quotidiano, contadini al lavoro, paesaggi rurali, scene naturalistiche, fino a giungere alle composizioni astratte, nelle quali il centro di interesse delle ricerche non è più il soggetto o la forma, bensì l’atto creativo di qualcosa in divenire, preludio della ricerca artistica che caratterizzerà l’opera del maestro negli anni Sessanta.