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Eclettico e folle. Le cromo-invenzioni di Brajo Fuso in mostra a Roma

Brajo Fuso

Brajo Fuso

La galleria romana Futurism&Co, ad un passo da Piazza di Spagna accoglie la mostra dedicata all’eclettica, polimaterica inventiva di Brajo Fuso intitolata “Epifenomeni cromomaterici”. Fino all’11 gennaio 2019.

Nascosto tra i rigogliosi Colli Perugini, il Fuseum di Monte Malbe, una volta -avvertitamente- scovato, non può lasciare indifferenti. Stiamo parlando del parco-museo creato a partire dagli anni ’60 dall’artista e medico Brajo Fuso (Perugia 1899-1980) assieme alla moglie Bettina Rampielli sapiente animatrice di un rinomato salotto culturale che vide assidui frequentatori Ungaretti, Argan, Moravia, Guttuso, Burri, De Felice. Il Fuseum ospita un centinaio – o forse più – di singolari manufatti, realizzati con materiali di recupero, in un dialogo giocoso e spesso grottescamente mimetico con la natura boschiva circostante.

Brajo Fuso

La mostra romana è dedicata proprio all’eclettica, polimaterica inventiva di Brajo Fuso. Debris Art, Arte del detrito, gli suggerì l’amico poeta Andrè Verdet. Straticromie, Cromoggetto Reticromo, Cromotappi recitano le neologiche didascalie a margine delle sue eterogenee composizioni “residuali”. E vi sono perfino (non esposte in galleria) delle Cromoscolature. Quali le ragioni di questa mostra, potremmo dire, inconsueta? Lo chiediamo direttamente ad uno dei curatori, il critico Giancarlo Carpi che prontamente ci fornisce questa illuminante risposta:

“Si tratta di una monografia che intende riportare l’attenzione sul lavoro di un artista che ha anticipato il concetto di “trash” in senso contemporaneo. Voglio dire che non si tratta solo di composizioni fatte con oggetti disfunzionali, che non funzionano più, ma del tentativo di far parlare questi oggetti della loro stessa disfunzione. Il carattere antropomorfo delle composizioni di Brajo Fuso è evidente in moltissime opere – aggiunge – e questo aspetto in particolare, cioè antropomorfizzare gli oggetti e farli parlare (attraverso l’esposizione) della loro non funzionalità, è molto attuale.”

Brajo Fuso

E’ questa dunque la specificità della sua ricerca estetica? La peculiarità del suo contributo al variegato panorama dell’arte contemporanea? Rispetto ad altri artisti che negli anni ‘60 e ‘70 si sono occupati del recupero di oggetti di scarto, o non funzionali, l’espressione della non funzionalità è centrale in Fuso, mentre invece in altri si osserva una declinazione molto più formale che ricerca, con i materiali di scarto, ritmi o schemi visivi; o più legata al tema duchampiano dell’oggetto funzionale che, divenendo opera d’arte, perde il suo valore d’uso.

Tra gli artisti che lo frequentarono e che gli furono amici, Achille Pace -classe 1923- esponente di primo piano dell’astrattismo italiano, ci ha generosamente fornito la propria testimonianza soffermandosi sulla componente ludica della sua ricerca, sulla sua ricchezza vitale e su quella originalità precorritrice (molti dei sui esperimenti risalgono al ’46) che lo ha reso refrattario a qualunque intento tassonomico e, quindi, non omologabile ad alcuna tendenza codificata.

Brajo Fuso

Informazioni utili

BRAJO FUSO – Epifenomeni cromomaterici

A cura di Giancarlo Carpi e Andrea Baffoni

Dall’11 ottobre 2018 all’11 gennaio 2019

Futurism&Co Art Gallery Roma, via Mario de’ Fiori 68, Roma

Tel 066797382

www.futurismandco.com

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