“Il nostro dovere è sperimentare”. Così Alexander Rodchenko (1891-1956), protagonista della mostra ospitata a Palazzetto Baviera di Senigallia dal 26 ottobre al 20 gennaio 2019, racconta il suo temporaneo abbandono della pittura per dedicarsi alla fotografia.
Sbarca a Senigallia un altro grande protagonista della fotografia internazionale: dopo il successo della mostra dedicata a Robert Doisneau, Alexander Rodchenko. Revolution in photography -con la curatela di Olga Sviblova- propone circa centocinquanta immagini realizzate dall’artista tra gli anni Venti e Trenta, documentando così la ricca produzione fotografica del maestro russo, esponente di spicco dell’avanguardia russa del XX secolo.
L’evento si colloca come risultato della feconda collaborazione instaurata da tempo tra il Comune di Senigallia con il Multimedia Art Museum e l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, che ha portato già lo scorso anno all’organizzazione nella capitale russa di una mostra dedicata alla poetica del paesaggio di Mario Giacomelli. Un’ iniziativa dunque che vede Senigallia fregiarsi del titolo di Città della Fotografia e, diventando così contenitore di opere, talenti, passioni e visioni, dialoga con prestigiosi poli culturali a livello internazionale e si inserisce nel network delle città d’arte.
Artista a tutto tondo, Alexander Rodchenko nella sua lunga carriera si è dedicato alla pittura, al design, alla grafica, al cinema e alla fotografia, aprendo per ogni campo artistico vie di cambiamento fortemente innovative. Il suo imperativo estetico si basò sulla sperimentazione e per questa ragione nel 1924 decise di abbandonare momentaneamente la pittura per la fotografia. Le sale di Palazzetto Baviera di Senigallia, riccamente decorate con gli stucchi cinquecenteschi del Brandani, ospitano un nucleo corposo di fotografie che illustrano la bellezza delle architetture moderne, la vitalità delle città in piena urbanizzazione degli anni Venti e Trenta, la febbre della tecnologia e della modernizzazione.
“Un mutamento radicale del modo di concepire la natura del fotografare e il ruolo del fotografo. Il pensiero concettuale s’introdusse così nella fotografia, non più mero riflesso della realtà ma strumento per la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche”
Come spiegato dalla curatrice Olga Sviblova, il Costruttivismo entrò così nel mondo della fotografia, con quello che la critica ha definito Metodo Rodchenko, rivoluzionando il modo di intendere l’immagine e facendola divenire la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche. Nella sua pratica l’artista imposta un rapporto documentario con la realtà ma ne altera l’obiettivo e lo sguardo per una resa estetica dai tratti astratti o fortemente poetici: la composizione diagonale da lui scoperta, la prospettiva scorciata, l’ingrandimento dei dettagli, i punti di ripresa dal basso verso l’alto e viceversa, hanno dato forma a uno stile e a un linguaggio visivo del tutto unico che ha lasciato il segno nella storia della fotografia.
Il percorso espositivo apre con l’Autoritratto caricaturale del 1922, esposto accanto a un corpus di ritratti, in cui appaiono anche amici e familiari, e alle famose fotografie La scalinata (1930) e Ragazza con una Leica (1934), che incarnano integralmente i principi innovativi del suo “metodo”. L’itinerario prosegue con una selezione di immagini sulla realtà industriale raccolte nelle short series: Fabbrica di automobili AMO del 1929, dedicata al settore dell’industria automobilistica; MoGES (Centrale Elettrica di Mosca), che documenta la nuova centrale elettrica eretta nel 1927 e il lavoro degli operai.
La verticalità delle moderne costruzioni viene ripresa nelle fotografie di architetture e particolari costruttivi, come la celebre Scala antincendio (con un uomo) del 1925. Le spettacolari parate di ginnasti e atleti sono protagoniste degli scatti che raccontano lo spirito dinamico e la nascente coesione sociale degli anni Trenta in Russia. La nuova attenzione rivolta da Rodchenko al dettaglio permette di mettere in luce l’armonia delle architetture e delle nuove forme create dalla tecnologia, illustrata in mostra con l’immagine della Torre Shukhov del 1929 e con la serie Fabbrica di lampadine elettriche di Mosca realizzata a cavallo degli anni Venti e Trenta.
Mentre la nuova Mosca è documentata con le fotografie della costruzione del Parco della Cultura e della asfaltatura delle strade di Leningrado, e con le immagini di edifici simbolo, la fotografia di stampo giornalistico è testimoniata dagli scatti dei fotoreportage all’interno dell’ufficio editoriale e dell’archivio del giornale “Gudok” (1928) e quello sui lavori di costruzione di grandi imprese ingegneristiche, in particolare la costruzione del canale che collega il Mar Bianco con il Mar Baltico. Con le acrobazie degli artisti del circo si conclude una narrazione fotografica di grande suggestione, fortemente rappresentativa dello spirito dei nuovi tempi.
Informazioni utili:
Alexander Rodchenko. Revolution in photography
Dal 26 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019
Palazzetto Baviera Piazza Duca – Senigallia (AN)
Orari di apertura:
Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00 – 19.00
Sabato, domenica, festivi e prefestivi 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
Per Info e prenotazioni:
www.comune.senigallia.an.it|www.feelsenigallia.it|334–105.24.16 circuitomuseale@comune.senigallia.an.it
Alexander Rodchenko e la rivoluzione nella fotografia, a Senigallia
*Alexander Rodchenko, Stairs, 1930.
Collezione del Multimedia Art Museum, Mosca© A. Rodchenko–V. Stepanova Archive/ Multimedia Art Museum, Moscow