Mulholland Drive, qualche considerazione sul film culto di David Lynch, considerato il miglior film del XXI secolo. Disponibile sul catalogo Netflix
Mulholland Drive di David Lynch, disponibile sul catalogo Netflix, sin dalla sua uscita nel 2001 è stato un consolidato oggetto di culto per un crescente e sempre attivo fandom, che non ha mai smesso di riproporre frammenti, istanze e sempre nuove riflessioni.
Esperimento polimorfo, Mulholland Drive, nato per bissare il successo di Twin Peaks: la futura pellicola doveva proporsi come episodio pilota di una nuova serie tv firmata «David Lynch». Rifiutata dal network ABC che l’aveva commissionata, fu recuperata grazie al sostegno del distributore francese Canal+ e riadattata da Lynch stesso per il grande schermo. Ahinoi, non è dato sapere quali sarebbero stati gli sviluppi di una serie simile, bisogna perciò limitarsi alla proposta per il cinema già di per sé ricca di spunti unici e mai superati.
Prendiamo l’edizione home-video, questa non presenta la divisione in capitoli, in accordo con le istanze della meditazione trascendentale di cui Lynch è un grande sostenitore. In questo modo lo spettatore sarà portato ad allargare la propria visione, dimenticando il particolare per cogliere la sensazione generale che la pellicola saprà trasmettergli.Le moltissime interpretazioni non restituiscono per intero l’essenza di una pellicola che sfugge a una lettura unitaria, in cui il commento musicale ricopre un ruolo semantico di prim’ordine, così come il montaggio, la fotografia e ancor di più la scenografia, rendendo obsoleti i concetti di trama e intreccio. Di contro seguire Diane/Betty (Naomi Watts) nella divisione dicotomica della sua esistenza, sia essa reale piuttosto che onirica, significherà abbandonare qualunque schema interpretativi per godere di ogni inquadratura, ogni dialogo, ogni frammento in notturna che Lynch ci propone.
In Mulholland Drive anche Los Angeles è divisa in due: nella prima parte la città è bidimensionale, semplificata e luminosa, accoglierà la speranzosa “ragazza con la valigia” Betty, rivestendo di ombre la sensuale Rita (Laura Harring), docile ninfa accondiscendente; nella seconda parte la città diventa rude e impietosa, viene tenuta fuori dalla porta di un appartamento mefitico piuttosto che da studi cinematografici in cui è facile perdere la propria autostima in un vortice di desiderio e umiliazione.Non mancano i riferimenti all’elettricità cui Lynch ci ha abituato in Twin Peaks e Strade Perdute, come nelle inquadrature dell’agghiacciante cowboy o nelle scene al Club Silencio.
In Mulholland Drive Lynch non si lascia sfuggire l’occasione di coltivare molte delle sue ossessioni: il jazz, l’estetica pop e straniante dei ristoranti fast-food, il cinema in bianco e nero, la produzione di un film nel film come motore della narrazione (meccanismo che ritroveremo in INLAND EMPIRE).
Lasciamoci cullare ancora una volta dalle note di Angelo Badalamenti, divertire dagli sguardi ottusi di Adam Kesher (Justin Theroux) e irretire dalla sensualità bifronte di Rita/Camilla, per scoprire sempre nuovi particolari, celati dalle visioni precedenti.
>> Di seguito i “consigli” che un divertito David Lynch ha dato in pasto agli “esegeti più esigenti”
* Prestate particolare attenzione all’inizio del film: almeno due indizi sono rivelati prima dei crediti.
* Fate attenzione alle apparizioni della lampada rossa.
* Riuscite a sentire il titolo del film per cui Adam Kesher sta cercando l’attrice principale? È menzionato di nuovo?
* Un incidente è un avvenimento terribile… notate il luogo dell’incidente.
* Chi dà una chiave? E perché?
* Notate il vestito, il posacenere e la tazza.
* Cosa si sente e accade al club Silencio?
* Solo il talento ha aiutato Camilla?
* Notate le circostanze in cui si vede l’uomo dietro il Winkie’s.
* Dov’è la zia Ruth?