Felicori parla a Radio 24 deluso dal suo pensionamento anticipato di un anno sulla fine del mandato malgrado in tre anni abbia raddoppiato il numero di visitatori e di incassi
“Non so cosa farà Bonisoli. So però che tutti i venti direttori usciti dalla riforma Franceschini hanno lavorato molto bene. Grande fiducia non ho, però neanche una sfiducia pregiudiziale. Bisogna che il ministro dia un segnale chiaro che la riforma continua e l’occasione della selezione di questi posti che si aprono è l’occasione buona”. Si toglie qualche sassolino dalle scarpe Mauro Felicori, ex direttore della Reggia di Caserta, costretto ad andare via in pensionamento un anno prima della fine del mandato malgrado in tre anni abbia raddoppiato il numero di visitatori e di incassi. “Non è una misura contro di me, ma solo una legge sbagliata che non prevede l’affiancamento tra vecchio e nuovo direttore”, spiega ad Alessio Maurizi e Carlo Gabardini su Radio 24.
“Adesso non solo non c’è il mio sostituto, ma non c’è nemmeno ad interim chi dovrebbe assumere la direzione in attesa della nuova nomina”. Secondo lei il ministro dei beni culturali come dovrebbe comportarsi sulle nuove nomine?, domandano i due. “La riforma Franceschini”, prosegue Felicori, ”è stata una rivoluzione, e tra cinquant’anni se ne parlerà nei libri di storia. I grandi paesi ben governati sono quelli in cui sui fondamentali c’è continuità tra le diverse maggioranze. Spero che il ministro raccolga l’eredità di Franceschini e continui. Ci sono per esempio tanti musei straordinari che meritano l’autonomia”. C’è qualcosa che la preoccupa particolarmente delle nuova gestione dei beni culturali? “Ho sentito qualche tono sospettoso verso i direttori stranieri”, risponde l’ex direttore della Reggia. “Mi è sembrata positiva invece la decisione di Bonisoli di riadattare le domeniche gratuite alle necessità stagionali e dei singoli siti”.